Jonah

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- Sono simpatici i tuoi genitori. E anche tua sorella.- aggiungo richiudendomi la porta di casa alle spalle.

Claire si volta verso di me e si nasconde il viso tra le mani.

- È stato più imbarazzante della prima volta.- sospira, la voce ovattata dalle dita.

- A me sembra sia andata bene.- la rassicuro con dolcezza.

Le prendo le mani e gliele allontano dal volto, per poi avvicinarle al mio viso e baciarne con delicatezza il dorso. Poi le allaccio intorno al polso destro il bracciale con l'orchidea e, sempre tenendola per mano, ci dirigiamo verso la macchina. Prima di salire, faccio fare a Claire una giravolta su se stessa per ammirare ancora una volta il vestito. Sembra la principessa di un film della Disney. Quando glielo dico, lei arrossisce e abbassa lo sguardo, balbettando che anch'io sto benissimo. Se solo potesse vedersi con i miei occhi, capirebbe cosa intendevo dire veramente.

Mentre guido in direzione della scuola, inizio a rimuginare su quale possa essere il momento migliore della serata per chiederle di venire via con me e la mia famiglia. Se glielo domandassi adesso e lei mi rispondesse di no, la serata sarebbe rovinata dall'atmosfera d'imbarazzo del rifiuto. Se provassi a parlargliene alla fine, magari lei mi direbbe di sì solo perché sarebbe un po' brilla e magari domani mattina non se ne ricorderebbe nemmeno. Nel bel mezzo della festa è fuori discussione: troppa confusione e troppe persone intorno.

- A cosa stai pensando?

- A niente.- la rassicuro, tenendo lo sguardo fisso sulla strada davanti a me.

- Sei sicuro? Sembri preoccupato.

Apro la bocca per dirle che non c'è niente che non va, ma all'ultimo momento scelgo di rivelarle subito il motivo della mia inquietudine.

- Ho una proposta per te. Ci sto pensando da un paio di giorni, ma non ho mai trovato il momento adatto per chiedertelo.

Con la coda dell'occhio noto la schiena di Claire irrigidirsi sul sedile. Ci fermiamo ad un semaforo e quando mi giro verso di lei, noto che ha la mascella contratta. A quanto pare non le piacciono molto le proposte dell'ultimo momento. Ops.

- La mia famiglia ha una casa ad Aspen, ci andiamo ogni anno durante le vacanze di Natale.- torno a rivolgere lo sguardo sulla strada e accelero.- Volevo chiederti se quest'anno ti andrebbe di unirti a noi. Possiamo rimanere tre giorni, così ti resta ovviamente del tempo per passare le vacanze con i tuoi genitori. Potremo sciare, fare escursioni, cimentarci di nuovo nel pattinaggio, fare snowboard. E se ancora non ti ho convinta, la sala da pranzo dà verso ovest, quindi ceneremo guardando il tramonto. Ah, c'è anche un camino enorme nel salotto e una vasca idromassaggio con l'acqua bollente appena fuori...

- Frena, frena.- mi interrompe Claire.

Il mio entusiasmo si smorza un po'.

- Sarebbe un sogno per me, davvero.- mi sorride incoraggiante.- Poter conoscere la tua famiglia, passare più tempo con te...

- Ma?

- Ma non sono sicura che i miei genitori mi lascerebbero venire.- sospira.- Già sarebbe difficile convincerli con tre mesi di preavviso, figurarsi con non più che una manciata di giorni.

- Potrebbero venire anche loro.- controbatto istintivamente.- La casa è abbastanza grande, ci staremo tutti.

Claire mi guarda poco convinta.

- Magari possiamo provare l'anno prossimo.

Rimango in silenzio. Non so perché, ma dentro di me non ho mai preso seriamente in considerazione un rifiuto. Il che, mi rendo conto solo ora, era molto più probabile.

- Non c'è veramente niente che io possa fare per convincerli?- domando con tono quasi supplichevole.

Solo quando entriamo nel parcheggio della scuola, Claire mi propone di andare a cenare a casa sua l'indomani e tentare di spiegare il mio piano direttamente ai suoi genitori.

- Se riuscissi a convincerli a lasciarmi venire anche solo per un paio di giorni, sarebbe un miracolo.

- Mi preparerò un discorso. Mi guarderò i video in cui vengono spiegate le tecniche di persuasione di Jordan Belfort.

- Non era un criminale?

Parcheggio a fianco a una Prius bianca e mi giro verso Claire per farle l'occhiolino. Lei ridacchia e scuote la testa. Allungo una mano e con un pollice le accarezzo uno zigomo con lenti movimenti circolari. Con l'altra mano le sfioro il mento per ruotare il suo viso verso il mio, ma noto che un'ombra le attraversa d'improvviso gli occhi.

- Che succede?

- Ho paura di aver rovinato tutto con Anne e Aaron.- sussurra con voce rotta.- Ci ho pensato molto e alla fine loro non hanno scelto di innamorarsi. è successo e basta. E io non solo ho reagito in modo troppo tragico, ma probabilmente li ho anche fatti sentire in colpa per qualcosa che non possono nemmeno controllare.- si sfoga, guardandomi con gli occhi lucidi.

- Non hai rovinato nulla.- la rassicuro.- Siete amici da moltissimo tempo, si tratta solo di una piccola fase di crisi, ma vedrai che già da stasera ritroverete la sintonia che avevate prima. L'importante è parlare con loro se ora ti senti pronta, perché solo con il dialogo e la trasparenza un rapporto può andare avanti. Hai solo avuto paura del futuro una volta che sei venuta a conoscenza di uno sconvolgimenti di piani. è normale avere paura, Claire. Ti preoccupi troppo per quello che provano gli altri e poi, se per una volta pensi a come stai tu, ti senti anche colpevole. Tu fai anche troppo, ricordatelo. Non sentirti in colpa se per una volta hai finalmente preso in considerazione te stessa. Non puoi vivere pensando di risolvere i problemi degli altri a costo della tua felicità e serenità. Sei preziosa e non te lo meriti.

Le sussurro tutto questo al buio, in macchina, con le cinture di sicurezza ancora allacciate. Claire annuisce, ma la vedo trattenere le lacrime.

- Se ne hai voglia adesso entriamo e andiamo a cercarli.- le propongo.

- Certo. Certo.- ripete, tirando su col naso e aprendo la portiera.

Prima di avvicinarci all'arco di fiori che hanno sistemato all'ingresso, Claire mi tocca un braccio per attirare la mia attenzione.

- Grazie.- bisbiglia. Dal suo tono riconoscente, capisco che non è abituata a sentirsi dire queste cose o a vedersi riconosciuti dei meriti, il che fa venire ora il groppo in gola a me. Che posto di merda deve essere questo mondo se tratta così anche le persone più pure e sincere come lei?

A braccetto ci dirigiamo verso la scrivania dove un ragazzo del quinto anno è incaricato di raccogliere i nominativi. Dopo aver spuntato i nostri nomi sul suo elenco, siamo liberi di entrare direttamente nella palestra scuola da una porta laterale. La festa sembra essere già cominciata, a giudicare dalle luci abbassate e dalla musica assordante, ma i presenti sono relativamente pochi e la gran parte di essi è occupata a cercare il fotografo. Quando sulla prima gradinata intravedo Anne e Aaron, faccio un cenno a Claire. La vedo mordicchiarsi un labbro nervosamente, ma alla fine accetta di andare a parlare con loro.

Venom// Jonah Marais Why Don't WeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora