1- La tragedia

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Come al solito anche quella sera avevo finito di lavorare tardi. Certo, facevo un part time al pub vicino casa e quindi avrei dovuto finire alle 22, ma non potevo andarmene prima di aver rassettato tutta la mia area. Questo voleva dire smontare dal turno almeno mezz'ora dopo e  tornare alle 23 a casa. Era dura. Amavo dormire e la sveglia alle 7 non mi aiutava per nulla.

"Ciao Nora, buona notte. A domani"
"Ciao Josh, altrettanto. Ci vediamo!"
Salutai il mio collega, presi le mie cose e mi avviai verso casa a piedi.

Mi immersi completamente nei miei pensieri. Era l'ultimo anno delle superiori, quello. Avevo da poco compiuto i diciotto anni e ad un tratto il tempo mi è parso velocizzarsi sempre di più. Mi sembrava solo ieri il primo giorno di scuola, tutte le matricole stipate fuori nel poco spazio dell'androne e tutti con le stesse ansie e la paura di non riuscire a farsi nuovi amici.
Invece poi eccoci all'improvviso in quinta superiore con la paura inversa: quella di perdere tutto ciò che in quei pochi anni avevamo costruito.

Dopo mezz'ora circa di cammino, finalmente arrivai nei pressi di casa mia: era una singola su due piani, con garage annesso, in classico stile americano.
L'unico dettaglio fuori posto erano le luci ancora accese, solitamente i miei non mi aspettavano al rientro, andavano a dormire prima.
Feci una smorfia perplessa, che si fossero addormentati sul divano? Quando mi avvicinai, notai un altro particolare: la finestra della cucina rotta.

A quella vista mi ghiacciai sul posto. Il cuore iniziò a battermi all'impazzata, improvvisamente avevo molto caldo e la mia mente continuava a formulare una miriade di ipotesi senza trovare una risposta adatta.
Mi precipitai alla porta, suonando il campanello all'impazzata, ma nessuno mi rispose. Estrassi con le mani tremanti le chiavi dalla tasca, le infilai nella toppa e una volta dentro, alla vista di tutto quello, il mio mondo crollò in mille pezzi.

I miei genitori riversi sul pavimento del salotto uno vicino all'altro, senza vita, in una pozza di sangue. Sangue. Era ovunque, come un incubo.

Sbiancai, mi guardai freneticamente attorno, notando come alcuni oggetti fossero a terra e i cassetti aperti. Una rapina finita male. In un balzo mi avvicinai a loro, prendendoli fra le mie braccia. "No, no, no! Vi prego, vi prego!" farfugliai fra le lacrime "Mamma, papà! Svegliatevi! Sono io, Nora. Svegliatevi..." 

Accarezzai loro il viso, li scossi ancora e ancora.

Li strinsi forte a me. Non poteva che essere solo un brutto sogno.

Urlai.
Mi disperai.
Mi arrabbiai col mondo intero.

Piansi.

Non avevo più nulla.

- - - - -

Buonasera!
Ecco a voi il primo capitolo della mia primissima (e forse anche ultima) storia!
L'idea di scrivere mi frullava in testa già da un po', ma non l'ho mai assecondata perché... non saprei, non c'è proprio un perché. Preferisco leggere, io.
Se alcuni autori sono super prolissi, io ho il problema opposto: sintetizzo tutto, incredibile 😱 Riassumo talmente tanto da essere capace di banalizzare qualsiasi concetto e perderne tutto il fascino e la logica che ci stanno dietro, sono un mostro 😂

Ritornando a noi, se trovate errori, difetti o se avete consigli, per favore scrivetemelo nei commenti.

Alla prossima!
Rin_Quil

Jade Weber come prestavolto di Nora

Capitolo revisionato 26/06/2019

Mi chiamo Nora. - Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora