11- Viaggio

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Uscimmo dalla caserma come ladri: di fretta e furia, con un bagaglio striminzito (non che avessi chissà quali vestiti eh) e soprattutto senza dare nell'occhio. Già tenermi in vita, per Alec, era soprassedere agli ordini imposti dal boss dell'organizzazione. Ora che ci pensavo dovevo scoprire il perché di quel trattamento. Sapevo che mi tenevano d'occhio, ma lo scopo? Era sospetto. Tutto troppo sospetto. E poi mi aveva salvata "perché non uccido umani", diceva lui... non è che invece voleva assicurarsi il mio sangue ancora per un po'? Considerato quanto gli piaceva... Non pensavo che i vampiri percepissero anche le alterazioni del sangue. Alla fin fine, pallore e fiacchezza a parte, l'anemia non mi ha mai dato particolari problemi. È un tratto distintivo della famiglia di mia mamma, i suoi avi provenivano dalle antiche paludi italiane. A quanto pare era un modo per sopravvivere alle zanzare che portavano la malaria, ma non so se sia vero. Del resto non sono un medico.

Mi persi così, fra mille pensieri, mentre la berlina nera su cui eravamo saliti (io rigorosamente seduta nei posti dietro per via dei vetri oscurati) sfrecciava veloce sull'asfalto in direzione dell'aeroporto. Il viaggio sarebbe durato circa sei ore, con uno scalo di un'ora e mezza a Seattle, per poi atterrare all'aeroporto internazionale di Edmonton, in Alberta. Così non sarei nemmeno riuscita a riposare per bene durante il viaggio... speravo solo che non succedesse nulla di tanto eclatante da farmi rischiare la vita, come ad esempio trovare uno scarafaggio nei pasti serviti dalla compagnia. Ho capito che si tratterebbe solo della colazione, ma non si sa mai!

Sbuffai a quel pensiero, sarebbe stata una luuunga notte.
"Stanca?", Alec ruppe il silenzio, osservandomi velocemente dallo specchietto retrovisore.
"Sì, anche. Ho dormito tantissimo in questi giorni, eppure sono sempre stanca. Non vedo l'ora di rivedere di nuovo un letto"
"Eppure mi sembri nervosa"
Come faceva a dirlo?
"Perché?", chiesi sinceramente curiosa
"Fra poco posso vedere il criceto correre nella tua testa!" e rise.
"Mmmm!", alzai gli occhi al cielo "Divertente. Pensa per te!", ribattei acida. Ma guarda un po' questo!
"Scherzo, scherzo, non ti offendere. Sbuffi spesso e ti guardi sempre attorno. Hai paura che qualcuno ci segua?"
Non pensavo prestasse così tanta attenzione a me, dovevo incuriosirlo molto più di quello che credessi.
"Sì, un po' sì. Lo ammetto. È solo che... sono in ansia anche perché non sono mai stata fuori dagli Stati Uniti. Poi qua ci sono i miei amici, la mia famiglia, mia zia, la scuola. La mia vita... Vorrei che tutto ritornasse come prima! Non è giusto, non è casa mia il Canada!"
"C'era. Era. C'era la tua famiglia ed era la tua vita. Ora è cambiata. Ho capito, più o meno, il lutto e bla bla bla, ma seriamente, Nora. Dovresti veramente sforzarti di vedere oltre e andare avanti. Purtroppo non sapremo mai perché li hanno uccisi e ti posso giurare sul mio cuore che non siamo stati noi vampiri della città. Per lo meno non quelli stabili. Ho fatto delle ricerche durante la settimana di assenza"
"E? Cos'hai scoperto? Ma come fai a dirmi di andare avanti se mi avete strappato dalla mia terra!"
"Nulla di che, forse una rapina o un regolamento di conti. In ogni caso non c'erano segni di vampiri, quindi almeno di questo puoi stare tranquilla", rispose, ignorando volutamente il resto della mia frase.

Per i successivi minuti calò di nuovo il silenzio e mi arrovellai la mente per trovare qualche indizio a quelle parole, senza tuttavia riuscirci.
"Potrei... potrei almeno riavere indietro il mio telefono?"
Alec mi guardò nuovamente di sfuggita, un ghigno ben stampato in faccia.
"Oh, quello!" e sogghignò.
"Sì, quello. Che fine ha fatto?"
"Ma Nora! È stato distrutto, ovvio no? Permetteresti mai ad un prigioniero di avere contatti con l'esterno?", disse col tono da 'ma è palese, come hai fatto a non arrivarci prima?'. Al che sbuffai sonoramente, alzando gli occhi. Avrei trovato un altro modo per mettermi in contatto con Lidia e Jan.

Da quel momento in poi mi zittii. Nemmeno durante i controlli in aeroporto e durante il primo volo proferii parola. Alec ad un certo punto sembrava quasi spazientito.
"Basta ignorarmi!", tuonò all'improvviso mentre finalmente raggiungevo le poltroncine della sala d'attesa a Seattle.
"Uno adesso non può nemmeno star zitta per scelta", borbottai. Iniziavo a sentire la stanchezza e quando succedeva mi ammutolivo, alle volte mettevo il broncio quando la situazione era proprio tragica. Per fortuna non ero ancora arrivata a quel livello, ma l'acidità era cresciuta, quello sì.
"Come vuoi. Andiamo", rispose stizzito lui e si alzò.
"Ma come? Ci siamo appena seduti!", mi lamentai.
"Vuoi prendere il prossimo aereo, arrivare in Canada e andare a dormire o no?", ribatté in modo molto scontroso. Ops, l'avevo scocciato.
"Sì, sì", biascicai fra uno sbadiglio e l'altro per poi trascinarmi lo zainetto dietro.

In volo riuscii a riposare un po', tuttavia al nostro arrivo ero ancora terribilmente stanca. Non ne potevo più! Alec invece sembrava incurante a tutta quella situazione ed era fresco come una rosa, stupida resistenza vampira...

"Dai, siamo quasi arrivati. Un ultimo sforzo", mi incoraggiò, stranamente, dopo ore di silenzio ostinato da parte sua. Mi confondeva quel cambio repentino d'umore, pensavo fosse ancora arrabbiato con me.
Feci cenno di sì col capo e lo seguii fino al parcheggio a pagamento, dove c'era quella che a quanto pareva era il suo fuori strada. E non è niente male!
Mi ci fiondai dentro senza pensarci due volte, finalmente sedili comodi e non più quelle odiose poltroncine da Economy class!

Non so esattamente quanto durò il viaggio in macchina, so solo che ero talmente stremata da essermi addormentata quasi subito, nonostante la presenza di un vampiro vicino. Vi farà strano, ma in qualche intricato modo iniziavo a nutrire della fiducia per quell'essere un po' brusco che sembrava così incurante del mondo che lo circondava.

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Buonasera!
Non avevo intenzione di aggiornare oggi perché sono un bel po' incasinata con le consegne, le scadenze e gli esami dell'università. Però... ecco a voi il capitolo! Come potete notare è una scena di passaggio, avrei potuto benissimo tagliarla, ma mi piacciono particolarmente questi momenti di introspezione/dialogo.

Da questo punto della storia in poi è un po' un problema perché SO cosa fare accadere, ma non so esattamente COME. Quindi il susseguirsi delle scene, delle azioni, ecc.
Mi vengono alla mente pezzi di scene sparse qua e là dei capitoli successivi e non so bene come collegarli, nonostante la trama definita. È un casino, lo so. Ma noi non demordiamo, vero?!


Alla prossima!
Un abbraccio,
Rin_Quil

Capitolo revisionato 8/07/2019

Mi chiamo Nora. - Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora