9- Alec

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Attraversammo molti corridoi e stanze prima di arrivare in un'ala dell'edificio meno tetra rispetto le altre. Sembrava quasi di stare in una caserma tant'era asettico quel posto: corridoi bianchi, luci artificiali, pavimenti e soffitti grigi. Ogni tanto c'era qualche porta, ma non si distinguevano se non per un numerino affisso di fianco.

Circa a metà strada mi lasciò il braccio, intimandomi con lo sguardo di seguirlo. Come avrei voluto ribattere e scappare! Ma dopo tutto quello a cui avevo assistito, farmi dissanguare era l'ultimo dei miei desideri al momento. Dovevo assecondarli, prima o poi avrei trovato l'occasione per tornare a casa dai miei amici. Pensare a loro mi rendeva terribilmente triste e malinconica, chissà cosa stavano facendo, chissà se qualcuno aveva reclamato la mia scomparsa... e poi Noah. Oh, Noah! Mi dispiace, mi dispiace averti trascinato in tutto questo casino! Se solo fossi stata più forte o fossimo rimasti a quella stupida festa...
Le lacrime ormai mi ricoprivano gli occhi, impedendomi di capire dove stavamo andando, lo seguivo come un automa. Quando si fermò per poco non ci sbattei contro. Lui si voltò appena
"Perché piangi?", la sua espressione era perplessa
"E che cosa dovrei fare secondo te? Ridere?" sbottai
Al che lui sbuffò, rovesciando gli occhi e borbottando un "umani" che per sua sfortuna sentii chiaramente. Lo fulminai con lo sguardo.
Nel frattempo Alec aveva aperto la porta di una stanza e mi aveva invitata a entrare.
Era una camera spoglia e triste, peggio di quelle degli hotel a due stelle: due brandine con un comò ciascuno, una scrivania, un piccolo armadio, la finestra con le imposte abbassate e un piccolo bagno corredato dell'essenziale.
"Riposati e rimettiti in sesto. Fra poco ti farò recapitare dei vestiti migliori...taglia S, giusto?", chiese squadrandomi velocemente.
Annuii.
"Bene. Ci vediamo fra un'ora esatta. Dobbiamo parlare" e detto questo uscì, chiudendo a chiave la porta.

Perfetto, ero chiusa dentro. Sospirai.
Penso proprio seguirò il suo consiglio, e mi diressi in bagno. Una doccia calda avrebbe sicuramente giovato.

Un'ora dopo ero accoccolata con la copertina sul letto, avrei dormito volentieri se non fossi stata ancora in ansia per quello successo prima. Nonostante tutto avvertivo un cenno di stanchezza: il calore mi aveva rilassata e in quella stanza mi sentivo stranamente al sicuro, lontano da tutti. Per lo meno nessuno a parte Alec poteva entrarci.
Alla fine mi aveva portato una comodissima tuta nera, maglietta e calzini. Non potevo chiedere di meglio.

All'improvviso sentii la serratura scattare e poco dopo apparve Alec. Mi guardò per qualche istante e non disse nulla, poi passò ad armeggiare con la cintura contenente le armi, al che mi schiarii la voce

"Ehm... quindi voi siete..."
"Vampiri", rispose alzando momentaneamente lo sguardo su di me. Poi passò a togliersi le bende dalle mani.
"Vampiri" ripetei "Pensavo... pensavo esisteste solo nelle fiabe"
Un sorrisetto strafottente si fece largo nel suo viso
"No"
Era strano per essere un vampiro, non coincideva con quelli visti poco fa. Nonostante questo, ero tesa, non riuscivo a capire a che gioco stesse giocando.
Doveva avermi vista pensierosa perché poco dopo aggiunse
"Se esistiamo noi vampiri, ovviamente esisteranno altre creature sovrannaturali, non credi?"
"Tipo?", chiesi sbalordita
"Licantropi, streghe, fate..."
"E tutte quante uccidono noi umani?"
"Alcune. Dipende"
"Da?"
Lo vidi sbuffare, forse avevo tirato un po' troppo la corda, ma la mia voglia di conoscere quello che stava succedendo non mi lasciava tranquilla.
Provai con un altro argomento, magari questa volta mi avrebbe risposto senza fare troppo il sostenuto
"Perché eravamo tutti in fila in quella stanza? Perché beveva da noi? Perché ci uccidete così a sangue freddo? Perché non mi hai uccisa subito invece di portarmi qua? Non ti aveva detto chiaramente di sbarazzarti di me?", vomitai tutte quelle domande in un'unica volta, ma la verità era che ne avevo molte, molte di più in testa.
"Tu vuoi sapere troppo. Ti basti sapere che non ti ho uccisa perché semplicemente non mi andava, mi sembrava inutile. Per il resto sì, solitamente i vampiri ammazzano a sangue freddo, è nella nostra natura"
"Perché non ti andava?"
"Perché di no, punto e basta!"
A quella risposta mi irrigidii, si stava alterando e non pensavo fosse un bene.
"O-ok, ok... Quindi siete vampiri, siete gelidi, pallidi, super veloci e forti, ma soprattutto bevete sangue umano, giusto?"
"Beviamo sangue"
Mi accigliai un secondo, che diamine di risposta era quella?
"Umano", ripetei
"Dio! Sangue! Non fa differenza se umano o animale! Diciamo che quello umano ci nutre e rafforza di più, ma alcuni di noi preferiscono non berlo", sbottò e subito dopo si buttò a peso morto sulla branda là vicino.
"Scusa! Non sono un vampiro, mi sembra naturale farti tutte queste domande!". Mi ero offesa pure io, ora.
Lo vidi calciare lontano gli anfibi.
"Sì, i vampiri sono così. Sangue, violenza, pelle fredda, pallore. Ma anche forza, velocità, acume e fedeltà"
"Immortali", aggiunsi io.
"No". Stava guardando il soffitto, ora. Le braccia incrociate dietro la testa.
Mi alzai a sedere, gli occhi sgranati.
"Non siete immortali?"
"No, ma viviamo talmente a lungo da sembrarlo". Era pensieroso.
"Quindi tu... Alec, giusto? Quanti anni hai?"
Mi guardò distrattamente per poi ritornare a fissare il soffitto.
"Tanti... Non lo so, non li ho contati. Credo sui cento, centocinquant'anni"
Ora ero veramente colpita, non li dimostrava affatto.
"Be', non li dimostri", constatai.
"Grazie", mi disse guardandomi dritto negli occhi con il suo solito sorrisetto.
L'aria sembrava essersi alleggerita un po', quindi azzardai.
"E... Noah? Perché è stato ucciso? Perché mi avete rapita?"
Ma subito la tensione ritornò a saturare l'aria.
"Effetto collaterale della missione. A quanto pare volevano solo te, ma il perché non sei tenuta a saperlo", replicò duro.
"Effetto collaterale della missione? Sul serio? Era il mio ragazzo! Il mio primo e unico ragazzo, io l'amavo!", urlai all'improvviso alzandomi in piedi.
Lui non rispose, non mi calcolò proprio.
"Allora? Perché sono stata portata qua? Perché non avete preso solo me e l'avete lasciato in vita? Anzi, perché sono in vita anch'io! Mi avete portato via tutto, voi! Tutto!". Ero completamente fuori di me.
Si alzò anche lui, sovrastandomi in altezza. Era a pochissimi centimetri da me, quasi potevo toccarlo.
"Smettila", scandì autoritario. "Non dovresti mai e dico MAI ambire alla morte, capito? E poi quel Noah", sputò fuori il suo nome con disprezzo "credi davvero ti amasse? Voleva solo portarti a letto, apri gli occhi, ragazzina! Non ti ha mai amata!" sputò fuori velenoso.
A quello rivelazione iniziai a piangere, ma dentro di me ero furente.
"Come fai a saperlo! Eh? Come fai! Forza, dimmelo! Non ho più niente, la mia famiglia è stata sterminata, probabilmente da voi esseri freddi e ora mi dici di non ambire alla morte? Almeno non soffrirei e non sarei prigioniera!", gli urlai, spingendolo ripetutamente in preda all'ira.
Mi prese i polsi, bloccandomi, e si abbassò ad altezza occhi, inchiodandomi con i suoi pozzi neri.
"È l'effetto del legame di sangue. Posso vedere alcuni ricordi, quelli che inconsciamente decidi tu di mostrarmi. E se proprio vuoi saperlo, piccola umana, non me ne frega proprio un cazzo se sei sfortunatamente sopravvissuta quella notte, anzi. Ma dato che ti ho in custodia e non mi va di uccidere umani, dovrai accontentarti di restare in vita. Non voglio altre grane, quindi vedi di ubbidire. I tuoi genitori non li abbiamo ammazzati noi", e detto questo mi lasciò di scatto, allontanandosi.
Ero senza parole, non sapevo più a cosa pensare.
"E se mi ammazzassi da sola?", lo sfidai.
"Fallo pure, un problema in meno", rispose con noncuranza, alzando le spalle e dirigendosi verso la porta. Dopodiché uscì senza nemmeno guardarmi. Mi chiuse nuovamente a chiave lì dentro.

Io, però, non volevo davvero morire.

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Buooooonaseraaaa!

Bel capitolo, vero? Mi è piaciuto un sacco scriverlo perché nella mia testa avevo tutt'altra location e dialoghi, ma poi la razionalità ha preso il sopravvento e ho cambiato.

Poi avrei voluto inserire più dialoghi e argomenti, ma se Nora è in qualche modo ispirata a me, Alec è ispirato ad una persona a me molto cara e vicina. Quindi ho dovuto calibrare la scena sul suo carattere (che ovviamente non sarà uguale sputato, ma solo simile) e devo dire che sono molto soddisfatta.

Fatemi sapere la vostra nei commenti!
Un abbraccio,
Rin_Quil

Jack Falahee come prestavolto di Alec

Capitolo revisionato 8/07/2019

Mi chiamo Nora. - Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora