10- Pensieri

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La settimana successiva passò così: letto, bagno, finestra, bagno, letto. Ormai avevo perso il conto dei giorni passati dentro quella stanzina. Mi sembrava di essere in un carcere... be', era una caserma piena di vampiri, non c'eravamo tanto distanti come idea.
Non vidi più Alec da quel giorno. L'unico contatto umano era con la cameriera incaricata di portarmi da mangiare due volte al giorno. Per il resto, il nulla. Non potevo nemmeno uscire dalla camera, ero chiusa a chiave dentro. A dire il vero avevo pensato più volte di buttarmi dalla finestra e scappare, peccato che fossimo al terzo piano e di certo le sentinelle mi avrebbero sentita, o per lo meno avrebbero fiutato l'odore del sangue. Dubitavo sarei uscita indenne da quella caduta, motivo per cui mi limitavo ad osservare il triste panorama.

Continuavo a scervellarmi sulla discussione che avevamo avuto senza arrivare a nessuna soluzione. Da quello che avevo capito era un vampiro, quindi le creature mitologiche esistevano eppure non mi ero mai accorta di nulla. Che fossero collegate agli avvistamenti alieni e alle scomparse di alcune persone? No, basta Nora, non è possibile, stai farneticando. Mi rigirai per l'ennesima volta sul letto stringendo stretto stretto il cuscino. Avevo bisogno di una doccia.

Ma forse non ero poi nemmeno così lontana dalla verità, poteva davvero essere che dietro alle scomparse ci fossero loro. Del resto avevano ucciso Noah, avevano rapito me e altre centinaia di persone per chissà quale scopo. Non avrei più rivisto nemmeno i miei amici... spensi l'acqua della doccia. Ecco, mi ero depressa di nuovo. Sospirai ed uscii da lì per vestirmi.

Forza sovrumana, freddezza, velocità, udito fine... sarebbero potuti essere come Superman se non fosse che si nutrono di sangue, sono violenti e quasi immortali. Aspetta! Quasi! Che possano essere uccisi dalla luce del giorno come Dracula? O da un paletto di legno o qualche metallo strano? Oro, argento, rame, bronzo, ottone... ok, devo ripassarmi la tavola degli elementi. Risi tra me e me per il pensiero stupido.

Una volta vestita presi l'asciugamano e iniziai a tamponarmi i capelli, posando lo sguardo sul mobiletto del phon. Almeno quello c'era.

Che mi avesse fatto del male Alec? Prima però doveva tornare. E se mi avesse abbandonata lì? Che senso aveva dopo quello che mi aveva detto? Continuavo a non capirlo. Perché quella notte mi aveva morso?
Avevo così tanti pensieri e domande per la mente che avevo iniziato ad avere un mal di testa tremendo. Mi sarei nuovamente buttata a dormire, giusto per riposarmi e far passare il tempo. Tanto non c'era nient'altro da fare lì dentro.

Una volta pronta uscii dal bagno. Come aprii la porta mi bloccai. C'era Alec seduto sul letto e mi stava fissando con un sorrisetto beffardo.
Una nuvola di emozioni prese il sopravvento, passai da sorpresa a felice a terribilmente arrabbiata nell'arco di una manciata di secondi.
"Ah! Finalmente sei tornato eh? Ti sei ricordato di avermi abbandonata qua!", sputai fuori furiosa. Gli passai accanto per andare a spalancare la finestra, avevo bisogno di aria. Sembrava avessi il diavolo in corpo da quanto ero nervosa e arrabbiata. Una belva, ecco come mi sentivo. E non me ne sarebbe potuto fregar di meno se lui era un vampiro potenzialmente pronto ad uccidermi in ogni istante!

"Uuuuh, vedo che qualcuno è arrabbiato. Ti sono mancato per caso?"
Mi girai di scatto e lo fulminai con lo sguardo.
"Sei sul mio letto. Spostati." intimai
"Altrimenti?", alzò il sopracciglio
"C'è un altro letto, perché devi stare proprio sul mio?"
"Perché il tuo è più comodo e poi c'è il tuo odore sopra"
Quella risposta mi lasciò un attimo perplessa.
"Perché non mi mangi?", chiesi curiosa.
"Perché non mangio umani, solitamente". Era così tranquillo, Cristo! Come avrei voluto cancellargli dalla faccia quell'espressione noncurante!
"Eppure hai bevuto da me, e non solo una volta", risposi acida girandomi nuovamente verso il panorama fuori.
Per tutta risposta lo sentii sbuffare, avrei giurato che avesse pure alzato gli occhi al cielo.
"Mai sentito parlare di dessert?", domandò ironico
"Dessert? Sono stata un dessert quella volta?", la mia voce si era alzata di almeno un'ottava. Ora l'avrei ucciso, fine! Addio mondo crudele.
Lui per tutta risposta rise
"Rilassati, bocconcino! Hai mai mangiato un dolce a merenda? Ecco, tutto qua. Avevo appena finito un lavoro e mi sei capitata a tiro. Uno sgarro alla regola, di solito non bevo da umani", rispose candidamente come se nulla fosse. Proprio non ci arrivava a capire qual era il problema eh? Dannati vampiri.
Mi avvicinai come una furia all'altro letto, presi il cuscino e glielo scagliai contro diverse volte, nel frattempo: "Bocconcino? Merenda? Ma-tu-sei-fuori-di-testa!"
Lui di contro rise, di nuovo.
"E non ridere!", sbottai una volta finito di colpirlo. "Pensavo volessi uccidermi! Anzi, eri ad un passo dal farlo e io dovrei perdonarti perché 'stavo solo facendo merenda'?", scimmiottai.
Un brivido freddo mi percorse la schiena al ricordo di quella sera: il male al braccio, il suo respiro sul collo, lui che beveva da me.
In risposta ricevetti solo un'alzata di spalle ed uno sguardo divertito.
Sbuffai e mi sedetti sull'altro letto. Mi appoggiai con i gomiti sulle ginocchia, le mani e tenermi la fronte.
"Non farlo più... per favore", sussurrai sconfitta. Se avesse voluto, avrebbe potuto farmela pagare per davvero per prima.
"Non ti farò del male, ma tu devi ascoltarmi", disse lui quasi intuendo i miei pensieri. Era tornato serio tutto ad un tratto.

Improvvisamente si alzò per chiudere la finestra. Ormai era il crepuscolo, la notte stava avanzando inesorabilmente. Ma dentro di me è già notte, pensai. La rabbia aveva di nuovo lasciato spazio alla tristezza.

"Non mi hai ancora detto il tuo nome"
A quella frase alzai di nuovo la testa per guardarlo
"Mi chiamo Nora", dissi solamente.
Ora che lo osservavo più attentamente era proprio un tipo affascinante, chissà se i vampiri avevano famiglie, partner o erano in grado di amare. Per lo meno sapevo che alcuni di loro provavano sentimenti ed erano magnanimi con noi umani.
"Nora", si schiarii la voce per richiamarmi "dovresti preparare la borsa con le tue cose. Fra poche ore abbiamo un volo da prendere"
Ci misi un po' a fare due più due e quando ci arrivai, corrugai la fronte.
"Volo? Dove andiamo?"
"Ci trasferiamo. Ritorno a casa, anzi, ritorniamo a casa. Vivo in Canada in realtà"
"Casa mia è qua, perché non puoi lasciarmi libera e tornare solo tu a casa?"
"Perché li hai sentiti gli ordini, no? Avrei dovuto sbarazzarmi di te, ma non l'ho fatto perché non ammazzo umani. E qua ti hanno vista troppi vampiri. Sicuramente ti riconosceranno e finiranno il lavoro al posto mio per poi rifarsi su di me e punirmi... è una cosa che vorrei evitare, ecco"
Chiaro, capivo perfettamente le sue motivazioni, anche se avevo sperato fino all'ultimo di poter tornare libera. Magari in Canada... tanto ormai qua a parte i miei amici non avevo più nulla. Se fossi riuscita a contattarli, avrei potuto avvisarli del trasferimento. Pensavo che cambiare aria mi avrebbe fatto bene e poi, strano ma vero, iniziavo a fidarmi di quello strano vampiro così diverso dagli altri che avevo visto. Era molto... tranquillo? Sembrava quasi un vampiro hippie: "vivi e lascia vivere".
A quel pensiero sorrisi ed iniziai a preparare la borsa.

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Bonjour!
Dalla scaletta avevo immaginato questo capitolo in maniera cooooompletamente diversa, ma poi scrivendo la mia immaginazione ha preso il volo e... be', ecco... i personaggi hanno fatto tutto da soli e il capitolo si è chiuso naturalmente.
Alec è così dolcino, nulla a che vedere con i vampiri che abbiamo visto fin'ora, però sa essere anche lui spaventoso. Quindi meglio stare all'occhio.

Ditemi nei commenti le vostre impressioni.
In questo capitolo spero di aver risposto in modo esauriente ad alcune domande che si era posta Nora in passato.

Alla prossima!
Un abbraccio,
Rin_Quil

P.s. Non so se avete colto la citazione al film Kimi no na wa... ♥

Capitolo revisionato 8/07/2019

Mi chiamo Nora. - Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora