5- Noah

898 40 6
                                    


Sentii il campanello di casa suonare, era appena arrivato Noah. Presi le ultime cose, borsa e cappotto, ed uscii. Lui era sotto il portico ad aspettarmi, nel frattempo si era acceso una sigaretta, non che adorassi il fumo, diciamo che lo tolleravo.
"Sei stupenda oggi" mi sussurò un attimo dopo avermi sciolta dall'abbraccio. Arrossii in fretta
"Grazie" balbettai, abbassando lo sguardo. "Andiamo?" aggiunsi poco dopo, un sorriso a riempirmi il volto.
Lui annuì e ben presto fummo in macchina. Accese l'auto e partimmo. Destinazione: lago!

Arrivammo un bel po' di semafori dopo. Il lago dal quale prendeva il nome la città era salato e al di là di esso si stagliavano imperiose le montagne. Eravamo circondati da catene montuose e proprio al centro si diramava rumorosa la città. Uno spettacolo unico. Adoravo quel posto, mi metteva una strana calma ogni volta che dalla riva osservavo il paesaggio attorno.

Noah doveva avere notato la mia aria trasognata perché ad un certo punto mi appoggiò la mano sul fianco, attirandomi a sé, chiedendomi cosa ne pensassi e cosa avevo voglia di fare
"Cosa ne penso, dici? A-do-ro. Sembra un'oasi in mezzo alla città, poi è l'unico specchio d'acqua. Assomiglia al mare, non l'ho mai visto, sai?" il sorriso non voleva saperne di lasciare il mio viso "andiamo a prendere un gelato!" e lo tirai dolcemente per il polso fino al chiosco a qualche centinaio di metri da noi.

"Per me vaniglia e per la ragazza nocciola, grazie" e poco dopo mi porse il mio buonissimo cono. Anche se non aveva nulla a che vedere col vero gelato italiano. L'avevo assaggiato solo una volta nella gelateria italiana in centro. Era la pace dei sensi, davvero!

"Quindi... giochi a football con Jan, eh?" chiesi tra un cucchiaino e l'altro. Sì, se ve lo state chiedendo, mangio il cono gelato rigorosamente col cucchiaino. 
"A quanto pare... Ci siamo conosciuti in terza superiore, sono da poco nella squadra, però devo dire che mi trovo bene. Poi essere un giocatore di football ha i suoi pro" mi lanciò una lunga occhiata come per intendere altro
"Sì, immagino, sei bravo a giocare! Quindi è molto probabile che tu riceva una borsa di studio da una delle migliori università, vero?" Diciamo che non colsi per nulla la sua allusione, infatti, come non detto, dopo una breve occhiata si mise a ridere. Una risata leggera, proprio di gusto, come se avessi fatto la battuta migliore al mondo.
"Mi è già arrivata la proposta e ho pure già accettato. L'anno prossimo sarò alla Boston University, studierò legge"
Eh certo, e cos'altro se no? Del resto lui non aveva problemi di soldi e aveva pure l'accesso facilitato... che gran culo, pensai.
"Tu invece?"
"Oh, io... non so, non mi sono ancora arrivate proposte. Mi piacerebbe studiare marketing, ma devo ancora informarmi" rivelai un po' pensierosa.
Non ero del tutto convinta, non che mi mancassero i soldi, ma trovavo assurdo spendere così tanto per una laurea. Se mi fossi trasferita in qualsiasi altra parte del mondo, avrei sicuramente speso meno. Una qualsiasi retta americana avrebbe coperto un intero ciclo di studi in Europa, più vitto e alloggio. Mi ero informata, cosa credete?
"Mmm, capisco. E per quanto riguarda la tua famiglia? Vivi completamente da sola adesso?"
Quella domanda mi fece sussultare, non me l'aspettavo. Mi rabbuiai.
"Sì" sospirai "Vivo sola soletta, purtroppo... Mi mancano i miei" le lacrime minacciavano di uscire. Non c'era giorno che non li pensassi, non sapevo quando finalmente avrei smesso di soffrirci.
"Scusa, preferisco non parlarne" e mi alzai "Facciamo una passeggiata" gli tesi le mani. Lui me le prese e con slancio si alzò e mi posò un bacio sulle labbra. Senza dire altro, ma nuovamente felice, continuammo la nostra passeggiata.

Il pomeriggio passò velocemente, ci ritrovammo la sera super affamati. Decidemmo quindi di tornare indietro e mangiare qualcosa in un locale vicino casa.
"Sai che sei molto bella?" disse ad un tratto. Quasi mi strozzai col boccone che stavo masticando, bevvi un sorso di Coca-cola prima di rispondere
"Grazie" arrossii "anche tu sei molto... bello"
Non mi sembrava vero, stavo sognando? Aveva appena detto che mi trovava bella! Io! Bella! Se avessi potuto avrei urlato di gioia e ballato come una stupida là davanti. Ma dovevo darmi un contegno, assolutamente.

Le chiacchiere riempirono tutta la serata, era stata una giornata magnifica. Ad un certo punto il telefono squillò
"Pronto?" era quello di Noah, io non avevo coprifuoco, ovviamente.
"Uff, ok. Sì. Stavamo uscendo" Ogni tanto mi lanciava delle occhiate. Io ero incantata a guardarlo, lo trovavo così bello... Ripigliati, Nora!
Chiuse la chiamata e mi guardò sospirando
"Cosa c'è?" azzardai
"Devo passare a prendere una cosa da un amico. Ha detto che è urgente..."
"Oh" abbassai gli occhi, forse un po' delusa perché avrei dovuto salutarlo così presto
"Ti porto a casa, dai"
"No, tranquillo. Tanto abito a due passi, tu vai pure se è urgente. Noi ci vediamo domani a scuola"
"Ok, pago io, non preoccuparti. Ciao" e nel mentre mi baciò di nuovo, questa volta approfondendolo. Poi sparì dalla mia vista.

Ammetto che ci rimasi un po' male, da stupida avevo pensato che fare la preziosa lo avrebbe portato ad insistere un po' di più. Invece niente. Insomma, quale cavaliere lascia la propria dama di sera da sola? 

Qualche minuto dopo, il tempo di riprendermi, uscii anche io per tornare a casa.


- - -

Stavo camminando, era completamente buio ed ero da sola. Però stranamente non avevo paura, continuavo a ripensare alla giornata trascorsa, tralasciando accuratamente gli ultimi 5 minuti. Mi sentivo leggera come una bambina che corre in un prato fiorito. Molto poetica come immagine, vero? Se non fossi sembrata una sciocca, avrei saltellato pure io. Non giudicatemi!

Appena superai un lampione, uno dei pochi presenti, mi sentii afferrare il braccio e spingere di lato, verso l'ombra. Subito urlai, sia per la paura che per il dolore all'arto: me lo aveva girato dietro la schiena immobilizzandomi e nel frattempo mi aveva tappato la bocca con l'altra mano. Ero terrorizzata e continuavo a dimenarmi nel tentativo di liberarmi. Più mi muovevo e più avevo male. Più aumentava il dolore e più avevo paura, le lacrime non smettevano di uscire. Provavo a gridare, ma piano piano la consapevolezza che nessuno sarebbe venuto a salvarmi si fece strada.

L'ombra continuava a stringere per tenermi ferma e ben presto, stremata, smisi di dimenarmi. Non mi ero nemmeno accorta che nel frattempo ci eravamo spostati in un vicolo buio.
La figura appena notò che ero calma, tolse la mano dalla mia bocca e mi spinse il braccio ancora girato verso l'alto, strappandomi un gemito di dolore, come per avvertirmi di quale sarebbe stata la mia fine se avessi anche solo pensato di urlare o scappare. Non che ci riuscissi, eh.

Sentii la sua mano sinistra accarezzarmi la guancia bagnata di lacrime e scendere lungo il collo con la punta delle dita. Era gelida, un brivido mi percorse la schiena. Chiusi gli occhi di scatto, ero sicura mi avrebbe stuprata di lì a poco. Invece quello che successe dopo mi apparve contro ogni logica.
Mi girò la testa di lato, verso destra, scostandomi i capelli. Un alito gelido mi solleticò appena sotto l'orecchio e ad un tratto provai un dolore lancinante proprio al collo.

Aprii gli occhi e la bocca di scatto, provando ad urlare, ma mi uscì solamente un verso strozzato. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Oltre al male sentivo chiaramente qualcosa di caldo e bagnato scorrermi sulla pelle. Sangue. Era come se la vita mi stesse scivolando via in silenzio per mano di questo sconosciuto.

Ripresi a dimenarmi, ottenendo solamente ulteriore dolore al braccio e al collo.

Man mano che i secondi passavano diventavo sempre più debole. Il terrore lasciò il posto alla rassegnazione. Sarebbe finita presto, mi auguravo.
Rividi tutti i ricordi più importanti: i compleanni, gli amici, la famiglia, la scuola, fino ad arrivare a quella sera. Bizzarro, vero? Mi ero innamorata ed ero più o meno ritornata a vivere dopo un periodo così buio e subito mi vedevo la vita strappata dalle mani.
Ripensai di nuovo ai miei genitori. Le lacrime avevano ripreso il loro cammino.
Sospirai e nel mentre mi appoggiai con l'intero peso all'ombra, facendo scivolare inconsciamente la testa nell'incavo tra il suo collo e la spalla.
Percepii un odore particolare, come di terra bagnata misto a muschio e subito mi vennero in mente le foreste delle favole e le escursioni che da bambina facevo con i miei nel bosco.
"Mamma... papà..." sussurrai appena, anzi, probabilmente nemmeno emisi suoni.

Ad un tratto l'ombra si staccò da me.
Non feci nemmeno in tempo a realizzare l'accaduto che persi i sensi fra le sue braccia.

- - -

Questo capitolo è stato un parto, ma ne sono soddisfatta 💪
Come sempre fatemi sapere le vostre opinioni nei commenti, alla prossima!

Rin_Quil

Capitolo revisionato il 1/07/2019

Mi chiamo Nora. - Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora