3- Depressione

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Le settimane passavano, ma a me sembrava di essere rimasta ferma a quel giorno. Ero come caduta in depressione, o forse lo ero davvero. Mi sentivo come se fossi entrata in un tunnel senza via d'uscita: vedevo tutto nero, non sorridevo, non scherzavo, non guardavo la gente in faccia e non mi interessavo più a nulla. Ero apatica. Completamente persa nel mio mondo. La mia casa era praticamente un porcile, non avevo più voglia di uscire e vedere gente, nemmeno Lidia e Jan sapevano più come fare per tirarmi su di morale.
Il lavoro procedeva sempre uguale: dopo la rapina ai miei finita male ho ricevuto un permesso per lutto per i successivi tre giorni. Dopodiché ho dovuto per forza ripresentarmi al pub.
Alla mattina andavo a scuola, pranzavo, lezioni al pomeriggio fino alle 14:30, poi lo studio a casa per un paio di ore e infine lavoro per le successive quattro, per poi ritornare a casa stremata alle 23:00. Questa era la mia routine, l'unico problema era che tutti i giorni ormai sembravano uguali fra loro.

La campanella che segnava la fine delle lezioni era appena suonata. Come al solito mi alzai a raccattare tutte le mie cose senza curarmi di quello che mi circondava, quando ad un tratto sentii una voce lamentosa chiamarmi
"Noraaaaa!" urlò la voce alle mie spalle. Mi girai verso di lei con la faccia confusa
"Lidia, che succede?"
E in ordine le azioni di lei furono: sbuffare, guardare in alto e contemporaneamente alzare le braccia come per invocare pietà. Che la stesse invocando per me?
"Ma uffa, basta! Basta, Nora, basta! Non ti riconosciamo più, io non ti riconosco più. Smettila. Ormai è successo, ma questo non cambia il loro affetto per te. Loro sono lì da qualche parte" e indicò vagamente il cielo "a guardarti crescere, a supportarti, a vederti vivere!"
Avevo le lacrime agli occhi e un nodo in gola, sapevo che aveva perfettamente ragione, solo che non riuscivo ad accettare la cosa, a rassegnarmi e lasciarli andare.
Aumentai la presa sullo schienale della sedia, gli occhi umidi, assottigliai le labbra e guardando in basso "Non ce la faccio...", dissi flebilmente.
Mi rialzai di scatto e feci per andarmene senza darle tempo di dire altro, lei sgranò gli occhi quando realizzò che stavo scappando per l'ennesima volta. Per sua fortuna Jan, che da lontano aveva visto tutta la scena, si precipitò verso di me, bloccandomi la strada. Mi fissava con una certa stizza, la mandibola contratta, le mani posizionate alte sui fianchi a mo' di Superman e uno strano luccichio negli occhi. Se voleva incutermi timore, c'era riuscito alla grande.
Sbuffai per la non-mi-ricordo-a-quanto-sono-arrivata volta, indietreggiando di un solo passo, e lo fissai a mia volta stizzita
"Spostati. Devo tornare a casa." scandii lentamente. Avevo paura, ma la rabbia che mi stava montando dentro era molta di più.
E lui cosa fece? Sorrise! Brutto... grr! Un sorriso di quelli vittoriosi.
"Finalmente un'emozione nuova, Nora! Se sapevo che bastava così poco, io e Lidia ci avremmo pensato prima" mi canzonò
E vidi la mia dolce amica avvicinarsi tutta contenta a Jan. Traditrice.
"Questo fine settimana usciamo. Non voglio sentire né 'se' né 'ma'" minacciò categorica la biondina di fronte.
"Non provarci, Nora" avvertì Jan che a quanto pare aveva già capito le mie intenzioni "Sappiamo dove trovarti. Se non vieni di tua spontanea volontà, ti  carico in macchina a forza... e sai che ne sarei capace." sottolineò curvandosi verso di me. Il che mi fece subito effetto, essendo io una ragazzetta minuta.
Deglutii. Ok, adesso avevo veramente paura.

Jan era nella squadra di football, era alto e ben piazzato. Diciamo che incutere timore era ciò che lo divertiva di più e gli riusciva dannatamente bene, cavoli!
È di origini scandinave, infatti a completare i suoi occhi verdi leggermente allungati ci sono dei cortissimi capelli biondo cenere e un paio di zigomi marcati. L'uomo dei sogni di qualsiasi ragazza, in pratica. Se poi aggiungiamo il fatto che aveva sempre avuto solo e soltanto relazioni serie e un carattere "dolce ma non troppo", possiamo concludere che il principe azzurro esiste veramente.
Lui e Lidia avrebbero fatto sicuramente una bella coppia.

"Va... bene. Sì, va bene" annuii sconfitta "Adesso posso andare a casa, visto che poi devo andare al pub? I dettagli scrivetemeli per messaggio"
I due non dissero nulla, mi fecero solamente spazio per lasciarmi passare, eppure il loro sorrisetto soddisfatto mi inquietava. Forse non avrei dovuto accettare.

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Ecco a voi il terzo capitolo!
Mi sembra sia uscito un po' più lungo del solito. Che ne dite?
È proprio vero che la notte porta consiglio. Mi ero bloccata ad un certo punto perché non sapevo bene come descrivere la scena. Poi stamattina grazie ai consigli di namelessjuls_ mi è venuta in mente l'idea e SBAM! Eccola qui ;)

Se avete consigli, critiche, come al solito scrivetemelo nei commenti.

Un abbraccio,
Rin_Quil

Capitolo revisionato il 26/06/2019

Mi chiamo Nora. - Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora