2- Funerale

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Di ciò che successe subito dopo la tragedia ho solo ricordi annebbiati. Non so dire quanto tempo sia passato effettivamente da quando ho iniziato ad urlare a quando è arrivata la polizia, probabilmente la chiamarono i vicini. 
C'erano tante voci, tanti volti, tanto sangue e dolore.

Il giorno dopo si tennero i funerali. Una cosa semplice, come volevano loro. Avrei voluto che ci fossero solo pochi intimi, invece dovetti subire l'intera fila di persone del nostro piccolo quartiere. Si avvicinavano uno alla volta, mi porgevano le più sentite condoglianze ed io, come un automa, ringraziavo e passavo a quello dopo.

Vedere poi la bara dei miei genitori sprofondare sotto terra è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. È stato in quel momento che ho realizzato che nulla sarebbe più stato come prima. Niente più abbracci, niente più gesti di conforto, non avrei più sentito la loro voce. Mai più.
Dentro di me si spezzò qualcosa. Ho provato a non piangere più, ad apparire forte, ma non ce l'ho fatta. Per fortuna accanto avevo i miei due migliori amici e la sorella di mia mamma a sostenermi.

"Nora, fatti forza" disse Jan alla fine della cerimonia, stringendomi leggermente la spalla. Dall'altra parte Lidia mi attirò di più a sé appoggiando la fronte sull'altra spalla. Ero come chiusa in una bolla tutta mia.
"Se hai bisogno di qualsiasi cosa... io sono qui" sussurrò la zia mentre dall'alto del suo metro e ottanta mi guardava asciugandosi una lacrima. Lei, alla fine, aveva perso un fratello. 

"Grazie" Sussurrai, anche se sapevo che non sarei andata ad abitare con lei: viveva a Miami, esattamente dall'altra parte degli Stati Uniti rispetto a Salt Lake City, non era fattibile. Qua avevo la scuola, i miei amici, la mia... no, non c'era più una famiglia a cui tornare. In ogni caso non ero pronta a partire e lasciarmi tutto indietro.

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Revisionato 26/06/2019

Mi chiamo Nora. - Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora