Non so per quanto tempo rimango avvinghiata a quel briciolo di follia che mi urla di fare il salto nel vuoto,che magari non è tanto buio.
E stavolta anche per poco, non voglio capire.
Non voglio sapere perché non mi sto staccando dai suoi occhi, ho paura di confessarlo persino a me stessa.
Ma poi, quasi come se mi avessero riacceso l' interruttore, distolgo il contatto bruscamente e Alex molla la presa.
Mi aiuta a scendere dal bancone e io glielo lascio fare.
《Tieni..penso avrai sete》. Mi porge un bicchiere d'acqua e io resto a guardarlo mentre pulisce il disastro che ho combinato.
Dopo un po' dice:《 Penso sia meglio tu vada su a riposare, ci penso io qui》E io mi sento confusa. Perché ha cambiato umore? Teme che il mio sia un rifiuto? Che non possa interessarmi? Cerco di aprire bocca ma mi si serra la gola e le parole restano impigliate fra le corde vocali, prigioniere come me che sono al contempo vittima e carnefice della mia anima.
Così, zoppicando salgo su in camera. Mi butto sul letto.
Vorrei urlare, vorrei rompere tutto e invece rimango fredda a fissare il vuoto.
Si sono fatte le sei e mezza.
Io dovrei tornare a casa, non vorrei mio padre sapesse che ho passato la notte fuori e creare problemi anche a Mandy.
Ma Alex è la chiave per aprire le porte di questa roccaforte. Adesso che faccio?
Pensa Giù, pensa.
Dopo vari tentennamenti decido di cercare la sua stanza in quel palazzo e prego di bussare alla porta giusta.Mi addentro per quell'abitazione mastodontica, e mi lascio guidare dall'istinto. La casa è immersa in un silenzio terrificante.
Proseguo lungo un corridoio stretto tappezzato di quadri,quando la mia attenzione viene catturata da una salotto con un piano al centro.La stanza è grande, con dei sofà rossi e delle tende in pizzo ed è quasi predisposta in un ordine maniacale. Decido di entrarvi, anche se so bene che quella non ha assolutamente l'aria di essere la stanza di un ragazzo .
All' interno vi è oltre il pianoforte , una piccola scrivania e su di essa adagiata la foto di una tipica famiglia felice: Alex, e quelli che suppongo siano i suoi genitori.
La scrivania è piena di scartoffie e intuisco che suo padre sia un pezzo grosso, uno di quelli con un lavoro importante.
Antistante la sala enorme, vi è un piccolo atrio, che ha l'aria di essere un mausoleo. La stanza è tappezzata di foto, dei tempi che furono gli anni spensierati di suo padre, e qualcosa attira la mia attenzione...《 Cerchi qualcosa?》 sbatto la testa contro lo spigolo della finestra.
《 Alex, porca polpetta! vuoi farmi morire?》
《Cosa ci fai sveglia? e sopratutto cosa ci fai qui?》
Il modo in cui pronuncia la frase mi fa capire che questa mia incursione notturna , non è stata affatto gradita.
《Esci fuori immediatamente》
《Alex , io..》
《 Esci fuori, non farmelo ripetere》 vedo serrare le mascelle cosi forte che temo si rompano.
Non capisco questa sua reazione.
Mi trascino fuori, stordita da quegli occhi iniettati di odio.
Non sono gli occhi del ragazzo che ho conosciuto fin ora.Dopo un silenzio che dura quasi un'eternità mi decido a confessargli il motivo per cui lo stavo cercando《Alex, vorrei tornare a casa...》
《Giulia, ho già parlato con Mandy. Ti copre tranquillamente. Facciamo colazione e ti lascio a casa. E poi anche volendo,dove pensi di andare con quella caviglia così? 》 risponde atono e per stavolta decido di lasciare da parte la mia testardaggine.Torniamo in cucina in religioso silenzio, mi accomodo su uno sgabello e dò un'occhiata intorno : le pareti sono di un color salmone con degli intarsi in gesso, la cucina è illuminata da un ampia finestra da cui filtrano i primi raggi del sole,che adesso baciano i suoi capelli neri come la pece, che brillano come tempestati da diamanti.
Lo vedo lottare con le stoviglie e non posso fare a meno di sorridere. Mi aspettavo , che so qualche domestica pronta a servirlo. Sbuffa sonoramente.
《Invece di burlarti di me, alza il sedere e fammi vedere se almeno sai cucinare , in quanto donna!》ecco il solito arrogante maschilista. Adesso si, che lo riconosco.
《 Stai mettendo in dubbio le mie qualità?》 inarco un sopracciglio.
Mi avvicino a lui e in un batter d'occhio, con suo grande disappunto, e mio compiacimento, preparo degli ottimi pancakes.
Poco dopo siamo seduti a mangiucchiarli seduti al tavolo, come se nulla fosse successo.
《Taz.. 》 esorta.
《 mmm?》
《 Scusa per prima..quella è la sala di mio padre ..e...insomma, non abbiamo un ottimo rapporto..》risponde imbarazzato.
《 Stai sereno..non devi dirmi nulla》
rispondo sorridente.
《Lui ..Mi ha lasciato tempo fa,con mia madre..è sempre fuori per lavoro》lo guardo intensamente, come se potessi realmente togliergli quel peso di dosso.Alex è fragile.
Una bolla di sapone ma non trasparente come vuol far credere, anche lui ha le sue sfumature.
《Ti chiederai dove sia mia madre..》 risponde quasi portando avanti un monologo.
《Ecco , quella camera è da anni ormai un inno al dolore, dove cerca di ritrovare l'uomo che ha sempre amato》
Lo guardo, interdetta. Non riesco a cogliere le sue parole..il monologo è interrotto dalla sveglia che suona.
La imposto sempre avanti per svegliarmi in tempo.
《Alex , mi dispiace ma è tardi.. devo cambiarmi per andare a scuola》
《Non ti preoccupare, prendi tutto..sei libera principessa della Tasmania..》mi fa l'occhiolino.
Afferra le chiavi e andiamo.Piccole verità nascoste, conducono a grandi segreti..c'è dell'altro ancora?
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RomanceGiulia, ha un vissuto forte alle spalle. Vive come meglio crede, anzi sopravvive. Il suo piccolo mondo è andato in frantumi con la morte della madre. Sembra il solito cliché eppure, il passato non ci lascia mai realmente. Non si tratta di colmare un...