Confessa la mia anima

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Velocemente mi infilo in bagno e decido di rimettere la sua maglia,sopra i leggins neri.
Sono pronta.
Lui mi aspetta appoggiato allo stipite della porta con le chiavi della moto in mano.
《Forza,andiamo...》
Mi afferra la mano,e le capriole all'altezza dello stomaco non tardano a farsi sentire.
Non so perché voglio stare lì con lui, ma so che mi fa del bene.

Salgo in moto e attaccata a lui percorriamo la città.
Le luci scorrono veloci sotto i miei occhi, formando delle linee indefinite ad alta velocità.
Dopo mezz'ora arriviamo a quello che è  il nostro rifugio.
Alex ha con sé un telo, lo stesso di quella volta e mi viene da ridere.
La prima volta che mi sono trovata accanto a lui su quel telo, avevo la diffidenza stampata in volto.
Adesso sento di poter iniziare a cercare le mie stelle, e smettere di brancolare nel buio. Mi sdraio accanto e lui e mi lascio andare.
《È  iniziato tutto due anni fa...》

《Tesoro, prendimi la coperta ho freddo》.
Mi alzo, cercando un plaid dentro l'armadio.
Lo adagio sulle gambe visibilmente  più magre, rispetto la parte superiore del corpo.
Il cortisone che ha preso, le ha fatto guadagnare visibilmente peso.
《Così va bene? Vuoi ti dia un po' d'acqua?》 le chiedo calorosamente, accarezzandole la testolina, che punge leggermente a contatto con la mia mano.
Ieri abbiamo tagliato nuovamente i capelli, ma è stato meno drammatico della prima volta.

~Ricordo quel giorno, nel freddo mese di Novembre.
Ero seduta in soggiorno.
Mamma aveva iniziato da un po' di tempo  a cospargere il cuscino di ciufetti.
E così decidemmo di darci un taglio, nel vero senso della parola.
Ma non ce la sentivamo di fare questo lavoro increscioso in parrucchiera.
Così,il figlio della vicina di casa, barbiere di papà,si era prestato a questa "missione".
"Missione" che le avrebbe tolto una minima parte, di quella dignità, che tutti dovremmo avere il diritto di mantenere integra.

Mi ricordo lei seduta, con le guance visibilmente rosse. Era agitata, e sorrideva per dare coraggio, lei a me.
Almeno quella volta, cercai di non chinare il capo, di sostenere il suo sguardo mentre la macchinetta, tagliava.
Zac,zac. Ogni passaggio era una fitta che sentivo al petto.
Ricordo che quando si guardò allo specchio inizialmente ci scherzò su. 《Sembro proprio un bel manichino...》 ma le parole le morirono in gola per un attimo, smorzata dall'emozione.
《Sei bellissima mamma...》e l'abbracciai forte a me come se potessi ricomporre tutti i suoi pezzi, andati in frantumi.
《Sei la mia piccolina, una bambolina ...e poi pensa basta parrucchiere, sai che noia》 dissi asciugandomi gli occhi e ridendo sommessamente.
《Hai proprio ragione tesoro...》~

Siamo in ospedale per la seduta di chemio, che ci prende quasi una giornata. Addento il mio panino di controvoglia, dentro quella stanza dove l'odore di disinfettante  e il vocio delle infermiere mi è ormai famigliare.
Mamma parla con una signora,
e con la solita vivacità sta dando spettacolo.
La stanza si riempie di risate.
《Giù, prendi quei fogli che ho nella borsa...ecco, ho scritto due paroline, non dovete arrendervi mai, mi raccomando》la guardavo con ammirazione, mentre si indaffarava a incoraggiare gli altri.
La mia roccia incrollabile. Ma la roccia, se attraversata da una sorgente d'acqua può logorarsi.
Non subito, ma in modo lento e incalzante.

I mesi passarono, e mamma smise di portare dietro con sé i fogli, chiudendosi in silenzi religiosi, che io non cercai di decifrare. Passavamo i pomeriggi in ospedale, lei somministrandosi veleno nelle vene e io leggendo i miei amati libri.
《Giù, hai fatto la lavatrice?》
《Si mamma..tranquilla, ho tutto sotto controllo》rispondo atona.
《Devi prenderti cura di tuo fratello, mi raccomando》ripeteva sempre con molta apprensione.
Non so se sono riuscita a perdonarle il fatto  che il suo pensiero corresse già ad una vita futura, senza di lei.
Quelle parole mi gelavano il sangue e mi costringevano a fuggire dal  suo sguardo.
Mi avrebbe lasciata sola? Avvertivo una voragine enorme al petto, non ero pronta per affrontare questo viaggio senza di lei.

Seguirono  ricoveri, sempre più  ricorrenti.
《Crisi respiratoria..chiudete la porta!》
La dottoressa si avvicina con il viso imperlato di sudore.
《Così non reggerà a lungo..dobbiamo aspirare il liquido, ma ho bisogno della vostra autorizzazione.  Sappi che mamma potrebbe rimanere sotto i ferri,ma in ogni caso non ne usciamo più,siamo davanti a un vicolo cieco》
《Mi dia le carte..》e senza guardare mio padre, firmo.
Stavo segnando la morte o la vita di mia madre, per quanto misera ormai fosse.

Mark e papa si abbracciano, io sono sola alla finestra e piango, prego, impreco. Perché? dove sei Dio?
Fammela rivedere ancora una volta, ti prego.
È  la mezz'ora più lunga della mia vita.Il tempo sembra essersi congelato.

La porta si apre,i medici escono.
《Potete entrare》.
Varco la porta, guardo il monitor che segna i battiti,seppur flebili.
Grazie a Dio, respira ancora.
Tiro un sospiro di sollievo.
Mark è  poggiato alla sua spalliera  in lacrime, e io lo afferro con tutto il coraggio e la forza che ancora mi rimane《Non fare così, lei ci sente.. usciamo fuori》.Cerco di rimanere lucida e non crollare. Loro hanno bisogno di me.

Una settimana dopo, mia madre muore . Nell'assoluto silenzio, nell'assoluta pace lasciandoci con una guerra in testa.
Ha aspettato l'alba per andarsene, benediva il fatto di rivedere il sole ogni mattina, ci teneva ad iniziare un nuovo giorno.

Alex ascolta attentamente, stringendomi di tanto in tanto la mano, per confortarmi. Neanche stavolta riesco a piangere, lo racconto come se fosse qualcosa che non può sfiorarmi più, ormai.
《Sei una ragazza straordinaria Giù.. e non lo dico solo per farmi bello. Tu sai cadere in silenzio e con dignità, sul serio》
Mi volto per guardarlo meglio.
《 Posso sembrare così.Ma è  la notte il vero problema..ogni notte, da due anni,il sogno è stato sempre lo stesso, ma ora sembra cambiare forma..》
《In che senso?》 mi chiede sbalordito.
《Come se volesse avvertirmi di qualcosa..come se mi stesse dicendo di non andare avanti in tutto questo..》
《Tutto "questo" saremmo noi? 》mi chiede serio e in tono vibrante.

《Io non riesco a definirlo..dimmelo tu 》lo sfido con lo sguardo.
《Dobbiamo per forza dargli un senso?》chiede perentorio.
《La mia vita non ha un senso, tutto quello che mi è successo non ha un senso, continuare a crogiolarmi nel dolore non ha senso! Si,io voglio qualcosa di definito, reale , stabile, chiaro e limpido una fottuta volta nella mia vita!》 esclamo esasperata, alzandomi di scatto.
《Penso che i gesti abbiamo già definito cosa siamo..》
《 Alex, due ragazzi che si baciano è  la cosa più normale che succeda ai giorni nostri e questo non definisce un rapporto, non definisce l' amore..》
《 Perché tu mi ami?》 chiede, spiazzandomi.
Resto interdetta dalla domanda, con quale impertinenza osa chiedermelo?

Non lo so se ti amo, ti conosco da poco, ti ho aperto il mio cuore.
Anzi no, sei entrato a forza nella mia vita smantellandomi della mia armatura di indifferenza .
Forse è  questo l'amore? Abbandonarmi e naufragare nei tuoi occhi?

《Lascia perdere Alex. Non credo sia stata una buona idea venire qui e questo  discorso non ha senso》
《Giù, mi chiedo quando la smetterai di scappare non tanto da me, ma da te stessa..》risponde con timbro basso.
《E perché dovrei rischiare e mettermi in gioco? vuoi sentirti dire che ti amo per poi sapere che per te potrebbe non essere così?》 urlo , tremando.
Mi guarda e non dice nulla. Evidentemente, ho fatto centro.
《Benissimo..ora voglio andare a casa》e senza aggiungere altro mi passa il casco  e saluto per l'ultima volta il mio cielo stellato.

Un equilibrio fragile, alla ricerca di un senso..Giulia si sente esposta, Alex non insiste..cosa succede?

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