Parlami ancora

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Buio intorno.
Silenzio.
Quiete presto squarciata,come per magia,da una voce angelica.
Le gambe irrazionalmente si addentrano per la casa buia,come se già la conoscessi.
Giungo alla camera dalla quale proviene l'ammaliante cantilena,sempre la stessa.
La porta è socchiusa ma lo spiraglio mi permette di vedere tutta la scena.

La piccolina dorme serenamente fra le braccia della madre e quest'ultima la adagia delicatamente nella culla.
Con passo lento,quasi impercettibile, si avvicina all'unico grande specchio, passando una mano sul viso probabilmente provato dalla stanchezza.

Ma lo specchio,non ne restituisce il riflesso. Com'è possibile?

Non ho il tempo di realizzare che quasi percependo la mia presenza invadente,i suoi occhi verde smeraldo trovano i miei,sgranati per la sorpresa.
Il silenzio tombale viene interrotto da
un eco che simile a un grido strozzato che risuona nelle mie orecchie:《Vivi per me,il tempo è nemico degli amanti》.

Mi sveglio con la fronte imperlata da gocce di sudore e un'angoscia mi pervade l'anima. Davvero strano questo sogno.Ho la schiena a pezzi, e solo ora mi accorgo di essermi addormentata sui libri ieri sera e come un film rivivo ogni cosa.
Tanti flash.

Il caffè, Mark, Mr Arroganza ,il vomito sulle ciabatte,Tasmania... oh Dio, mio padre!
Vado a farmi una doccia per riprendermi e spero che mio padre non sospetti nulla.
Scendo le scale e mio padre è già in cucina. Si poggia a braccia incrociate contro lo stipite della porta, il che non presige nulla di buono.
《Buongiorno》dice con aria gelida, seguendomi con lo sguardo. 《Buongiorno, papà. Com' è andata ieri a lavoro?》domando sfoggiando il mio miglior sorriso.
Mio padre sa quanto poco mi interessi del suo lavoro e intercettando la mia intenzione di dirottare il discorso, esordisce senza mezzi termini.
《Dimmi, hai per caso preso la mia auto ieri?》.
Come diavolo se n'è accorto? 《Mmm si, avevo bisogno di prendere qualcosa al supermercato》rispondo nel modo più naturale e convincente possibile.
《Ah si? E al supermercato vendono anche cellulari?Se esci con qualcuno può farmi solo piacere...ma evita di dirmi bugie, so che può essere imbarazzante ma sono pur sempre tuo padre!》risponde con aria severa.
Boccheggio un attimo senza sapere che dire e poi improvvisamente capisco.
Quel deficiente ha dimenticato il cellulare in macchina!

Per un attimo, il mio ego drammatico e psicolabile dipinge lo scenario peggiore: uccidere entrambi, nascondere i cadaveri e passare il resto della mia vita in una cella!
Ok, sto divagando.
Non sapendo che rispondere accenno un sorriso forzato, ma d'un tratto sento mio fratello materializzarsi alle mie spalle.
《Ciao papà, si, ieri Giu è andata a comprare qualcosa e ha dato un passaggio a me ed a un amico a casa. Puoi darlo a me, glielo restituisco io》

Mio padre per fortuna se la beve . Guardo Mark di traverso lasciandogli intendere che non se l'è cavata così, mi deve un favore.

Inoltre dobbiamo parlare seriamente, da soli, come non facciamo da tempo.
Mio padre sposta lo sguardo da me a mio fratello più volte, tentennante ma poco dopo il suo viso si addolcisce.
《Va bene ragazzi, io vado, sono in ritardo. Per qualunque cosa, chiamatemi. A stasera.》
Lo salutiamo con un cenno della mano, come sempre.
Non fa mai colazione, ma diciamo che io non oso immaginare come faccia.
Appena se ne va, mi metto in cucina per preparare dei buoni pancakes in modo da allentare la tensione e cercare le parole giuste per parlare con Mark.
Ne servo un paio su due piatti e mi siedo di fronte a lui.
Lo osservo per un po'. Ha delle occhiaie vistose, sembra stanco o forse cerco di convincere me stessa che sia solo l'effetto postsbornia.
Sono così occupata a non lasciarmi sopraffare dal mio dolore che non mi sono resa conto di quanto lui stesse male. Mi maledico mentalmente.
《Mark...》esordisco.
《Giu... 》
《Mi dispiace...》diciamo entrambi. Ci guardiamo negli occhi e poi sorridiamo timidamente. 《Scusami per ieri sera...insomma, grazie per tutte le volte che mi tiri fuori da quello schifo》.
Sospira,chiudendo gli occhi e mettendo le mani in testa. Rimango in silenzio, aspettando che continui.
《Giù, è così difficile.Mi manca da morire e quella merda sembra placare tutto questo, mi offusca un po' la mente,rendendo la cosa più leggera,sopportabile...Lo sai, mi fa male anche solo parlarne》ammette chinando il capo.

Sospirò pesantemente.
Non so gestire questa cosa e mi accorgo di aver stretto troppo forte il bordo del tavolo visto che le  nocche sono diventate bianche.
Non posso perdere anche lui.
Non voglio.

Così, invece di reagire come una persona normale, abbracciarlo e consolarlo,dò voce a tutta la mia frustrazione.《Tu non puoi fare così! Mamma ha lottato con le unghie e con i denti e ci ha tirato su con dei valori! Dicono che le assomigli ma lei si vergognerebbe di te, ora. Non posso starti dietro, sei già abbastanza grande. A me chi ci pensa?》sbraito come una furia.
Mark si pietrifica sul posto,sorpreso dalla mia reazione. Il tempo sembra essersi fermato. Mi fissa per un secodo e subito dopo scatta via dal tavolo lanciando per terra la sedia,come un animale in trappola, che scappa una volta ferito.

Ho esagerato, lo so. Ma vorrei che trasformasse la sua rabbia in forza.

《Ho sbagliato ad aprirmi con te! Sei la solita egoista. Pensi solo a te stessa, sei così immersa nel tuo dolore che morirai affogata. Mi dai del codardo, ma guardati! Fingi che tutto vada bene e mi fai solo pena》scandisce lentamente ogni parola .
Quelle parole mi arrivano dritte come uno schiaffo. In fondo non siamo così diversi. Ognuno scappa a modo suo. Lo afferro per il braccio, vorrei chiarire e abbracciarlo ma di colpo una suoneria a me estranea risuona per il salotto.

Mio fratello afferra il cellulare e me lo passa.《Tieni, veditela tu, io ho gli allenamenti》e va via sbattendo la porta.
Accidenti.
Mi tremano le mani, non ho forza.
Il telefono non smette di squillare e mi decido a pigiare quel maledettissimo tasto verde con riluttanza:《Si,pronto?》La mia voce atona squarcia il silenzio.
《 Hey Taz, sei ancora viva?》 alzo gli occhi al cielo. Ancora lui.
《Cosa vuoi?》digrigno fra i denti.《Secondo te? Siamo a tre favori. Rivorrei il mio cellulare, capitan Ovvio》
《Senti, se tu sei sbadato e lasci i tuoi averi dappertutto non è colpa mia!》 rispondo visibilmente irritata.
《Coffee Bar, fra mezz'ora》
《Aspetta!》rimango interdetta a fissare lo schermo. Ha riattaccato! E furbo com'è ha chiamato con l'anonimo, non posso non presentarmi.
Fantastico! Per fortuna Mandy mi aveva detto che oggi non ci sarebbe stata lezione. Non avrei sopportato di seguire storia stamattina. Quindi, teoricamente, giornata libera.
Bene.
Ho mezz'ora di tempo per prepararmi. Ho occhiaie da far innamorare un panda, ho litigato con mio fratello e ho un appuntamento con Mr Arroganza.

In realtà non è un appuntamento. Cioè, gli sto solo restituendo il cellulare. Non lo rivedrò più.
Eppure mentre ci penso mi sento strana. Ma chi se ne frega! È la persona più arrogante ed egocentrica che io conosca anche se...beh, con quell'aspetto persino io mi sentirei figa.
Mi dirigo a passo svelto in camera mia, apro l'armadio e seleziono velocemente cosa indossare.
Opto per un paio di jeans a vita alta, una maglia bianca con la scritta Levi'S rossa,sneakers bianche e giubotto di pelle nero.
Prima di uscire passo un filo di matita per esaltare i miei occhi verdi,rossetto color prugna e un po' di mascara. Mandy dice che truccarsi, anche un po' è importante, anche se io sono un tipo più da acqua e sapone.
Passando dall'entrata mi do un ultimo sguardo allo specchio. Può andare!

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