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Una volta sciolto l'abbraccio, Lauren asciuga le lacrime di Camila, le bacia fronte e sospira leggermente, tenendo il viso tra le sue mani.
«Voglio portarti in un posto speciale»
«Scusami ma non mi va, voglio stare... sola»
La sua voce è spezzata dal pianto. Quando rialza lo sguardo, Lauren riesce a vedere tutto il suo dolore, riesce a leggere la sofferenza di chi ha subito ma non ha mai avuto coraggio di parlare. La sofferenza di chi non ha mai avuto affetto ed è stata abbandonata a sé stessa tra le sue lacrime.
«Fidati di me, per favore»
«Lauren, ti prego non...»
Poggia l'indice sulle labbra per zittirla e l'accarezza, tremando, come se avesse paura di spezzarla per quanto fragile.

Una volta convinta, dopo tanta insistenza, recupera le chiavi della macchina di Dinah, e si mettono in viaggio.
Camila accende la radio, facendo riecheggiare la voce di Alicia Keys con If I ain't got you. Per la prima volta sente Lauren cantare, rimanendo affascinata dalla sua voce graffiante e calda.
«Non smettere, per favore» sussurra «Hai una bellissima voce»
«Mio padre era un compositore, mi ha trasmesso la passione per la musica, ma ormai sono rare le volte che canto» confessa, continuando a fissare la strada «Alicia è una delle donne che amo di più, mi ha sempre ispirata»
«Canterai ancora per me?» chiede abbastanza speranzosa
«Tutte le volte che vorrai»
Intreccia la dita con le sue e, rimanendo concentrata alla guida, porta la mano alle labbra, baciandole il dorso. La tiene stretta finché non deve cambiare marcia.

Il viaggio dura un quarto d'ora. Si trovano molto lontane dalla città ed è un posto che mette un po' i brividi a Camila ma le suscita anche curiosità.
È pieno di alberi e si sente il rumore dell'acqua che scorre e il cinguettio degli uccelli. Il rumore del vento di ottobre, la fresca brezza sulle guance, le accompagna tra i boschi, mano nella mano.
Qualche mentro più avanti c'è una casetta di legno. Lauren prende una chiave, la inserisce nella serratura e, dopo qualche mandata, all'apertura, Camila rimane a bocca aperta.
Ci sono graffiti sulle pareti, vari disegni, frasi scritte molta cura a mano. Sul soffitto sono disegnati due boccioli di rosa rossa e nera e tra esse una enorme luna rossa. Una eclissi lunare.
«È tutto così meraviglioso» boccheggia, continuando a fissare quella luna
«Questo è il mio mondo» sorride «Nessuno è mai entrato qui dentro, tu sei la prima»
«Mi sento onorata, davvero»
Ricambia il sorriso di Lauren e le afferra la mano, tirandola sé, strofinando il naso al suo.
«Non smetti mai di stupirmi, Jauregui»
«Che dire» ridacchia «Mi piace vedere quella luce che si accende nei tuoi meravigliosi occhi»

Lauren avvicina il corpo al suo, prendendola dal bacino e le succhia il labbro inferiore, facendole gemere.
Camila allaccia le braccia al suo collo e, come se ci fosse una musica speciale, oscillano i loro corpi, senza interrompe il contatto visivo.
«Piccola» sussurra la latina «Ti ho portata qui, non solo per mostrarti chi sono, oltre ai libri o quello che vedi ogni giorno, ma per farti sfogare: ho una parete vuota e ci sono bombolette, pennelli. Fai uscire la Camila che sta ruggendo dentro di te» la incoraggia
«E se non ne fossi all'altezza?»
«Non c'è arte giusta o sbagliata, qualsiasi forma deciderai di fare, l'importante è che ti faccia sentire libera, senza divieti, senza giudizi. Tu e la tua arte. Tu e te stessa tra i colori»
Camila annuisce e si morde l'interno guancia, un po' imbarazzata. Ancora  si deve abituare a tutto questo: una persona sempre pronta a farla sorridere, a spronarla, che le dia affetto e che non la faccia mai sentire sola.
Un qualcosa che non ha mai provato dalla morte dei suoi genitori e che ha dimenticato dopo tutto questo tempo.
«Se mi dovessi sporcare?» trova l'ennesima scusa
«Ho delle salopette che tengo sempre qui»
Apre uno scatolone e le porge una salopette di jeans un po' sporca di pittura. Ne prende un'altra per sé stessa, iniziando a spogliarsi tranquillamente, rimanendo solo con delle mutande di pizzo nero e la sua maglietta bianca. È di spalle e Camila, per la prima volta, nota una libellula tatuata sul collo.
Indossa la salopette con i pantaloni corti e una bandana nera e bianca che le copre la bocca e il naso.
«La gente non ammira l'arte perché è perfetta: l'ammira perché è diversa, straordinaria e spicca dal resto. La perfezione è noiosa e stereotipata» afferma sicura, iniziando ad agitare una bomboletta «Puoi sforzarti di essere perfetta, oppure sforzati di essere arte»

Lionheart ||CAMREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora