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Le giornate volano. Quattro settimane passano veloci e le ragazze si trovano a fare i bagagli per il giorno del ringraziamento. Lauren ha insistito tanto e alla fine Camila si è convinta a passare le vacanze con lei e la sua famiglia.
Da Los Angeles a Houston sono poco più di ventuno ore con la macchina. Sarebbero potute andare in aereo ma, conoscendo il segreto della cubana, senza dire nulla a sua sorella e Dinah, Lauren le ha supplicate per partire con la autovettura. Ed ora sono tutte e quattro nella macchina della polinesiana, in viaggio da oltre cinque ore. Dopo una breve sosta in autogrill, verso l'ora di pranzo, a prende il posto al volante è proprio Lauren.
Esce dal parcheggio e si immette nella corsia di accelerazione, stringe forte le mani sul volante e una volta in autostrada, si rilassa.

Camila è al suo fianco, con gli occhi fissi sulla strada e la testa appoggiata al finestrino. Dallo specchietto riesce ad intravedere Dinah e Normani addormentate, una abbracciata all'altra. Si fa due calcoli a mente e deduce che se la latina si fermasse in una corsia d'emergenza, le due non si accorgerebbero di nulla. Non si sente bene. Le mani sono sudate, appiccicose e più Lauren aumenta di velocità, più sente una strana sensazione, la paura che la sua mano possa aprire lo sportello mentre la macchina viaggia a più di cento chilometri orari. Si trattiene con tua sé stessa, il cuore batte forte, le sta per venire un attacco di panico.
«Accosta» rompe il silenzio con voce tremante
«Cosa? Perché dovrei?»
«Accosta subito!» insiste mantenendo lo stesso tono «Per favore»
La latina si sposta sulla corsia d'emergenza e si volta verso Camila, la quale si toglie la cintura di sicurezza e scivola lentamente lungo il sedile con un respiro affannoso.
«Ehi, stai bene?»
Ignora la domanda ed esce dall'auto. Appoggia le mani al guardrail e strizza gli occhi, serrando forte la mandibola.
«Amore, stai bene?»
Si volta verso Lauren con occhi lucidi, terrorizzati e le prende istintivamente le mani.
«Scusami» sussurra «Scusa, mi stava venendo un attacco di panico e... Non lo so, ho avuto paura di me stessa»
«Vuoi che faccia guidare Mani così stiamo dietro e ti culli tra le mie braccia?»
«No, no, que-questo vorrebbe dire svegliare anche Dinah» balbetta «Avevo la paura di afferrare, contro la mia volontà, la maniglia della portiera e buttarmi»

Corre un lungo minuto di silenzio. Lauren guarda la sua ragazza preoccupata mentre metabolizza la frase: le ha praticamente detto che voleva suicidarsi.
«Per quale motivo avresti dovuto?»
«Non lo so e non mi guardare così!»
«Mi hai appena detto che volevi...»
«E non era la prima volta che ci pensavo, okay? Ad Havana era un pensiero fisso, ma ora, per un frangente di secondo mi è sfiorata l'idea» la interrompe, tenendo lo sguardo fisso sulla punte delle sue scarpe
«Come ti senti?»
«Ho paura»
«Ascoltami: non hai motivo per farlo e non pensare all'attacco di panico, non pensare ad Havana, libera la tua mente. Dimentica tutto, non sei più quella Camila, okay? Sei questa, la mia Camila» la rassicura, avvicinando di più il corpo al suo, mettendole le mani sui fianchi «Va tutto bene»
«Ma metti che io dovessi...»
«Sai, Camz» sospira, guardando l'orizzonte «C'è stato un periodo della mia vita in cui sentivo di avere due me, una parte razionale ed una irrazionale. Una mi portava a fumare erba, bere, portarmi tante ragazze a letto, l'altra diceva basta, era più rigida e con la testa sulle spalle. Quando fumavo ed ero in macchina la notte, quando mettevo la testa fuori dal finestrino ed urlavo, sentivo l'identica sensazione che poco prima hai provato tu»
«E come hai superato la cosa?»
«Ho aperto quella cazzo di portiera, Camz, sono viva per miracolo» confessa, senza essere molto di aiuto «Il punto è: devi essere tu a prendere le redini della tua vita, non altre persone che vivono dentro di te. Tu sei unica e sola, sai cosa è giusto, cosa è sbagliato, allora non dare voce a terzi, domali»
«È difficile, non credo di potercela fare, è...»
«Sbagliato» la interrompe nuovamente «Tu puoi farlo, volere è potere. Camz, ce l'ha fatta una testa calda come la mia, credi tu abbia qualcosa in meno? Fatti raccontare da Mani o DJ chi ero sei anni fa, stenteresti a crederci»
«Ho paura di non poterlo fare sola e se tu un giorno dovessi abbandonarmi e io non trovassi la forza per combattere certe cose?»
Lauren accarezza i capelli della cubana, leggendo i suoi occhi che dicono più di mille parole.
«Farò sempre di tutto, ma dipende da te. La tua vita non dipende da altri, ma da te. Contribuisco alla tua felicità, al tuo benessere, farti sentire al sicuro e amata, ma la prima persona sulla quale devi contare è te stessa. Sai cosa vedo ora? Un gattino. Sii un leone e rugisci. Me lo prometti, amore?»
«Insieme» sussurra a pochi millimetri da lei
«Juntos, nena»

Lionheart ||CAMREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora