CAPITOLO 24

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ATTENZIONE: La storia è stata convertita in una FF Camren.

Quell'ordine cosmico, così equilibrato e perfetto, si è appena spezzato, con delle semplici parole. Secondo lo stoicismo, ogni essere vivente, che sia un essere umano, un animale o una pianta ha un suo obbiettivo da compiere. Nata intorno al 300 a.C ad Atene da Zenone di Cizio, lo stoicismo è una corrente filosofica e spirituale, di impronta razionale e panteista, con un forte orientamento etico. Tale filosofia prende il nome dalla Stoà Pecile cioè <portico dipinto> dove Zenone impartiva le sue lezioni. Il suicidio, secondo questa corrente filosofica, è accettabile solo nel caso in cui un essere vivente compie il suo obbiettivo. Oikeiosis invece, è un termine introdotto dai filosofi stoici per indicare la realizzazione, il fine ultimo degli esseri umani, la conoscenza del propio sè, tramite la synaesthesis, vale a dire la 'percezione interiore'. Seneca per esempio, non condannò il suicidio; secondo questo grande filosofo " Quando non si può più applicare la virtù, quando l'uomo non è più libero, esso (il suicidio) è concesso e permesso come atto naturale". "Non sempre bisogna cercare di tenere la vita, perchè vivere non è un bene, ma è un bene vivere bene. Così il saggio vivrà quanto deve, non quanto può; esaminerà dove gli converrà vivere, con quali persone, in quali condizioni, con quali occupazioni. Egli si preoccuperà sempre del tipo di vita che conduce, non della sua durata: se gli si presentano molte avversità che turbano la sua tranquillità, esce dal carcere. Quel che importa non è morire più presto o più tardi, ma importa morire bene o male, e morire bene è fuggire il pericolo di vivere male". Secondo molti altri filosofi stoici: 'C'è un unica forma di suicidio che, possiamo immaginare, consenta all'uomo la libertà di pentirsi: chi magari...si spara, o si getta sotto un treno in corsa, si lancia dalla finestra di un palazzo, può agire anche per mancanza di libertà, per paura del futuro, in preda a uno stato d'animo. Invece chi si taglia le vene dei polsi...e lentamente...lentamente si dissangua, in qualunque istante può dire: "Basta, voglio continuare a vivere!". Questo tipo di suicidio, assieme alla morte per inedia, erano dunque le classiche forme di suicidio del mondo stoico, poichè conservavano la libertà fino all'ultimo momento.'

Mi chiedo se Perrie non si sentisse più libera in questo mondo, se nei suoi ultimi attimi di vita, si fosse pentita di quello che stesse facendo. Vorrei sapere se si sentisse oppressa dall'ambiente esterno, se si preoccupasse del tipo di vita che stesse conducendo o se non si sentisse a suo agio attorno a noi. Forse non si sentiva appartenente all'ordine cosmico in cui tutti noi viviamo, e ha scelto la via più facile per lei: il suicidio.

Perrie ormai, è un pensiero costante nella mia mente. Dalla sua morte è passata un'intera settimana, oggi avverrà il suo funerale.

Mi guardo allo specchio sistemando il vestito nero che ho addosso, cercando con le mani, di stendere le pieghe che si formano ad ogni mio movimento.

Osservo il mio viso stanco, causato dalle notti insonne. Le borse sotto gli occhi sono coperte da uno strato di fondotinta, rendendomi più presentabile agli sguardi degli altri. Gli occhi sono spenti, il colore marrone delle mie orbite si è scolorito con l'andare delle giornate.

<Dobbiamo andare Camila, ci stanno aspettando tutti giù> sospiro guardandomi un'ultima volta allo specchio prima di girarmi verso Lauren. Osservo il completo in nero che ha addosso, passando gli occhi dalla camicia di seta nera, che gli fascia le spalle, sotto ad una giacca del medesimo colore, I pantaloni stretti attorno alle sue gambe e le scarpe pulite e lucide. Mi avvicino a lei, stringendo forte la sua giacca, volgendo lo sguardo verso I suoi occhi cercando un minimo di rassicurazione e supporto. "Com'è possibile una giornata del genere?" scuote la testa sorridendomi leggermente <Non lo so Camz, ma sono sicura che affronteremo anche questa situazione difficile, come abbiamo fatto tutte le altre volte> annuisco anche se diffidente, staccandomi da lei, prendendo il cappotto appoggiato sopra la sedia al lato della stanza e dirigendomi verso la porta. Scendiamo le scale mano per la mano, raggiungendo il salotto vuoto, facendoci avvolgere da un atmosfera cupa e pesante. Fuori ci aspettano tutti I ragazzi del capannone che conoscevano Perrie, insieme ad altre persone che non ho mai visto prima. Mi avvicino a Caleb, lasciando Lauren a parlare con Ashton accanto all'automobile in cui dobbiamo salire. Infilo le mani nelle tasche del cappotto, stando spalla contro spalla con Caleb, osservando I volti stanchi e tetri delle persone di fronte a noi. Dopo un lungo silenzio sento Caleb parlare – Noti qualcosa o qualcuno che manca in mezzo a queste persone Camila? – accigliata, osservo attentamente ogni reazione e movimento delle persone, cercando di captare qualcosa di strano, ma inefficacemente. <Mancano delle persone molto importanti per Perrie, che però, non si interessano e non si interessavano minimamente di lei>, riosservando attentamente le persone che si muovono convulsamente, noto che hanno tutti massimo trent'anni, quindi non superiore ad essi, e finalmente capisco che due persone, che dovrebbero essere sempre presenti nella vita di ogni persona fino al loro ultimo respiro e oltre, mancano. "I genitori di Perrie non sono venuti vero?" domando amaramente al ragazzo accanto a me. <No, non hanno mai avuto un rapporto genitori e figlia. Erano sempre via in viaggio chissà dove, lasciandola sempre a casa da sola a commiserarsi. Mi raccontava sempre di come I suoi genitori quando tornavano a casa dopo mesi, non si preoccupavano di come lei stesse, anzi, a volte le sembrava quasi che loro facessero in modo che lei si sentisse esclusa dalla famiglia, e non ne facesse parte> chiudo gli occhi cercando di eliminare dalla mia mente le immagini di una Perrie piccola a casa da sola, che cercava disperatamente I suoi genitori. <Non festeggiava mai il suo compleanno. Il giorno che sarebbe dovuto essere stato uno dei più importanti della sua vita, era come ogni altro. Le altre feste non venivano considerate proprio.> "Perchè avrebbero mai dovuto fare una cosa del genere?" guardo il suo profilo di lato, aspettando una risposta sensata, ma scrolla solamente le spalle, e si allontana entrando in macchina insieme a tutti gli altri, lasciandomi sul ciglio della strada ad osservare il vento che smuove le chiome degli alberi, facendo cadere le foglie ormai gialle. <Camz, vieni? Siamo pronti per partire> annuendo raggiungo Lauren che tiene la porta della macchina aperta, da dentro, permettendomi di entrare.

Durante il tragitto, nessuno parla. Ashton guarda fuori dalla finestra, Caleb è alla guida, e Lauren tiene stretta la mia mano, osservando ogni qual volta come io stia. Gli altri invece, ci seguono nelle loro corrispettive auto. Quello che ne è rimasto del corpo di Perrie, si trova dietro, in auto con noi, infatti non posso fare a meno di girarmi più di una volta a guardare che sia tutto in regola.

Raggiunti l'entrata del cimitero, chiedo a Caleb di fermare la macchina, spezzando il silenzio che si era formato.

Apro la porta e scendo posizionandomi di fronte all'automobile. Mi strofino le mani l'una contro l'altra cercando di scaldarle. Inizio a camminare, con a seguito tutti gli altri, raggiungendo il posto dove verranno sepolte le ceneri della mia amica. Le auto si fermano. Il vento aumenta. Le persone scendono una ad una, a ritmo delle foglie che cadono dagli alberi appoggiandosi sulla terra. L'ansia sale sempre di più.

Un ragazzo che non conosco mi porge la scatola contenenti le ceneri. Allungo il braccio, e con mano tremante prendo il contenitore. Mi avvicino alla postazione in cui verrà sepolta, inginocchiandomi. Accarezzo la scatola nostalgicamente, con le lacrime agli occhi. "Addio Perrie, mancherai a tutti".

Dopo aver appoggiato la scatolo al suolo, mi alzo andando ad abbracciare Ashton che piange a dirotto. "Shh, va bene così Ashton, va bene così" - Perchè l'ha fatto Mila? Questa è l'unica cosa che continuo a chiedermi da quando non c'è più. Io l'amavo, l'amavo così tanto ma adesso non c'è più – il respiro mi si spezza sentendo la sua confessione, facendomi salire le lacrime agli occhi. Un altro paia di braccia si uniscono al nostro abbraccio, stringendoci forte come se volessero proteggerci dal dolore esterno. <Siamo una famiglia, e la famiglia non si abbandona mai. Abbiamo perso una persona in questi giorni, ma non ci lasceremo abbattere da ciò. Impareremo dai nostri errori, per migliorare sempre di più. Onoriamola così come si deve>. Io ed Ashton annuiamo alle parole di Caleb, dandoci forza a vicenda. Piano piano, una persona alla volta, raccogliamo con le mani la terra smossa, buttandola sopra il contenitore, riempiendo così la fossa. Seguiamo attentamente il rito funebre, ascoltando le parole del prete, che prega per la ragazza sepolta.

Finita la lunga cerimonia, mi allontano dal cimitero insieme agli altri, tornando a casa con il cuore pesante, lasciandomi alle spalle il corpo della ragazza dagli occhi azzurro celeste, che rimarrà sempre nel mio pensiero insieme al ricordo di mio padre.

Ci incamminiamo per raggiungere le macchine che si trovano poco fuori ai cancelli, ma prima di poterci allontanare molto, ciò che non ci aspettavamo, era quello di trovarci di fronte una persona a me molto conosciuta:

"Mamma..."

The Last Word: Goodbye (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora