CAPITOLO 22

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 "Vi prego fermiamoci, sono stanca, è da ore che camminiamo senza sosta" mi piego con le mani appoggiate sulle ginocchia, respirando a fatica. Lauren e Emily che sono leggermente più avanti di me si fermano, girandosi a guardarmi e aspettando che mi riprenda. Sono passati solo tre giorni da quando siamo qua, e loro due non hanno volto aspettare neanche un momento in più prima di uscire dall'hotel e girare per tutto il Mexico, con me dietro di loro che a fatica mi muovo. Sono le sei di mattina, le ragazze hanno voluto svegliarsi presto per godersi il più possibile quello che c'è attorno a noi. Ho provato a convincerle di aspettare un po' e non uscire subito a girovagare, così che potessimo stare all'hotel, bere qualche alcolico e andare in piscina, ma come sempre non mi hanno ascoltato. E adesso eccoci qua, con il sole che splende su di noi, facendomi morire dal caldo. Mi guardo attorno, riconoscendo finalmente il museo di Frida Kahlo, che Lauren tanto voleva vedere. <Dai che ormai siamo arrivate. Visitiamo il museo e dopo ci fermiamo a bere qualcosa, così ci rinfreschiamo> osservo a lungo l'espressione di Lauren, volendo constatare se stia dicendo la verità o no, e quando mi sorride dolcemente, non posso fare a meno di sciogliermi e crederle. Mi rialzo ritta con la schiena, avvicinandomi alla ragazza dagli occhi verdi, lasciandole un bacio a stampo sulle labbra. "D'accordo, ma se provate a fregarmi, vi lascio qua e me ne vado, anche se dovessi fare ore a piedi prima di tornare all'hotel" Emily, alla mia minaccia, ruota gli occhi, talmente tanto che ho paura che le rimangano incastrati.

Ci avviciniamo all'entrata del museo, e dopo aver pagato entriamo. L'atmosfera e piacevole, il rumore proveniente da fuori, non attraversa le pareti spesse del luogo, dando vita a un clima pacifico. L'aria fresca dei condizionatori, mi fa sospirare di piacere, riuscendo finalmente a respirare normalmente, senza sembrare un pesce fuor d'acqua. Seguo Lauren che osserva I mobili presenti e I quadri rapita, con una luce negli occhi che mi fa sorridere immensamente. La casa è accogliente, le pareti ti fanno sentire a tuo agio e non fuori posto. Il tavolo al centro della sala è la prima cosa che risalta all'occhio appena entrati, attorno ad essa contro I muri, sono presenti scaffali con diversi oggetti appoggiati sopra. Se ci spostiamo in un altra stanza, esattamente lo studio, troviamo anche questa volta un tavolo, ma a differenza dell'altro, sopra di esso ci sono tutte le attrezzature necessarie per dipingere. Una sedia a rotelle si trova proprio accanto, con di fronte un quadro, probabilmente incompleto, che rappresenta diversi tipi di frutta. Continuo a seguire Lauren, che sembra essersi dimenticata di me e mia sorella, talmente tanto è elettrizzata, raggiungendo finalmente la camera da letto di Frida Kahlo. Vedo I suoi occhi smeraldi spalancarsi dalla felicità, e rimanere a bocca aperta, davanti a quello che a me sembra una semplice stanza, con un letto, dei libri e un armadio. Rido osservando la sua buffa espressione. <Non ridere, ci troviamo nella stanza dove Frida Kahlo ha vissuto e dormito con suo marito, è una cosa fantastica poter osservare tutto questo> cerco di trattenere la pessima battuta che mi è venuta in mente ma senza successo "Si, dove hanno dormito, vissuto e fatto anche qualcos'altro" una risatina beffarda mi scappa dalle labbra, ma mi fermo subito appena Lauren mi trucida con lo sguardo. Alzo le mani in segno di resa, non volendo farla arrabbiare. Emily che tutto il tempo si trovava accanto a me, mi tira uno schiaffo dietro alla nuca, fingendo di essere anche lei offesa dalle mie parole, ma il sorriso che ha sulle labbra dice tutt'altra cosa.

Dopo aver visitato il museo, ci spostiamo in un locale nelle vicinanze, per prendere qualcosa da bere. Io ordino un te freddo alla pesca e stessa cosa per Lauren, mia sorella invece ordina una strana bevanda, di cui non ho mai sentito parlare. Mi gusto il te, bevendo con calma, non avendo per niente voglia di alzarmi da qui e uscire fuori al caldo.

Dopo aver pagato le nostre bevande, prendiamo un taxi e torniamo in hotel. Nel tragitto di ritorno non posso fare a meno di guardare fuori dal finestrino e ammirare il panorama che mi si presenta davanti. Rimango incantata dai diversi luoghi che mi passano davanti agli occhi e dalle diverse persone le quali non scorgo la faccia e l'espressione del viso dalla velocità elevata della macchina, ma mi basta vedere un minimo delle loro azioni per dedurre che stiano lavorando sodo per portare a casa qualche soldo per mantenere la propria famiglia, per vivere una vita normale e calma, senza doversi preoccupare di arrivare a fine mese senza neanche un centesimo in tasca. Sento la mano di Lauren appoggiarsi sulla mia coscia e stringere leggermente, facendomi postare lo sguardo dal finestrino alla sua mano che a mia volta stringo. Traccio le sue nocche una ad una, studiando le sue dita lunghe e affusolate.

The Last Word: Goodbye (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora