Capitolo 4

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Ethan chiuse la porta della biblioteca dietro di sé, sospirando con gioia per la fine del suo turno di sei ore. Aveva gli occhi stanchi e gli occhialetti, che era costretto a mettere per leggere e stare al pc, gli facevano dolere il naso per la pressione continua sull'osso. Li tolse e guardò l'orario sul suo cellulare, trovando varie chiamate perse dei suoi amici, seguiti da messaggi del tipo "ma dove abiti ora?" , oppure " perché non l'hai lasciata prima?".

Ethan scosse la testa e si diresse verso la jeep.

«Ethan!» si sentì chiamare. Si voltò e vide la responsabile della biblioteca che gli correva incontro.

«Signora Daniel che succede?» Chiese il ragazzo.

«Hai dimenticato di prendere la busta paga!» rispose la donna e gli porse una lettera.

«Oddio mi scusi! Mi perdoni ma ho traslocato oggi e ho tutto un casino per la testa!»

«Figurati, ho visto la macchina piena di scatoloni e ho capito subito che avevi altro per la testa!»

«Grazie mille. Ci vediamo domani!» Disse Ethan e salì sull'auto.

Era strano tornare in una nuova casa.

Will intanto aveva preparato una cena degna di un banchetto nuziale. Sul tavolo della cucina, apparecchiato per due, c'era un piatto enorme di penne alla diavola, un pollo arrosto, uno sformato di patate, dell'insalata mista a pomodori tagliati a fette e carote alla julienne.

«Oh, mamma!» Esclamò Ethan. «Quando hai preparato tutta questa roba?»

«Ahahahah, ti ho visto distrutto. Sai, hai la tipica faccia di uno che ha avuto una giornata orribile.» disse Will, sfornando una torta moretta dall'aria decisamente invitante.

«Non sbagli.» sussurrò Ethan quasi tra sé e sé.

«Già. E, comunque, adoro cucinare solo che quando ci sono i miei, non posso mai farlo. Di solito, se ne occupa la governante che chiamano quando ritornano a casa.» spiegò Will quasi sospirando.

Ethan colse un velo di malinconia nella sua voce, poi osservò la tavola.

Le posate erano allineate ai piatti, tutti decorati e con sopra un po' di tartine come antipasto. Poi c'erano i bicchieri, da vino e da acqua, e infine il centrotavola di fiori gialli, adagiato sulla tovaglia in tinta.

«Devi aver partecipato a molti pranzi ai consolati, perché la disposizione degli oggetti sulla tavola è equilibrata ed armoniosa, proprio come vuole il protocollo.» disse Ethan serio.

«E tu come...?» chiese Will stupito. Era stato talmente colto alla sprovvista dalle osservazioni puntuali del suo coinquilino, che si sedette senza togliersi il grembiule.

«Ho letto molti libri sul protocollo dei pranzi e delle cene ufficiali.» replicò Ethan. «Sto studiando per diventare uno storico e, a volte, mi piace approfondire gli aspetti ludici di alcuni episodi, come l'evoluzione dello stile nel vestire, oppure le scarpe che andavano di moda all'epoca dei fatti. E' divertente!» concluse sorridendo e ravviandosi il ciuffo ormai quasi privo di lacca e gel.

«Ah, bene.» rispose Will perplesso. Chissà perché a lui non veniva mai in mente l'idea di approfondire ciò che studiava. Per essere più precisi, non gli era mai passato neanche per l'anticamera del cervello una cosa del genere.

Il ragazzo dai capelli candidi si sedette e lo guardò. «Allora buon appetito no?» disse.

«Oh, certo! Spero che sia tutto di tuo gradimento!» Affermò Will ravviandosi la lunga chioma fulva. Più osservava Ethan e più si domandava come diavolo gli fosse passato per la testa di tingersi i capelli di bianco. Avrebbe voluto domandarglielo ma gli sembrava quasi irrispettoso e, quindi, lasciò perdere.

«Sei rosso naturale?» chiese Ethan, quasi leggendogli nel pensiero.

Will annuì, poi si fece coraggio e chiese: «Ecco... insomma... Come mai ti sei tinto i capelli proprio di quel colore?»

«Intendi bianchi? Beh, sinceramente non lo so! Forse perché si vedono talmente tanti ossigenati e tinti di nero per le discoteche. Allora ho provato anche io ma avendo i capelli neri corvino sono venuti così! Bianco, quasi grigio perla. A volte vedo la gente guardarmi male, ma devo dire che mi piace mettere in difficoltà le persone!- E si toccò il piercing sul sopracciglio destro.

«Ah, capisco. Io non li taglio i capelli da minimo due anni. Mio padre li odia, dice che una di queste sere verrà a rasarmi mentre dormo!»

«Ahahaha! Peccato che la pensa così perché trovo che ti stiano benissimo! Io invece non ho di questi problemi, ho solo mia madre e la sua unica lamentela è: vuoi finire gli studi una buna volta?!»

«Ah, come ti capisco...» Rispose Will sospirando a abbassando lo sguardo. Pensare allo studio lo metteva sempre di malumore.

«Cosa studi? Non credo che me l'hai detto.» E, così dicendo, prese il bis dell'antipasto che gli troneggiava accanto. Will ignorava ancora quanto cibo riuscisse ad ingurgitare il suo nuovo coinquilino.

«Studio lingue straniere.» rispose Will con un filo di voce.

Ethan rabbrividì. «Scusa ma non è proprio la mia materia! A volte mi scontro con libri che si trovano solo in lingua madre e farseli tradurre è sempre un casino!» poi prese il piatto con il primo. «Ti dispiace se passo alla pasta?» chiese.

«No, no, fa pure... Anzi, adesso me la prendo anche io.»

Dopo che Ethan si fu servito, infatti, Will afferrò il contenitore e riempì la sua scodella in maniera esagerata.

Il coinquilino lo guardò perplesso: sembrava così magro e delicato. Ma dove cavolo se la metteva tutta quella pasta?

«É il mio piatto preferito.» Spiegò Will sorridendo, come se nulla fosse.

«Sono ottime.» affermò Ethan, mentre puntava già il pollo poco distante. Il trillo del suo telefonino lo riportò alla realtà. Cercando di non soffocare, mandò giù il boccone e prese il cellulare che continuava a suonare. Leggendo il nome della sua ex ragazza sullo schermo, decise di riattaccare, ma quell'aggeggio infernale ricominciò a suonare quasi subito. Con un gesto di stizza lo spense e lo lanciò su una sedia poco lontana.

«Stupida gallina...» sussurrò Ethan con lo sguardo crucciato e triste.

«Era la tua ex?» domandò Will.

«Sì. Non capisco perché continua a chiamarmi. Se mi sono scordato qualcosa, può dirmelo Franny.-

«Ah, le donne... ma chi le capisce?» disse Will con un filo d'ironia nella voce.

«Tu non sei fidanzato?» gli chiese Ethan riprendendo a mangiare.

Il giovane scosse la testa in segno di diniego.

«Strano! Eppure sembri uno da accalappio!» ridacchiò Ethan.

«Ahahahah, le apparenze ingannano!» Esclamò Will divertito.

Il resto della cena passò tra le battute e il rumore di piatti vuotati all'istante.

Ethan sedeva sul divano nel salone, con in suoi occhialetti fini, intento a leggere quegli infiniti libri di storia e a cercare di ricordarsi il più possibile per l'esame del giorno dopo. Alzò lo sguardo e vide il suo nuovo padrone di casa armeggiare in cucina, caricando la lavastoviglie a dovere come lui non aveva mai saputo fare. Si vedeva che viveva spesso da solo.

Quella figura enigmatica dai capelli rossi lo aveva accolto in casa sua senza chiedergli nulla, senza guardargli le braccia per vedere se si bucasse, se fumasse, se avesse altri vizi o qualche strana malattia. Un po' gli si strinse il cuore pensando all'altalenante rapporto con i genitori.

Ethan sospirò e si rimise sui libri.

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