Capitolo 13

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Era trascorso almeno un mese da quando Will era entrato a far parte dello staff del Deep. La cosa lo faceva sentire finalmente libero di essere se stesso.

Quel giorno il ragazzo stava provando a suonare un nuovo pezzo, sdraiato sul divano, quando Ethan rientrò per pranzo.

«Salve...» disse quest'ultimo con voce funerea.

«Ehi ciao Eth!» esclamò Will. «Che c'è?»

«Eh? No, niente.» tagliò corto Ethan.

«Ma come niente! Hai una faccia...» lo incalzò Will.

Ethan sbuffò e si portò la mano sul ciuffo, abbassando la cresta. «Mara mi ha chiamato di nuovo e io ho chiamato il mio avvocato.» Si passò una mano sulla nuca e proseguì: «Mi ha detto che sono libero di non riconoscere il figlio e che, se Mara vuole i soldi, deve fare un esame del DNA sotto visione del tribunale, oltre agli esami del caso.» Detto ciò, si lasciò cadere sulla sedia.

«Mi sembra giusto» affermò Will. In cuor suo, si augurava che quel bambino non fosse realmente del suo coinquilino. Rifletté per qualche istante sulla spinosa questione e poi disse: «Hai pensato a cosa farai se dovesse uscir fuori che sei tu il padre?»

«Beh...» esordì Ethan guardando fuori dalla finestra. «E' un pensiero che mi assilla sin dalla prima telefonata. Vorrei crescerlo, perché non è colpa sua se ha una madre stronza.Vorrei essere un buon padre ma non potrei mai tornare con lei, sia ben chiaro!»

Will annuì. «Sai, mi piacerebbe avere un figlio.» Disse pensoso mentre si riavviava una ciocca di capelli che gli era caduta sul viso.

«Tu un figlio?» ribatté Ethan sorpreso.

«Già... Sì, lo so che stai pensando...» replicò Will. «Però se trovassi un compagno stabile, mi piacerebbe adottare un bambino. Anzi, una bambina! Mi piacerebbe da morire crescere una bambina!»

Ethan continuava ad osservarlo in maniera strana.

«Dai non dirmi che sei fra quelli che sostengono che i gay non devono avere figli?!» esclamò Will. Non poteva credere che Ethan avesse una mente così ristretta.

«Nella società odierna? È un'utopia, anche se bellissima.» disse Ethan. «Secondo me, è irrilevante il sesso di chi cresce un bambino, ma solo il come lo si fa. E poi, come figura femminile avrebbe la nonna.»

«Ovviamente per fare una cosa simile, dovrei andarmene dall'Italia.» aggiunse Will, tormentando una ciocca dei suoi lunghi capelli. «Qui figurati se mi fanno adottare un bambino. Ci vogliono anni anche per le coppie cosiddette normali!»

«Guarda, ti do il mio.» disse Ethan. Poi, scoppiò a ridere.

«Solo se è una femmina!» dichiarò Will ridendo a sua volta.

Ethan lo guardò, sorridendogli in maniera serena e distesa. Era uno di quei sguardi che poche volte nella vita si vedono e questo non sfuggì a Will. Percepì chiaramente che qualcosa dentro il suo coinquilino si stava smuovendo e di sicuro questo l'avrebbe reso meno ostile, o almeno se lo augurava. Non avrebbe sopportato altri suoi giramenti, tipo quelli dei giorni prima.

«Senti, io mangio solo un panino perché devo riandare in biblioteca quasi subito.» disse Ethan. Sospirò e si scompigliò la cresta argentea, sotto la quale incominciava ad intravedersi una riga nera di ricrescita.

«Vuoi che te lo prepari io? Posso metterci insalata, pomodoro... cotoletta...»

«Una cosa più leggera, no?» Disse Ethan interrompendo la lista di ingredienti.

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