Capitolo 19

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Will non riusciva a chiudere occhio. Il cuore gli martellava nel petto e più si girava nel letto, più il nervoso aumentava.

La verità era che gli mancava Ethan, gli mancava terribilmente...

Nonostante provasse verso di lui uno strano sentimento, forse più vicino all'odio che all'amore, aveva ancora le narici piene del suo profumo, la bocca piena dei suoi baci ardenti e appassionati, le mani piene della morbidezza della sua pelle e dei suoi capelli.

La tachicardia continuava a tormentare Will, tanto che alla fine, dovette alzarsi ed andarsi a preparare una tisana rilassante. Restare a letto sarebbe servito soltanto ad aumentare la sua irrequietezza. Mentre scendeva le scale, udì l'eco dei suoi passi riecheggiare tra le mura. Com'era opprimente il silenzio della casa senza Ethan.

Will mise il pentolino dell'acqua sul fornello e, nell'attesa che bollisse, si chiese se anche il suo ex coinquilino stesse pensando a lui e se lo odiasse. Quest'ultimo pensiero lo assillava più di tutti gli altri.

Sorseggiando il liquido caldo, quasi gli uscirono le lacrime. Il senso di distacco era lacerante. Forse era un idiota, anzi lo era, senza forse, ma non poteva continuare a mentire a sé stesso: nonostante tutto ciò che era accaduto, nonostante quello scemo l'avesse violentato, c'avesse fatto l'amore per poi scaricarlo, lui l'amava ancora... Sì, era così e non poteva farci nulla.

Will doveva assolutamente rintracciarlo e chiedergli di tornare ad abitare da lui, se lo desiderava ovviamente. Dove poteva cercarlo? Accidenti... poi gli venne in mente di chiedere informazioni ai ragazzi della band. Magari ne sapevano più di lui. Erano suoi amici, no?

Bene, c'avrebbe pensato l'indomani mattina. Ora era giunta l'ora di coricarsi.

Si stese di nuovo sul letto attendendo che la tisana facesse il suo effetto. Poco dopo, infatti, chiuse gli occhi e si addormentò.

Il mattino seguente Will si svegliò verso le dieci. Si fece una doccia veloce e, dopo essersi vestito e aver fatto una frugale colazione, telefonò al bassista del suo gruppo, quello che sembrava avere più contatti con il suo ex coinquilino.

Il telefono squillò per un po', dopodiché una voce maschile disse: «Pronto?»

«Ciao, scusa se ti disturbo» disse Will pieno di speranza. «Non è che hai visto Ethan ieri sera?»

«Ethan? No, non l'ho visto» rispose l'uomo.

«Ok, non importa» mormorò Will deluso.

«Ma non abitava con te? Ha combinato qualche casino?»

«No, lascia perdere... è una storia lunga! Ci vediamo».

«Ok, stammi bene Willy».

Will mise fine alla chiamata e si prese la testa fra le mani. Bene, era di nuovo da capo a dodici. E adesso che poteva fare?

Mentre cercava di pensare a qualche altro modo per rintracciare Ethan, Will si rese conto che il frigorifero era pressoché vuoto. Non gli restava che prendere il bus e andare a fare un po' di spesa.

Entrando nel supermercato, il ragazzo ricordò come si era divertito l'ultima volta che c'era stato con Eth. Uffa, possibile che la sua mente dovesse per forza tormentarlo in questo modo?

Nel momento in cui era intento a fare scorta di pasta, notò una ragazza di spalle dalla lunga chioma rossa. Che fosse Rebecca? C'era un solo modo per saperlo!

Si avvicinò alla tipa e la chiamò per nome.

«Sì?» rispose la giovane voltandosi. «Oh, sei tu!» affermò poi, riconoscendolo.

«Già» disse lui.

«Che ci fai al supermercato? Non hai una governante che ci va al posto tuo?» esclamò Rebecca e subito dopo scoppiò a ridere.

«Dai, smettila» mormorò Will abbassando gli occhi. «Oggi non è giornata».

«Sì, immagino... Io comunque stavo andando alla cassa.» affermò Rebecca.

«Anche io.»

I due ragazzi andarono a pagare e, quando furono fuori dal supermercato, la ragazza propose: «Ti va di andare a bere qualcosa insieme?»

«Perché no?» rispose il ragazzo sorridendo.

Entrarono in un bar lì vicino. Will prese un tè al limone freddo mentre Rebecca ordinò un cappuccino.

«Senti, hai sentito Ethan?» domandò Will per arrivare subito al sodo.

«Sì, ieri sera» rispose Rebecca.

«Suppongo che ti abbia raccontato ogni cosa.» affermò il ragazzo.

«Esatto.»

«Ah, mi sono comportato come uno stronzo.»

«Ma no, non è colpa tua... Cioè, io avrei fatto esattamente lo stesso!»

Will osservò Rebecca stupito: forse non era poi così male come sembrava.

«Senti, devo parlargli, è urgente. È da te per caso?» domandò il ragazzo.

«No, si è preso una stanza ad un b&b appena fuori città... L'ulivo, mi sembra che si chiami.» rispose la ragazza.

«Ok... allora devo trovare il modo di andarci!»

«Ma hai provato a chiamarlo al cellulare?»

«Ovvio, c'ho provato ieri sera... Ma non risponde. Credo che mi odi.»

«Se vuoi, ti do uno strappo io!» disse Rebecca.

«Ok, sarebbe fantastico» rispose Will illuminandosi.

«Allora è deciso» Dichiarò Rebecca guardandolo negli occhi. 

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