L'Allieva e... in punta di piedi

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Il giorno seguente Claudio esce molto presto, mi lascia un bigliettino sul comodino scarabocchiato di fretta e furia in cui mi informa che è dovuto uscire presto perché doveva terminare la perizia sul caso Celano.
Claudio è giustamente ferito dal mio dubitare ancora di lui e così decido di lasciarlo sbollire un po' senza cercare di giustificarmi: dovrei solo ammettere che ciò che ha detto ieri sera è vero, non voglio dirglielo in quanto finirei col peggiorare solo la situazione.
Così vado presso il British e faccio una prova scritta e una orale, alla fine Robert, il giovane insegnante di inglese con cui ho fatto le prove, mi inserisce nel corso A2. Un po' mortificata perché sarò probabilmente circondata da ragazzini, lascio la sede per andare da Calligaris che mi aspetta.
L'uomo mi accoglie con un caloroso sorriso e mi invita a sedermi, fa portare un bicchiere d'acqua. Mi mette ancora di più a mio agio.
"So che non sarà facile per lei, dottoressa, ma ho davvero bisogno di qualche informazione in più sulla vittima." annuisco "Come e quando vi siete conosciute?"
"Frequentavamo lo stesso liceo a Sacrofano. Lei era di lì. Siamo state compagne di classe, ma anche amiche fino a inizio quarto anno, poi lei si è trasferita con tutta la famiglia a Roma. La casa a Sacrofano l'hanno venduta e... insomma hanno tagliato i ponti con tutto."
"Perché?" chiede il vicequestore annotando le mie risposte.
E' una domanda semplice, la risposta no.
Mi schiarisco la voce e bevo un sorso dal bicchiere "Ha subito una violenza. I nostri compagni di liceo, hanno fatto una cosa orribile... a lei." mi ritrovo a stringere il bicchiere "Volevano farla anche a me... ma io... riuscii a fuggire, i ragazzi furono poi denunciati e... mandati in riformatorio perché minorenni. Non si sono fatti più rivedere, ma quell'episodio ha segnato entrambe e io, con il supporto della mia famiglia e degli amici ce l'ho fatta, lei ha preferito lasciare tutto."
Taccio, anche il vicequestore per un po' non parla.
Parlare di un episodio che ha provocato così tanto dolore non è mai semplice...
"Dottoressa, mi dispiace, io non avevo idea che lei avesse dovuto affrontare un'esperienza simile! E' sempre così solare!" constata lui.
Gli sorrido "C'è voluto tempo, ma poi sono riuscita a reagire." lui annuisce "Sa all'inizio pensavo... di essere io il problema, di aver fatto io qualcosa per provocarli, poi... per fortuna, con il dovuto sostegno, ho capito che erano loro il problema, non io. E così ho potuto voltare pagina."
Il vicequestore si alza e si siede accanto a me "Alice, come ha detto lei prima, non è colpa sua. Non è mai colpa delle vittime di questi atti... orripilanti." dice posando una mano sulla mia spalla.
Calligaris, dopo quanto gli ho raccontato, decide di rimandare il resto di domande che intendeva farmi: ha capito di avermi toccato nel profondo.

Se solo ripenso a quell'episodio... per fortuna ci pensa la Wally a distrarmi con una lavata di capo che mi ha fatto sentire piccola, piccola "Allevi, ma allora ogni tanto abbiamo ancora il piacere di averla qui in Istituto!" tuona la strega.
"Professoressa, il vicequestore mi aveva convocata e..."
"E lei è corsa! Ma lei cos'è un medico legale o una poliziotta, no me lo dica così prenderò i dovuti provvedimenti!"
"Mi dispiace." dico solo.
"Dispiacerle non basterà! E ora corra in biblioteca a lavorare e non perda altro tempo!" strilla facendo girare non pochi specializzandi nell'atrio che mi guardano chi con pietà, chi con sguardo d'accusa.
Faccio come ordina la strega e così vi resto fino alle 18 circa, in tutto ciò Claudio non sono riuscita proprio a vederlo né a incrociarlo... ci parlerò a casa!
Lasciato l'Istituto, vado al British per seguire la prima lezione di gruppo di inglese: per fortuna non c'erano solo ragazzini come me, ma anche molti altri giovani e anche qualche adulto, mi sono sentita meno sola!
Ho un terribile mal di testa: non credevo che imparare l'inglese fosse così difficile!
"Tutto okay?" mi chiede Robert, il mio giovane docente, mentre sto riponendo il quaderno nella borsa.
"Sì, anche se è un po' difficile imparare..."
"Imparerai presto." m'incoraggia. Robert è veramente un bell'uomo, ha dei folti capelli castani, occhi verdi, poca barba ed è vestito in modo casual.
"Speriamo!"
"Don't worry, Alice!" esclama sorridendomi. Ha anche un bellissimo sorriso.
Ricambio il sorriso e quando alzo lo sguardo, noto una fotografia di Alessandra e Margherita Celano "Posso chiederti una cosa?" gli chiedo un po' timorosa in quanto non so come possa reagire a questa mia curiosità.
"Sure!"
"Come le conosci?" chiedo indicando la foto riposta sulla scrivania di Robert. Questi abbassa lo sguardo, per un momento il suo volto s'incupisce e prende la foto. La osserva in silenzio, poi rialza di nuovo lo sguardo su di me "Lei, Margherita, è la mia ragazza. Lei mi ha insegnato l'italiano, anche se l'accento ancora non l'ho perso."
"Avevo anch'io un fidanzato inglese!" esclamo rendendomi conto che a Robert del mio passato non frega nulla. Sorrido imbarazzata, poi aggiungo "Allora come mai hai una foto di entrambe sorelle?"
Lui mi fissa a lungo, talmente tanto che temo possa dirmi qualcosa di poco carino in inglese senza che io possa replicare in quanto non lo capirei.
"Sei una della polizia?"
"No, ero un'amica di Alessandra. Un'amica di molti anni fa." rispondo scrollando appena le spalle.
Il suo sguardo diventa terribilmente cupo "Quindi sei tu che... sei tu quella Alice per caso?"
Annuisco semplicemente e in quel momento noto che lui sta accarezzando la fotografia.
"Ero molto legato anche a lei. Anche se con Alessandra era diverso. Era speciale. Per tutti." tace per qualche istante "Una volta mi parlò anche di te, ma quando lo fece divenne cupa. Triste."

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