L'Allieva e... una serata rovinata

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La sera arriva e con essa le 20:30, Davide è puntualissimo e, incredibile a dirsi, lo sono anch'io.
Il posto in cui mi porta è leggermente fuori Roma, è un ristorante circondato da un lussureggiante boschetto il cui silenzio è interrotto di tanto in tanto dal frinire dei grilli. L'atmosfera è semplicemente rilassante, raccolta. Nell'arredamento della sala, con vetrate su tutti i lati, prevale il colore verde che, insieme alle piante che si trovano all'esterno, trasmette una sensazione di pace e quasi beatitudine.
Davide avverte che siamo arrivati e ci accomodiamo vicino a una delle tante vetrate "Bello, eh?" chiede lui sorridendomi. Annuisco con un gran sorriso "E' bellissimo questo posto, come lo hai scoperto?"
"Ci venni qualche anno fa..." risponde in modo evasivo.
Mi schiarisco la voce, mi guardo intorno "Spero di non essere stato eccessivo nell'invitarti a cena fuori." riprende Davide, lo guardo "Il mio non è un corteggiamento, voglio che sia subito chiaro, non voglio provarci con te, è solo che ci tengo a ringraziarti per avermi salvato e aver dato una scossa alla mia vita."
Lo guardo dritto negli occhi, sto per chiedere il motivo della seconda parte della sua frase quando sento chiaramente le voci di Claudio e della Rossa nel locale, mi volto nella direzione da cui provengono e li vedo: sono appena entrati, lei cammina sotto il suo braccio, sorridono e chiacchierano animatamente. Distolgo lo sguardo, guardo fuori, poi Paola parla "Ma tu guarda chi c'è, Allevi!" sono costretta a voltarmi, Paola e Claudio si stanno avvicinando al nostro tavolo: il volto di Paola è luminoso, vittorioso, quello di Claudio mi è indecifrabile.
"Ciao, cara." mi saluta Paola "Buonasera, sono Paola Giordani." aggiunge volgendosi a Davide stringendogli la mano e presentandosi a sua volta "Anche voi conoscete questo posto! Incredibile!"
"Buonasera." dice Claudio.
"Che bella coincidenza, non trovi Claudio?" prosegue la Rossa.
"Fantastica." risponde Claudio con voce incolore.
Lui poi mi guarda dritto negli occhi, mi guarda intensamente, poi volge lo sguardo verso Davide che, educatamente, gli porge la mano in segno di saluto, Claudio osserva la sua mano, poi il suo volto con espressione quasi disgustata e infine la stringe.
"Beh, buona serata." si congeda Paola che tira con sé Claudio, questi non ci saluta, mi volge solo un altro lungo e intensissimo sguardo, lo guardo anch'io. Non riesco a ignorare ciò che ha rappresentato e ciò che è per me.
Si siedono a tre tavoli di distanza, Paola fa accendere anche la candela al centro del tavolo, mentre io volgo lo sguardo verso l'esterno, gli occhi mi diventano lucidi "So che non ci conosciamo abbastanza per parlare l'uno del passato dell'altra, ma devo chiedertelo" afferma Davide "E' per lui che stai così male? Vuoi che gliene dica quattro o gli insegni come trattare una donna?"
Sorrido, o almeno ci provo "Sarebbe forte la scena, ma no. Non preoccuparti." respiro profondamente "Fa solo tanto male." proseguo sforzandomi di darmi un tono ed evitare di essere patetica.
"Alice, tranquilla, con me puoi essere quella che sei. Puoi piangere. Male che vada diremo che hai un'allergia!"
Sorrido "Ma da dove sei venuto fuori tu?"
Anche lui sorride, poi scrolla le spalle "Dall'uovo di Pasqua direi di no, sai, sono un po' troppo grande!" ridacchio mentre piccole lacrime si affacciano bagnandomi appena le guance "Ascolta" dice prendendomi una mano delicatamente "so cosa provi. Un anno fa la mia ex mi ha tradito con il mio migliore amico, un classico sì, ma che fa male. Brucia. Vorresti lasciare il posto di lavoro che lei frequenta, cambiare la casa che dividevi con lei, vorresti buttare tutto al vento, ma poi un giorno i tuoi migliori amici ti ricordano chi sei veramente e che devi trovare la forza di andare avanti anche senza di lei perché prima o poi qualcosa di bello arriva nella tua vita." mi porge un fazzoletto con cui asciugo le lacrime "Ovviamente le parole sono tutta un'altra cosa rispetto ai fatti, lo so. Però almeno fattelo dire da chi ci è già passato." annuisco "Non so te, ma io ho voglia di un risotto ai frutti di mare!" esclama lui provocandomi un altro piccolo sorriso.
"Anche per me." affermo "Davide?" lui alza lo sguardo "Grazie." aggiungo stringendogli appena anch'io la mano "Sei arrivato nella mia vita nel momento giusto." proseguo tirando su col naso "Non vorrei che tu però interpretassi male ciò che intendo... insomma, sì... ehm..." mi affretto ad aggiungere quando capisco che le mie parole possono essere mal interpretate.
"Alice, tranquilla, siamo due persone adulte e credo sappiamo ben capire quando è e se è il momento di iniziare qualcosa oppure no." mi tranquillizza lui sorridendomi "Non sono neanche io pronto ad iniziare una storia che sia seria o meno, ho - personalmente - bisogno di tempo per... tornare ad essere chi ero."
"Ti ha fatto molto male?" chiedo, ci interrompe l'arrivo di una giovane cameriera che prende le nostre ordinazioni, quando si allontana Davide mi risponde "Molto. Le ho dato tutto, tutto me stesso, ho diviso anni della mia vita con lei e poi..." lui scrolla le spalle "Si è tutto dissolto nel nulla." abbassa lo sguardo per un momento, poi lo rialza scuotendo il capo "E lui? Cosa ti ha fatto? Ti ha tradito con la Donna Rossa?"
Osservo il loro tavolo "In realtà ci siamo fatti male a vicenda più e più volte. Lei... ha solo fatto emergere la parte peggiore di entrambi. Ci siamo amati tanto, ma l'amore non è bastato." rispondo "Scusami, vado un attimo alla toilette." mi congedo alzandomi e andando in bagno.
Respiro profondamente, cerco di darmi nuovamente un contegno quando la porta della toilette si apre, è Claudio "Complimenti! Complimenti al tuo vittimismo, stavi quasi per convincermi stamattina."
"Non so di che parli." dico aprendo il rubinetto e lavandomi le mani "E comunque questo è il bagno delle signore!" gli ricordo "Esci."
"Sono contento che tu esca con qualcuno. Così almeno non soffri per colpa mia." deglutisco, io sto malissimo senza di te... mi sembra quasi di non respirare senza di te... "Ti auguro il meglio. Forse con lui troverai la pace che meriti."
Sta per uscire "Claudio?" lui si ferma "E tu l'hai trovata?"
Claudio mi guarda a lungo, fermo sulla porta, l'aria intorno a noi si carica di una strana intensissima elettricità, poi senza aggiungere altro si volta e va via.

Tornare a tavola da Davide e ignorare Claudio è una vera a propria sofferenza, equivale a fare violenza su me stessa, fare finta di non sentire la sua voce o ignorare la voce di Paola è un'ulteriore grande sfida. Davide lo capisce perché dopo il primo piatto propone di passare a un contorno velocissimo e poi alla frutta, più e più volte mi stringe la mano dicendo "Resisti, tra poco andiamo via."
La serata era iniziata bene, ma si è conclusa decisamente male.
"Mi dispiace che il mio pessimo umore abbia rovinato la serata." dico a Davide mentre passeggiamo nel cuore del centro storico di Roma, lui mi rivolge uno sguardo tranquillo e poi aggiunge "Non hai rovinato assolutamente nulla. Capisco il tuo stato d'animo e proprio perché lo capisco non ti giudico."
"Grazie, dico davvero. Non tutti... anzi, forse nessuno sarebbe stato tanto carino ed empatico come te."
"Eh lo so, sono una rarità." sorrido "Tu sei proprio di Roma, Alice?" mi chiede cambiando argomento.
"No, sono di Sacrofano. Mi sono trasferita qui per studiare medicina, poi per la specializzazione. E tu? Romano doc?"
"No, io vivevo a Milano, poi mio padre molti anni fa aprì il suo studio qui a Roma e così ci siamo trasferiti nella capitale e da allora sono rimasto qui. In verità avevo anche pensato di tornare su, ma poi sai tra lavoro e poi... l'amore, insomma, non sono più andato via."
"Vale più o meno anche per me." convengo "Hai qualche hobby oltre al tuo lavoro?"
"Mi piace correre, corro infatti tutte le mattine, giocare a calcio con qualche amico una volta a settimana, e tu? Non dirmi che sei solo dedita a specializzarti e salvare gli altri?"
"Ma no, è ovvio!" esclamo ridendo "Ho... beh, più che hobby è una mania quasi la mia, adoro acquistare scarpe, a volte mi dico che dovrei essere più giudiziosa e dovrei gestire meglio il mio denaro, ma poi vedo un bel paio di scarpe e non so proprio resistere!"
"Ognuno ha le proprie manie, diciamo." mi rassicura lui "Io quando ero piccolo collezionavo maniacalmente tutte, e dico tutte, le palle che mi capitavano per le mani, piccole, grandi, medie, da golf, da tennis, da calcio, da rugby, poi per fortuna sono cresciuto e ho capito che avere quella quantità di oggetti era decisamente inutile."
"Mi piace la tua autoironia, è bello sapere che c'è qualcuno che riesce a farla!" esclamo sorridendo.
"Avevi dubbi, Allevi?" chiede lui ironicamente, il mio sorriso si tramuta in un'espressione triste e pensierosa "Non chiamarmi così, però, ti prego." lo supplico, lui deve aver capito che anche Claudio mi chiamava così e si rabbuia anche lui.
Perché mi ha chiamata per cognome?

____

Qui qualcuno rosica, e tanto.
Eheheh direi che è anche ora, caro mio.

Grazie infinite per avermi accompagnata fin qui
in questa storia,
grazie di cuore. ❤

Devo avvisarvi che siamo
a -2 dalla fine, poi
vorrei fare un capitolo completamente dedicato
alle vostre domande/curiosità
sulla trama
(e non).
Per quest'ultimo aspetto poi
sarete voi a dirmi se
vi piace come idea o meno!
A presto e bacioni a tutti 😘😘

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