Capitolo 43

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Quando la macchina si ferma e scendiamo ho solo una domanda in mente, e decido di dirla a voce alta:
"Dove siamo?"

Mi guardo intorno, ma non noto edifici particolari da farmi capire dove io mi trova.

"Francoforte" risponde mio padre scendendo dopo di me.
Mi fa cenno di seguirlo e appena faccio caso a quello che ho intorno noto una grande villa, il doppio di quella che aveva Dominik a Mosca.
Questa volta, però, non posso fare a meno di esserne sbalordita.
All'entrata si preannuncia un cortile ben curato, l'erba è di un verde brillante con ogni tipo di fiore e qualche fontanella qua e là.
La villa è davvero imponente, tutta bianca e le uniche cose diverse sono le finestre, che hanno contorni neri.

Arriviamo davanti all'enorme portone e prima di entrare mio padre si volta verso di me.
"Non rimarremo qui per molto, quindi ti consiglio di farti una doccia calda alla svelta. Ora vieni ti mostro il bagno"

Appena varchiamo la soglia della villa la prima cosa che si può notare è sicuramente il pavimento, talmente bianco e lucente che ci si può specchiare sopra. Quasi quasi è davvero un peccato calpestarlo. Il resto della villa è arredato come tutte le case, con mobili neri o bianchi.

Salgo le scale e mio padre mi mostra il bagno facendomi vedere anche un guardaroba colmo di vestiti firmati, giacche in pelle e borse che costerebbero più della mia vita. Alla fine riesco a trovare un intimo che stranamente può contenere la mia terza abbondante, un paio di jeans e una felpa.

Faccio una doccia veloce, mi vesto e asciugo i capelli solo con un asciugamano. Prima di uscire dal bagno accendo il GPS del telefono, così Daniel mi potrà rintracciare. Sono sicura che sia lui che Sissi mi stiano cercando, anche perchè è sarebbe strano sparire nel nulla. E spero vivamente che magari contattino Dominik in qualche modo. Se c'è qualcuno che può salvarmi dalle grinfie dell'uomo che dovrebbe essere mio padre è propio Dom.

Per il momento mio padre non sembra avere cattive intenzioni, però, continuerò a tenerlo d'occhio. E per il momento voglio tenere nascosto il telefono, facendogli credere che quando mi hanno rapita hanno buttato via tutti i miei oggetti personali. Guardo la batteria che mi indica il 64%, spero solo possa durare il più a lungo possibile. Certo che gli uomini di Serghei sono dei veri idioti ad avermi rinchiusa in una stanza senza togliermi il telefono.

Faccio un grande respiro e mi dirigo piano piano di sotto. In soggiorno non vedo nessuno, tuttavia sussulto quando scopro che ci sono due uomini a fare di guardia all'ingresso. Porto una malo al petto sperando che il batticuore si fermi, lancio un'ultima occhiata a quei bestioni che hanno sempre un'espressione seria, e sembrano pure delle statue in quella posizione rigida. Rotorno in me e mi dirigo in una stanza dato che sento dei rumori strani.

Appena la trovo, capisco che è la cucina ed entro dentro vedo mio padre alle prese nei fornelli, inizia ad imprecare a bassa voce. Fingo un colpo di tosse e mi avvicino a lui.

"Perchè stai cucinando?" Alzo un sopracciglio scettica e lo osservo. Da così vicino posso vedere la ricrescita della barba e tra i denti tiene uno stuzzicadente.

"Per te mia cara, non è ovvio?"

"Si ma, perchè?"

"Non ho avuto tempo di chiamare una cuoca quindi sto cercando di improvvisare. Perchè questa carne non si ammirbidisce velocemente?" Domanda tra sé e sé grattandosi la testa.

"Miele" rispondo.

"Cosa?" Ruota la testa verso di me lo osservi dritto negli occhi verde scuro.

"Se vuoi che la carne si ammorbidisca velocemente puoi cospargerla di miele, in più le darebbe un tocco ancora più saporito e gustoso." Concludo con tono serio.

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