Capitolo 9

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A mezzogiorno lasciai la casa di Alex, mi fece conoscere la sua sorellina e sua madre, erano entrambe molto carine. Sua madre si sorprese un po' nel vedermi all'inizio, ma poi incominciò a farmi sentire al mio agio. Si stava benissimo a casa loro e non volevo più andarmene.

Non volendo scomodare nessuno, decisi di prendere il treno per tornare a casa.
Ero tesissima ed impaurita per il fatto che una volta a casa sapevo cosa mi aspettava, entrambi i miei genitori non erano a lavoro e mia madre non ha più smesso di chiamarmi da ieri sera.

« Dove sei stata per tutto questo tempo ?! » mi domandò furiosa mia madre, mentre io chiudevo lentamente il portone dietro di me.
« Ti ho chiamato variate volte e non mi hai risposto! Neanche Lara sapeva dove eri finita!Dove sei stata!? » aggiunse mantenendo il tono alto e volto severo e deciso.

Non sapevo cosa dirle, avevo paura di raccontarle la verità, non solo perché avrei urtato la sua fiducia, ma anche perché lei l'avrebbe sicuramente detto anche a mio padre e se lui lo fosse venuto a sapere sarebbe andato di matto. Quindi dopo essere rimasta immobile a fissarla terrorizzata, presa dal panico, scappai di sopra in camera mia.
« Nadia vieni subito qui ! » mi ordinò inutilmente.

Dopo qualche minuto entrò in camera mia dove mi trovò in lacrime.
« Oh dio mio! Nadia! Smettila di fare questa inutile scenata. Non sei più una bambina!... »
Continuò ad urlarmi addosso per un po', io intanto pensavo a quella sera.

Sentendo le urla della moglie, ad un certo punto anche il marito decise di aggregarsi, ma con più severità fino a farmi dire tutto.

Il marito mi diede uno schiaffo e mi urlò « Che non ti venga più in mente, vergognati! Rimarrai in punizione fino a quando non lo deciderò io, capito?! Niente più telefono, niente più computer, niente più motorino e niente più uscite con gli amici! Con i genitori del ragazzo me la sbrigherò io oggi! »
« Ma papà, Alex e loro non c'entrano niente! »
« Chiudi quella bocca! » urlò nuovamente.
Mi prese il telefono e se ne andò sbattendo la porta seguito dalla moglie.

Volevano che io incominciassi a farmi schifo da sola per essere andata a letto con Alex, come se provare piacere fosse solo roba per adulti.

Avevo il viso ricoperto di lacrime, incominciai a provare odio per i miei genitori, anzi, per tutto e tutti, volevo solo sentirmi libera da tutta quello schifo, vivere senza problemi e distrazioni .
Senza pensarci due volte, presi uno zaino e lo riempii di roba, presi la carta di credito di mia madre e uscii di casa senza farmi notare.

Non mi sentivo per niente in colpa, questa sensazione di libertà mi faceva rinascere.
Avevo addosso la felpa nera che mi aveva regalato Alex, dei leggings neri e le Dr. Mertens ai piedi, e girovagavo per la città come un vagabondo, camminando di qua e di là senza una meta precisa.
Arrivò una certa ora in cui incominciai a sentirmi stanca, incominciai a sentire molto freddo e voglia di tornare a casa, ma non l'avrei fatto.
Non potevo chiamare nessuno e non sapevo da chi andare, mi sentivo sola in mezzo a tutta quella gente.

Incominciai a prendere più mezzi di trasporto possibili, che mi portassero lontana da casa.
Mi ritrovai in una città in cui non ero mai stata, credo si trovasse a 3 o 4 ore da casa mia.
Chiedendo ai passanti riuscii a trovare un bed and breakfast dove presi una camera con l'intenzione di stare lì per almeno una settimana.

Non mi sentivo al mio agio, la camera mi inquietava ma dovevo accontentarmi.

Rimasi lì dentro una settimana o più, in quell'arco di tempo non toccai cibo, uscivo qualche volta per prendere aria e mi allenavo fino allo sfinimento. Ogni giorno che passava mi sentivo sempre più stanca e sentivo che mi stavo ammalando, non ce la facevo più di stare lì dentro, volevo tornare a casa ma ero troppo orgogliosa e testarda per farlo.

Un giorno decisi di fermarmi in una tabaccheria a comprare un pacchetto di sigarette e presi anche un pacchetto dì lamette nonostante non fossero in programma.
Di sigarette me ne fumai una, poi due e tre, una dopo l'altra senza pensarci, mentre lo facevo guardavo fuori dalla finestra e pensavo, intanto una lacrima dopo l'altra mi bagnava il viso ormai sbiadito. Presi una lametta, l'appoggiai lentamente al mio polso fino a bucare la mia pelle, poi tirai con forza, facevo un taglio dopo l'altro, come con le sigarette, senza pensarci.

Non mi ricordai esattamente cosa successe dopo, so solo che mi risvegliai il giorno successivo in camera mia con i polsi fasciati e la prima cosa che pensai fu "Finalmente", anche se non volevo farlo notare, ero felicissima di trovarmi finalmente lì, sul mio letto al caldo, a casa mia, dove mi sentivo al sicuro e non fuori posto.

Una volta prese le forze per alzarmi dal letto, la prima cosa che feci fu andarmi a pesare.
"46kg"
Mi piaceva come numero ma avrei voluto qualche chilo in meno; il 46 era più vicino al 50 e io invece volevo qualcosa che si avvicinasse di più al 40.

Allo specchio mi vedevo molto pallida e molto più magra rispetto a più di una settimana fa, mi erano mancate tutte quelle ossa sporgenti ed evidenti, subito dopo andai a farmi una doccia calda.

Nonostante essermi messa tre maglie, un maglione di pile, la coperta e con il riscaldamento acceso al massimo in camera mia, non la smettevo più di tremare.
Mi sentivo indolenzita, probabilmente a causa degli eccessivi esercizi che avevo fatto, non riuscivo a camminare perché sentivo dei forti dolori nei mosconi delle gambe, le braccia mi facevano male e anche gli addominali mi provocavano molta sofferenza, era come se il mio stomaco stesse risucchiando tutto quello che aveva dentro. Era passato tanto tempo da quando mi allenavo così.

Mi ributtai nuovamente sul letto perché non mi sentivo molto bene, oltre che al malore fisico, la testa mi incominciò a girare e non riuscivo a stare in piedi per tanto tempo.

« Stai bene? » mi chiese mia madre entrando in camera.
« Più o meno » risposi.
« Alzati e sfogliati un attimo che ti guardo »
Mi alzai dal letto e mi sfogliai con fatica, perché  stavo morendo di freddo e in più avevo anche paura della sua reazione.
« Oddio Nadia, guardati! » esclamò preoccupata, dopo mi fece pesare e ci rimase malissimo quando vide quel numero.
« Amore sei alta 1 metro e 70, sembri uno scheletro » disse, aveva gli occhi lucidi e il naso rosso, si strofinò gli occhi e aggiunse « Hai freddo? Vestiti, e ti porto un'altra coperta, un tè caldo e magari qualcosa da mangiare.. »

Mentre parlava e intanto io la fissavo, mi dispiaceva per lei, perché questo suo malessere l'avevo creato io e mi sentivo in colpa per questo.

-

L'inizio del mio sabato sera lo passai seduta sul mio letto a guardare film, a navigare sui social e a vedere come stavo scendendo drasticamente nell'Hightlist.
Erano già passati 3 giorni da quando ero a casa, avevo ancora i polsi fasciati, mi era venuta la febbre alta, assumevo molte medicine, bevevo tante tisane calde, mangiavo ogni tanto ma smaltivo tutto facendo molti esercizi fisici di nascosto nonostante stessi molto male. Ero ritornata più o meno alla situazione iniziale, probabilmente mancava pochissimo ad un altro ricovero.

Dalla mia camera incominciai a sentire delle voci provenire dal piano di sotto, inizialmente non mi suscitarono tanto interesse perché pensai che fossero amici dei miei genitori che sinceramente avrei preferito evitare, ma dopo qualche minuto, una voce maschile molto familiare incominciò ad attirare la mia attenzione, era profonda e si distingueva in mezzo a quello delle due donne e dei due uomini. Non riuscivo a sentirla bene perché non parlava tanto ed era anche lontana, quindi presa dalla curiosità decisi di avvicinarmi il più possibile al soggiorno. Scesi lentamente le scale senza farmi sentire, una volta arrivata agli ultimi gradini, mi affacciai e rimasi sbalordita dalle persone che vidi. C'erano i miei, Alex e i suoi genitori che scherzavano e ridevano tranquillamente, parlavano del più e del meno come se si conoscessero da sempre.

-"Come sta Nadia?"- chiese la madre di Alex ai miei.
-"Si sta riprendendo, ma è ancora molto debole"- rispose mia madre poi aggiunse -"È di sopra che riposa, le dico di venire di sotto"-
-"Ci farebbe piacere vederla, ma se sta riposando meglio lasciarla in pace"- disse il padre di Alex.
-"No no, direi che anche a lei farebbe molto piacere vedervi, poi dovremmo chiarire molte faccende con lei"- disse mia madre.

Quando sentii che si stava alzando, cercai di dirigermi velocemente in camera mia, così da non farle pensare che io stessi origliando la loro conversazione.

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