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Percorremmo la strada sotto alla pioggia arrivata da poco, mentre i locali intorno a noi facevano da sottofondo a quella nostra corsa con ritornelli di canzoni conosciute molto in quel periodo ed ascoltate tanto, talmente tanto da far iniziare Yoongi a canticchiare ed io ad accompagnarlo. Ridacchiamo per qualche frase e non pensammo ad altro. Stavamo... bene? Io sì. Croce sul cuore. «Ti piace la pioggia Jiminie?» mi domandò ad un tratto e si fermò davanti ad un incrocio lasciandomi sotto al portico di un hotel senza preavviso.

«Io beh... non ci trovo nulla di speciale...» dissi e sorrisi quando dovetti socchiudere gli occhi spostando con una mano la mia frangia bagnata da quest'ultimi per vederlo meglio. «Bene» mi guardò lui ora e mi trasportò in strada con lui sotto al temporale, completamente colmo d'acqua, avvicinandosi al mio copro. «No Hyung che fai!» dissi ma ormai ero intento a togliermi le goccioline dal volto per riuscire a vedere senza provare fastidio e provai a non sentire freddo ma continuai a tremare sentendo la mia maglia fradicia appiccicata al petto. «Chiudi gli occhi» mi chiese e corrugai il viso alle sue parole.

«Dai, fidati» mi incoraggiò di nuovo e sospirai, lasciando giù le mie braccia che accarezzarono le mie cosce nascoste dai miei bellissimi pantaloni neri ed attillati. «Non essere teso, non ti faccio nulla» sorrise sghembo ed utilizzò un tono simpatico vedendomi perplesso. Sbuffai alzando gli occhi al cielo. «Carino» dissi, per prenderlo in giro e lui ridacchiò posizionando una sua mano sui miei occhi. Mi costrinse a chiuderli senza replicare in nessun modo ed alla fine non cercai nemmeno di oppormi al suo desiderio.

Yoongi tolse la sua mano dal mio viso ed io rimasi immobile, capendo di non poter vedere. «Ed ora Hyung?» domandai, quasi stessimo sopra delle montagne russe e per la paura non feci altro che non guardare. «Alza il capo» disse e contai fino a tre prima di sentirmi pizzicare il viso e tremare gli occhi. «Rilassati Jiminie» disse e la sua voce era così vicina da poter riconoscere le sue labbra a sfiorarmi le orecchie. Mi prese nuovamente le mani facendomi aprire le braccia e distesi i muscoli del viso, sentendo la pioggia scivolare sui miei lineamenti.

Ascoltai quel suono ed era intenso quanto una fiume in piena ma meno potente di una cascata. Per uno che se ne stava a casa, grazie alla madre che gli impediva di vedere la pioggia anche dalla finestra perché super protettiva e con la paura che potesse ammalarsi subito, era straordinario. Poteva rilassare ed incantare quasi fosse una ninna nanna od il movimento ondulatoria di una nave da crociera. Ne rimasi meravigliato e sorrisi, notando che in quell'istante anche il profumo fosse cambiato; invece del solito odore di bagnato un profumo di rose sovrastò il tutto.

«Ti piace la pioggia Jimin?» sentii domandarmi ed abbassai il capo, aprendo gli occhi. Sussultai, constatando davvero che fosse tanto vicino al mio fisico ed i brividi iniziarono a percorrermi il corpo. Stetti immobile e senza volerlo gli guardai le labbra, sulle quali goccioline stavano tracciando i loro contorni e solo quando si schiusero per muoversi decisi di guardarlo negli occhi. «Allora?»
«S-sì, mi piace» risposi, con il cuore in gola e la vergogna sulle mie guance. Sorrise, compiaciuto dalla mia risposta ed io tremai, non aspettandomi che mi prendesse il volto fra le mani toccandomi un labbro con il pollice; quasi avesse voluto constatare che fossi reale ed ancora vivo. «Ed io che volevo baciarti dopo la cena» sospirò, lasciandomi senza fiato.

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