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Salimmo sul mezzo e per fortuna trovammo quattro posti liberi all'entrata. «Ragazzi!» ci richiamò Namjoon, dopo cinque minuti di puro silenzio e purtroppo urlò talmente tanto da attirare l'attenzione di tutti i presenti all'interno del vagone del treno. «Cosa c'è?»
parlò Hoseok e non mi parve molto contento, probabilmente anche lui avrebbe preferito rilassarsi piuttosto che venir spaventato da Namjoon. «So. Il. Suo. Nome!» scandì bene le parole, appoggiando poi la testa al sedile e sospirò, mostrando un sorriso che mai prima d'ora gli illuminò tanto il viso. Io ridacchiai a quella vista ed a quanto pareva fui l'unico a farlo: Taehyung si voltò a guardarmi come se avessi qualcosa che non andava in quel momento. «Eddai è divertente... non trovi?» dissi ma non sembrò essere d'accordo con me.

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Papà parcheggiò sotto il supermercato, parcheggiava sempre lì, anche quando non pioveva, soprattutto perché sopra vi era un ragazzo che ci inseguiva per prenderci le borse della spesa. Lo faceva per aiutarci ma era sempre così insistente... ricordo che un giorno preso dalla rabbia mio padre gli aveva lasciato una monetina e gli aveva chiesto gentilmente di non venire più da noi, dato che eravamo inoltre in due. Il ragazzo invece non si scoraggiò e continuò ad avvicinarsi. «Possono aiutare solo chi gli chiede una mano no? Perché vengono anche da noi che siamo pure in due... abbiamo quattro mani!» sbottò in macchina ed io finii per alzare la musica in radio per calmare entrambi.

Da quel giorno quindi parcheggiavamo sempre sotto, anche se l'odore di chiuso e stagno non era il massimo. «Quindi Jimin, prendi il soldo da mettere nel carrello, chiudo l'auto e saliamo con l'ascensore mh?» annuii e vedendolo cercare all'interno del suo borsello, aprii intanto la portiera: l'ansia che avevo di rincontrare il mio Hyung a lavoro era aumentata a dismisura. «Ecco, tieni, arrivo» mi porse la monetina e rapido uscii dall'auto. «Ti aspetto appa» dissi, iniziando quasi a correre verso i carrelli. Presi il primo senza indugiare e svelto mi incamminai verso l'ascensore. Andava lentamente e toccava aspettare sempre due o tre minuti dopo aver pigiato il bottone.

«Eddai...» tremavo dalla smania di rivedere Yoongi; quel giorno non ci eravamo nemmeno scritti. Non vedevo l'ora di rincontrare il suo sguardo in quella tuta nera che gli stava d'incanto, quasi fosse sbagliato per il supermercato ed avesse mancato una sfilata all'ultimo minuto. Era un modello, uno fra i più belli che abbia mai visto. «Ohi Jimin, cosa è questa fretta?» sobbalzai alla voce di mio padre che provenne da dietro le mie spalle e mi morsi un labbro, cercando una scusa alla svelta. «Devo fare molti compiti per domani sai... quindi... prima facciamo la spesa prima ritorniamo a casa» dissi e sorrisi. Non avevo nemmeno balbettato, mi stavo già regalando da solo la medaglia da mettere al collo per l'autocontrollo. Stavo migliorando e ne ero contento.

«Mi avevi chiesto tu di venire però, se sapevo che avevi da fare i compiti-»
«E mi sono dimenticato! È arrivato l'ascensore, su, saliamo!» fermai le parole di mio padre appena arrivò l'ascensore e lo vidi entrare con il volto corrugato dopo di me ed il carrello. Sorrisi ancora, diventato nervoso ed iniziai a guardarmi intorno battendo con un piede il terreno per quanto scomodo mi stavo sentendo in quel momento. Diamine Jimin... calmati! Pensai.

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