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In casa Park regnava ancora il caos. Hoseok e Namjoon avevano già finito il film e si erano convinti a giocare ad un gioco semplice ed all'apparenza calmo. Ciò che si vede od a cui si crede a volte inganna ed infatti in pochi minuti riuscirono a trasformare quel passatempo in un campo di battaglia e spargimento di sangue per raggiungere lo stesso obbiettivo: la vittoria. Sembravano bambini visti da occhi altrui ma purtroppo nessun occhio guardò loro dall'esterno, perché le uniche due persone in quella camera che non stavano giocando con loro erano Taehyung e Jungkook, occupati a fare altro.

Alla fine Taehyung era un ragazzo timido e riuscì a mala pena anche solo a parlarci con il minore, tanto introverso anche lui ma che si decise a prendere le redini del loro piccolo rapporto. Si erano rintanati sul letto, seduti uno vicino all'altro ed iniziarono a ridere ed a conoscersi meglio, sebbene il
maggiore avrebbe comunque voluto baciarlo di nuovo. Mancava il coraggio e Jungkook era ugualmente troppo bello anche senza le labbra macchiate e rese dolci dalle sue. Aveva solamente scherzato con Jimin al telefono perché sapeva quanto piacesse all'altro arrivare prima in tutto e lo fece apposta, con lo scopo di dar coraggio al suo migliore amico.

«Ti ho visto Nam! Stai barando!» urlò Hobi senza preavviso, alzandosi con uno scatto dal pavimento ed indicando l'altro con un dito rimasto con un'espressione indifesa e quasi completamente spaventato. «I-io non ho fatto nulla invece» si difese così Namjoon, tenendo in mano quelle sue carte e chiudendole subito con possessione verso il suo petto. «Sicuro sicuro?» domandò Hoseok ed alzò un sopracciglio avvicinandosi con il volto. Incrociò le braccia al petto, mettendo quindi ancor più in soggezione il maggiore che con poca fiducia verso se stesso cercò di non demordere. «Sicurissimo» disse ed alzò il mento, mostrandosi persuasivo e convincente ma fece l'errore di deglutire e Hobi sorrise.

«Beccato!» strillò ed il suono d'un campanello inaspettato bloccò i movimenti di tutti e quattro, i quali si ritrovarono a voltarsi verso la porta spaventati dall'idea che se nessuno si fosse mosso ancora - e se fosse stato Jimin quello dietro alla porta - quel loro stupido piano sarebbe andato in pezzi.

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Suonai più volte al campanello e rimasi ad osservare Yoongi fare retromarcia con l'auto e salutarmi dal finestrino con ancora il sorriso in volto e le guance color fuoco. «Ciao Hyung!» urlai, sbracciandomi per farmi vedere meglio e saltellai sul posto una volta vista la macchina scomparire dietro l'angolo; quella sera era stata davvero la più bella ed indimenticabile della mia vita. Sospirai, appoggiandomi con una mano sulla porta e solo dopo - solo quando mia madre aprì per bene quest'ultima facendomi cadere a terra - mi ricordai del mio stupido piano creato per uscire di nascosto. «E tu che diavolo ci fai qui fuori Jimin?!» urlò ed io non seppi come risponderle.

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