①⑥

2.2K 166 6
                                    

Ti sognai di nuovo ed eri girato di spalle, con la tua tuta nera che rendeva il tuo viso pallido più luminoso del solito. Volevo venirti in contro e decisi di incamminarmi lentamente verso di te. Stavo sorridendo, felice di averti incontrato ma ora vidi un ragazzo, più grande di me, che ti faceva ridere con lui. Fermai il mio passo, come il gatto quando aspetta il momento giusto per acchiappare il topo e ti osservai, non muovendo muscolo. 

Desti un numero di telefono anche a lui ed io sentii una scossa, come se qualcuno mi avesse colpito con un teaser. Mi lacrimarono gli occhi, come fecero i tuoi nel notarmi ma avevano due sapori diversi quelle lacrime: le mie non sapevano affatto di rammarico e umiliazione, erano un po' più salate; un po' più amare e deluse.

«Jimin... è ora di stare su» mi svegliò mio padre, ancora una volta posto a qualche metro dal mio letto. Era da giorni che non utilizzavo la sveglia, la voce di quell'uomo mi piaceva di più e poi, quell'aggeggio infernale non se ne sarebbe andato lontano da me fra soli due mesi.

Il signor Park doveva rimanere solo un'altra settimana ed invece, arrivarono a dargli due mesi di incarichi da svolgere tranquillamente in zona. Non era male come idea, anche se questo voleva dire tornare molto più spesso in quel supermercato tanto temuto da me stesso. Ero già terrorizzato di prima mattina? Probabilmente sì, sapevo che con mio padre, i buoni non sarebbero finiti così tanto facilmente e che mia madre amava quando passavamo del tempo insieme.

«Buongiorno...» sbadigliai «Appa» mi stiracchiai un attimo e ci misi poco ad alzarmi, scendere dal letto e prendere i panni per andare in bagno a cambiarmi. «Non metterci tanto mh?» mi chiese ed io annuii. «Faccio presto» risposi e mi lavai il viso per riavvivare un attimo il colore del mio volto. Mi truccai un po', solo per nascondere le occhiaie e per dar luce allo sguardo, ahimè, anche lui troppo stanco.

Erano passati due giorni da quando chiamai Yoongi e stavo ancora aspettando una sua eventuale chiamata, consapevole del fatto che si fosse già annoiato a parlare con me; insomma, avevamo chiacchierato per massimo dieci minuti e poi gli chiusi in faccia. Mi pettinai i capelli e dopo aver messo anche le scarpe, mi incamminai in cucina per fare una veloce colazione avendo poco tempo: dieci minuti e poi sarei dovuto partire per la scuola.

«Cosa mangia il signorino questa mattina?» parló mio padre già in giacca e cravatta e stava per accendere i fornelli e posare su di loro una padella. «Kimchi?» chiesi, dopotutto sarebbero finiti presto lo stesso gli ingredienti. «E Kimchi sia» disse, iniziando a cucinare ed io ancora mezzo addormentato, seduto su una sedia, presi il cellulare notando qualche notifica e qualche messaggio, sicuramente di Taehyung.

«Allora... è pesante oggi la giornata?» mi voltai verso quella voce ed un piccolo sorriso mi si formò sul volto appena la figura di mio padre si voltò con il grembiule della mamma addosso. «Lo so, lo so, non guardarmi così, sai che alla mamma piace il viola» scoppiai a ridere in silenzio ma lasciai stare, concentrandomi sulla domanda che mi aveva fatto secondi prima e posai il cellulare in tasca.

«No, non tanto, abbiamo solo storia dell'arte che con quella professoressa, visto che già la materia è noiosa, lei riesce a renderla anche pesante» ora fu mio padre a ridacchiare e finito di preparare il kimchi, già metà preparato in precedenza, si sedette vicino a me a tavola. «Come è?» mi chiese poi, curioso di sapere se fosse venuto buono, perchè purtroppo o meno era da un po' che non cucinava più.

«Buonissimo appa, grazie» lui annuì e contento della mia risposta assolutamente vera, si tolse il grembiule e si avviò verso il corridoio, magari per preparare le ultime cose e per prendere le chiavi della macchina. «Ottimo... ti aspetto fuori, il treno parte fra quindici minuti» disse ed annuii io questa volta.

__________________________________

Kimchi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora