Epilogo

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Epilogo

***

Alcuni mesi dopo...


Era trascorso un po' di tempo da quando lei è Lexa si erano ritrovate e non era stato affatto facile per nessuna delle due, la fiducia aveva impiegato mesi prima di riuscire a sbocciare di nuovo dentro di loro e, nonostante tutto, ancora molte cose avevano bisogno di essere sistemate, ma erano insieme ed entrambe sembravano davvero intenzionate a far funzionare tutto al meglio. La più titubante all'inizio era stata proprio lei, aveva così paura che Lexa potesse cambiare idea all'improvviso e lasciarla da sola. Avevano deciso di procedere per gradi, evitando di informare i loro cari, volevano essere sicure che tutto andasse bene prima di uscire allo scoperto e di coinvolgere Myla. Clarke non voleva assolutamente che sua figlia rimanesse delusa e ferita in caso le cose tra lei e Lexa non avessero dovuto funzionare, la piccola venerava la donna e non avrebbe mai potuto farle una cosa del genere. Le uniche a cui non avevano potuto mentire erano state – ovviamente – Anya e Raven che, nate per essere delle ficcanaso di prima categoria, erano riuscite fin da subito a scoprire cosa stesse realmente succedendo tra di loro.

Quella mattina avrebbe dovuto incontrarsi con Anya, il compleanno di Raven era alle porte e la donna le aveva chiesto una mano per poter organizzare alla latina la migliore festa a sorpresa che avesse mai avuto, o almeno questo era ciò che le aveva detto la bionda qualche giorno prima quando si erano incontrate per parlarne. Clarke aveva accolto quella notizia con fin troppo entusiasmo, probabilmente complice il fatto che sapesse alla perfezione cosa sarebbe avvenuto subito dopo la festa in onore della sua migliore amica, non vedeva davvero l'ora.

<< Clarke, sei sveglia? >> La voce impastata dal sonno di Lexa la fece sobbalzare per la sorpresa, per un momento aveva dimenticato che la sera prima, a causa della troppa stanchezza, la mora si era fermata da lei per la notte. Da quando avevano ricominciato a vedersi, nonostante adesso le cose stessero andando bene, avevano preferito rimanere divise. Lei continuava a vivere nell'appartamento di Raven con Myla – la latina era tornata a convivere assieme ad Anya – mentre Lexa aveva scelto il loro vecchio appartamento. La bambina non sapeva ancora tutta la verità su di loro, Clarke aveva chiesto del tempo prima di parlarle e di spiegarle ogni cosa e Lexa non aveva potuto far altro che acconsentire, pienamente d'accordo con lei. Era una situazione molto delicata la loro, dovevano muoversi con i piedi di piombo.
<< Sì, >> soffiò fuori in risposta, il tono di voce così basso che per un momento pensò che la donna al suo fianco non l'avesse sentita, ma il mugolio lamentoso che le sentì uscire dalle labbra le fece capire il contrario.
<< Sono le 7:00 del mattino, Clarke, >> borbottò Lexa infastidita, prima di voltarsi nella sua direzione e raggomitolarsi su di un fianco, gli occhi verdi appannati dal sonno che ancora faceva fatica ad abbandonarla. Le faceva tenerezza.
<< Torna a dormire, >> le suggerì in modo dolce, avvicinandosi con il viso a quello della mora e regalandole una leggera carezza sulla guancia tiepida e leggermente arrossata. Vide Lexa chiudere gli occhi e lasciarsi andare sotto al suo tocco, mentre con il corpo le si faceva sempre più vicina, annullando qualsiasi tipo di distanza ci fosse tra di loro.
<< Non posso, >> la sentì mormorare ad un soffio dal suo orecchio, il viso incastrato nell'incavo del suo collo e il fiato caldo a provocarle milioni di brividi ad ogni sospiro. Riusciva a sentire persino il battito delle sue ciglia scure solleticarle la pelle.
<< Perché? Sai che puoi restare finché vuoi, Myla è a casa di Raven e Anya, quindi non corri nessun rischio che possa vederti, >> parlò utilizzando lo stesso tono di Lexa, non avrebbe mai voluto rompere quella bolla di calma e tranquillità che le aveva avvolte.
<< Non è per Myla... >> la sentì mormorare, << è solo perché al mio risveglio tu non saresti più qui, >> aggiunse subito dopo, motivando così la sua scelta prima di affondare ancora di più il viso nel suo collo e morderlo delicatamente. Un gemito di sorpresa lasciò inavvertitamente le sue labbra mentre la donna al suo fianco, consapevole dell'effetto che quei piccoli gesti le stavano provocando, continuava imperterrita la sua piacevole tortura.
<< Lexa, >> la ammonì, ma l'altra non sembrava essere intenzionata a voler smettere.
<< Shh... >> soffiò a pochi centimetri dalle sue labbra, zittendola, prima di poggiare la bocca sulla sua e coinvolgerla in un bacio pieno di passione e amore a cui lei non poté proprio sottrarsi. Lasciò che Lexa facesse di lei ciò che voleva, arpionandole i fianchi con le mani e facendo affondare le dita nella pelle morbida non appena si mise a cavalcioni sul suo bacino, desiderosa di sentirla sempre più vicina. Sentì la mora ridacchiare leggermente a causa del suo gesto così possessivo, ma la risata si smorzò all'istante non appena i suoi incisivi andarono ad affondare nel suo labbro inferiore.
<< Devo vedermi con Anya tra poco meno di due ore, non abbiamo tempo per questo, devo alzarmi... >> la rimproverò poco prima di sollevare il busto e mettersi seduta sul morbido materasso con Lexa ancora stretta tra le braccia, i corpi completamente spogli di entrambe a sfregare tra di loro in una piacevole, quanto sconveniente, frizione. Non poteva davvero distrarsi, ma con la donna in quelle condizioni, a cavalcioni sul suo bacino e con le intimità l'una ad un soffio dall'altra, stava diventando una vera impresa per lei. Doveva assolutamente alzarsi e frapporre tra di loro la maggior distanza possibile, solo in quel modo avrebbe potuto riacquistare quel minimo di lucidità che le serviva per poter tornare in se. Il profumo che emanava la pelle morbida della donna era inebriante, la stordiva.
<< Anya può aspettare, ti voglio, Clarke. >> Le disse Lexa portandole le braccia ad avvolgerle il collo e impossessandosi nuovamente delle sue labbra, facendo intrecciare le loro lingue. Ogni bacio che si scambiavano era una droga a cui non riusciva proprio a resistere, era più forte di lei, ma doveva assolutamente fermarla, altrimenti avrebbe potuto dire addio al suo appuntamento con Anya e la donna non glielo avrebbe mai perdonato. Fece affondare le dita di entrambe le mani nei fianchi di Lexa, cercando di allontanarla quel tanto che bastava per poterle parlare.
<< Lexa, >> esalò in un sospiro affannato, sottraendosi a quelle labbra così soffici e carnose che avevano il potere di annullarla e farle perdere la ragione.
<< Clarke, >> le fece eco l'altra, poggiandole una mano sul petto e spingendola in modo da farla tornare con la schiena a contatto con il materasso, sussurrando il suo nome in un modo a dir poco illegale. Sentiva il corpo in fiamme, bruciava, l'eccitazione stava prendendo il sopravvento e per lei era sempre più difficile mantenere il controllo.
<< Non me lo perdonerebbe mai, lo sai. >> Cercò di farla ragionare, << e poi tu devi andare a casa loro, oggi devi occuparti di Raven, lo hai dimenticato? >> le fece presente, sperando con tutta se stessa che la donna la lasciasse andare e la smettesse di stuzzicarla. Non avrebbe resistito a lungo, bastava solo un'altra piccola carezza e, ne era certa, il suo autocontrollo l'avrebbe abbandonata.
<< So benissimo cosa devo fare, Griffin, >> le rispose a tono, mettendo in mostra un mezzo sorriso malizioso ed osservandola attentamente negli occhi, Clarke riusciva chiaramente a vedere la lussuria brillare all'interno di quelle iridi verdi. << Anche se non capisco per quale motivo debba essere proprio io quella che deve occuparsi di Raven, non sarebbe più logico se tu pensassi a lei mentre io aiuto Anya? >> Domandò osservandola con un sopracciglio alzato.
<< Sai benissimo di essere l'unica che riesce a tenerla a bada, >> iniziò a dirle, << e poi io sono un libro aperto per Raven, riuscirebbe subito a capire che le sto nascondendo qualcos-AH, >> un gemito sfuggì al suo controllo non appena Lexa, approfittando di quel suo momento di distrazione, fece scivolare una mano verso la sua intimità. La sorpresa iniziale venne subito sostituita da un'ondata di eccitazione che la travolse, i movimenti che Lexa stava compiendo tra le sue gambe avevano avuto il potere di farle dimenticare qualsiasi cosa.
<< Stavi dicendo? >> Le domandò la mora, un sorrisino impertinente a curvarle le labbra ed il tono di voce sempre più basso e roco.
<< Ti odio, >> sibilò Clarke poco prima di far ricadere la testa all'indietro, il collo completamente esposto e i capelli dorati ad aprirsi in un arco perfetto sul cuscino immacolato, lasciandosi andare al tocco della donna sopra di lei.
<< Non è vero, mi ami, così come io amo te, >> le sussurrò sulle labbra prima di abbassarsi e lasciarvi un bacio fin troppo delicato, la mano affondata tra le sue gambe e le dita impegnate a massaggiarle il clitoride lentamente, prolungando così la sua tortura.
<< Lexa, ti prego, >> si lasciò sfuggire in un lamento strozzato non appena la bocca della mora lasciò la sua, il corpo che si contorceva in cerca di qualcosa di più, era stanca di essere stuzzicata.
<< Mi preghi? Oh, Amore mio, non ce n'è bisogno, dovresti saperlo... >> la rimproverò bonariamente, sempre più divertita dalla sua insofferenza, Clarke la stava odiando seriamente in quel momento.
<< Smettila, fa qualcosa o me ne vado, >> la minacciò indispettita, cercando di divincolarsi dalla presa ferrea di Lexa, ma l'altra si oppose, costringendola a tornare alla posizione iniziale e bloccandole le braccia sopra alla testa, i polsi stretti tra le sue mani.
<< Sta ferma, >> le ordinò perentoria, guardandola negli occhi con un'intensità tale che rimase immobile anche quando sentì le sue mani liberarle i polsi leggermente arrossati. La sentì abbassarsi e far scivolare la lingua dal centro delle clavicole fino al solco tra i seni, il respiro di Clarke si faceva sempre più affannoso ad ogni centimetro che veniva percorso da essa, mentre il corpo le si riempiva di brividi causati dalla scia di saliva che le inumidiva la pelle.
<< Lexa, >> singhiozzò non appena le labbra della donna raggiunsero il pube, sfiorandolo delicatamente in una carezza che fece fatica a percepire. I brividi che tornavano a ricoprirle il corpo in preda alla lussuria, era così sensibile, non riusciva a controllarlo. Sentì distintamente la bocca di Lexa aprirsi in un sorriso compiaciuto poco prima di continuare la sua discesa e lasciarle un bacio proprio al centro delle sue gambe, << ti prego, >> la implorò con un filo di voce, il tono quasi straziato per la frustrazione che stava provando in quel momento. Puntò i piedi sul morbido materasso sotto di lei e alzò il bacino in un chiaro invito a darle di più, ne aveva bisogno, ma l'altra non sembrava intenzionata ad accontentarla. Voleva farla soffrire e ci stava riuscendo.
<< Lexa! >> Gemette, il tono di voce talmente alto che, per un solo istante, temette di aver svegliato l'intero condominio. Timore che durò ben poco, non poteva affatto preoccuparsi dei suoi vicini in quel momento, non quando aveva la bocca di Lexa poggiata sulla sua intimità e la lingua affondata dentro di lei. Il suo bacino rispondeva ad ogni affondo che l'altra compiva, andando incontro alle sue spinte, mentre il suo intero corpo si intorpidiva per tutto quel piacere che si stava irradiando dentro di lei. Si sentiva bruciare, le mancava il respiro. Era incredibile come, con pochi tocchi, Lexa fosse capace di farla impazzire a quel modo. Non riusciva a capacitarsene, ma in quel momento non le importava, non quando la donna che amava era intenta a donarle tutta sé stessa. Fece scorrere le braccia sul suo corpo, portandosi le mani ad avvolgere i seni, li strinse forte tra le dita, inarcando la schiena non appena le dita di Lexa tornarono a poggiarsi sul suo clitoride. Il calore che provava al basso ventre cresceva, sentiva i muscoli irrigidirsi sempre di più, era così vicina, sarebbe bastato solo un altro affondo, ma Lexa non sembrava volerle dare tregua perché, non appena si accorse che stava per raggiungere l'orgasmo, si allontanò immediatamente da lei come fosse rimasta scottata. Sentì immediatamente la mancanza di quella bocca rossa sul suo corpo, mentre il freddo sostituiva quella piacevole sensazione che l'aveva infiammata fin dentro le ossa.
<< No! >> Strillò disperata, era così vicina, non poteva farle questo, << ti prego, Lexa, non ti fermare, >> pigolò con tono flebile mentre la sensazione di calore al basso ventre la tormentava. Nonostante si fosse allontanata da lei in un modo così brusco, continuava a sentire il corpo formicolare e la pelle bruciare. E poi era così bagnata, sentiva distintamente il leggero soffio del vento filtrare attraverso la finestra accostata e scontrarsi sulla pelle esposta e umida, mentre un'ennesima serie di brividi la investiva. Il suo corpo ardeva per Lexa, anelava il tocco della donna su di sé, lo bramava con ogni fibra di se stessa e quell'attesa la stava uccidendo lentamente.
<< Credevo avessi fretta di raggiungere Anya, >> la schernì la mora, facendo scivolare il corpo tonico sopra al suo, in modo che ogni lembo di pelle fosse a contatto. Si posizionò in mezzo alle sue gambe, le loro intimità ad un soffio l'una dall'altra, ed il viso ad una spanna dal suo. Il petto nudo che si alzava ed abbassava in modo ritmico e i capezzoli turgidi la rendevano così sexy e meravigliosa ai suoi occhi, si mosse senza neanche rendersene conto, portando le mani sui fianchi di Lexa e facendo in modo che il corpo della mora fosse completamente appoggiato al suo, nemmeno un filo d'aria riusciva a penetrare tra di loro.
<< Lo prendo come un no, >> le disse in un sussurro ad un soffio dal suo orecchio, prima di percorrerne il profilo con la punta della lingua e afferrarle la carne tenera del lobo tra i denti, in una stretta decisa, ma allo stesso tempo delicata, che le strappò un gemito strozzato.
<< Sono stanca di giocare, >> sibilò in risposta, voltando di poco il capo e osservando il profilo della mora con la coda dell'occhio. Lexa lasciò la presa sul suo orecchio, liberandolo e depositandovi sopra un altro bacio prima di percorrere a ritroso la strada che l'avrebbe riportata alle sue labbra. Il respiro sempre più corto a causa dell'affanno e le gambe a stringersi sui fianchi della sua Lexa, come a volerla sentire ancora più vicina di quanto già non fosse. Aveva bisogno di lei come dell'aria.
<< Dimmi, piccola, cos'è che vuoi? >> le chiese, il tono di voce intriso di desiderio e il modo in cui aveva pronunciato quel innocente soprannome, l'avevano fatta rabbrividire. Sentiva le gambe tremare e il piacere colare tra di esse, sarebbe potuta venire anche solo sentendola parlare, ne era certa.
<< Voglio te, >> pronunciò, la voce talmente roca che quasi stentò a riconoscere, prima di portare una mano dietro al collo di Lexa e spingerla verso di se, facendo incollare le loro labbra in un bacio ricolmo di amore e fin troppa passione. Assaporò quei dolci petali come se da essi dipendesse la sua vita, fece scorrere la lingua in mezzo ad essi e lasciò che l'istinto la guidasse, cercando di trasmettere alla donna che amava tutto ciò che le stava facendo provare in quel momento. Sentì Lexa sospirare di sorpresa, il respiro improvvisamente bloccato in gola, quando il suo bacino prese a muoversi, facendo scontrare le loro intimità scoperte e grondanti di desiderio.
<< Basta giocare, Heda. >> La pelle di Lexa si increspò sotto alle sue dita non appena quel soprannome scivolò fuori dalle sue labbra, la lingua ad accarezzare ogni singola lettera che lo componeva e il tono di voce roco e graffiato. Percorse il profilo della sua mascella con il naso, lasciando che il profumo dolciastro della sua pelle la inebriasse. Si sentiva così stordita e innamorata, temeva che il cuore le uscisse dal petto tanto forte le stava battendo. Fece scorrere le mani lungo il corpo di Lexa un'ultima volta prima di far arrivare una di esse tra le sue gambe, lasciando che si immergesse in quel mare di umori e strappandole l'ennesimo sospiro di piacere. Lasciò che le dita si inumidissero quel tanto che bastava prima di farle scivolare dentro di lei, mentre un gemito di piacere sfuggiva al controllo di entrambe. Lexa abbassò il viso, nascondendolo nell'incavo del suo collo, mordendo e succhiando la pelle tenera nel tentativo di sopprimere i mugolii di piacere che le stavano facendo vibrare il petto a causa delle sue dita che avevano preso a muoversi dentro di lei, lentamente, ma in modo deciso. I bacini di entrambe si muovevano in sincrono, accompagnando ogni singola spinta. Clarke fece scivolare la mano libera lungo tutto il fianco sinistro di Lexa, partendo dal gluteo e salendo fino ad arrivare alla base del suo collo. Le afferrò la nuca con delicatezza e, decisa a voler sentire anche il minimo sospiro fuoriuscire da quelle dolci labbra, la costrinse a staccarsi dal suo collo. L'immagine che si ritrovò davanti agli occhi le tolse quell'ultimo briciolo di respiro che le era rimasto nei polmoni. Le iridi smeraldine di quegli occhi che tanto amava erano state inghiottite dal nero della pupilla completamente dilatata, le labbra rosse e lucide erano socchiuse e le guance imporporate risaltavano sulla pelle chiara, mentre i capelli castani erano leggermente arruffati. Era meravigliosa, mai aveva visto niente di più perfetto. Con un movimento del bacino invertì le posizioni, adesso era lei a stare sopra, finalmente. Quel suo gesto inaspettato aveva fatto sì che gli occhi di Lexa si spalancassero per lo stupore, la consapevolezza di averla sorpresa la riempì di soddisfazione mentre un ghigno divertito si faceva largo sul suo viso. Riprese immediatamente a muoversi dentro di lei, stavolta agevolata dalla posizione. L'unico suono che riempiva la stanza, oltre a quello delle loro pelli che sfregavano tra di loro, era quello dei loro respiri affannati. Il petto di Lexa si alzava ed abbassava, la testa buttata all'indietro e le mani a muoversi tra le coperte sfatte nella disperata ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi.
<< Clarke, >> la sentì mormorare, il tono di voce spezzato, mentre le gambe si irrigidivano e sentiva le sue pareti stringersi attorno alle dita. Intensificò i movimenti, affondando dentro di lei con più intensità, decisa a farla raggiungere l'apice del piacere. Portò le labbra ad un soffio dalle sue e, << guardami, >> le ordinò perentoria, desiderosa di non perdersi nemmeno un secondo di quel momento, voleva annegare in quelle iridi iniettate di passione. Lexa obbedì, impotente, completamente assuefatta dal piacere che Clarke le stava dando, abbandonandosi a lei e facendosi risucchiare dall'intensità di quel momento, perdendosi nell'oblio del piacere stesso. Continuò a prendersi cura di lei e ad accarezzarla fino a quando non sentì il suo corpo rilassarsi, solo a quel punto scostò la mano dalla sua intimità fin troppo sensibile. Fece incontrare le loro labbra in un bacio lento e delicato, niente a che vedere con la passione e la lussuria di poco prima. Questo bacio era calmo, quasi assonnato, ma ricco di amore e di tutti i sentimenti che provavano l'una per l'altra. Un bacio che sapeva di casa.
<< Ti amo, >> le sussurrò dolcemente non appena le loro bocche si separarono, facendo sfregare le punte dei loro nasi delicatamente. Lexa sorrise, il verde delle iridi adesso molto più visibile rispetto a prima ed il respiro affannato.
<< Ti amo anche io, >> le rispose la mora e, senza darle nemmeno il tempo di registrare ciò che le era appena stato detto, si ritrovò nuovamente con la schiena sul materasso ed il corpo completamente schiacciato sotto al peso di Lexa. << Adesso è il tuo turno, >> aggiunse subito dopo, il tono di voce reso ancora più roco e graffiato per l'orgasmo appena avuto, affondando due dita dentro di lei e strappandole un gemito che le tolse il respiro. "Lexa Woods, sarai la causa della mia morte", pensò mentre si lasciava travolgere dal piacere.

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