- Capitolo 8 - Un passo alla volta.

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- Capitolo 8 -

Un passo alla volta.

***

Quel sabato mattina Clarke si era svegliata con un sorriso ad illuminarle il viso, i raggi del sole filtravano attraverso le tapparelle chiuse e gli uccellini cantavano appollaiati sulla ringhiera del balcone. Quello era un giorno speciale e lei desiderava che tutto fosse perfetto. Il 3 Novembre di due anni prima, esattamente alle 6:30 del mattino, nasceva quella bimba paffuta che adesso riposava tranquilla, accoccolata addosso a lei. Non riusciva ancora a credere che da una cosa tanto brutta fosse nata quella cosina tanto perfetta, che aveva reso la sua vita piena di amore e gioia. Un sospiro lasciò le sue labbra quando si rese conto che era solo grazie a Myla se era riuscita ad andare avanti in quegli anni, non era stato facile dire addio a Lexa e quella ferita era ancora aperta, non sarebbe mai riuscita a dimenticare la donna che amava con ogni fibra del suo corpo. L'unica cosa che aveva potuto fare era stata relegare lei ed il suo ricordo in un angolino nascosto della sua mente, e lì era rimasto, almeno fino a quando Raven non l'aveva nominata la sera prima. Il ricordo di Lexa e del loro amore era ritornato indietro con prepotenza, facendo vacillare il muro di menzogne che Clarke aveva tirato su con tanta fatica. Raven aveva ragione, Lexa meritava di sapere ed era arrivato il momento di affrontare la situazione, non poteva continuare a rimandare in eterno. Aveva preso una decisione, avrebbe affrontato la sua ex e le avrebbe detto la verità, solo non subito. Prima doveva sistemare alcune cose, parlare con Anya.

"Oh Anya...", pensò affranta, non sarebbe stato semplice.

Quel giorno però non poteva permettersi il lusso di rivangare il passato, avrebbe rimandato, quel sabato era il compleanno di sua figlia e niente avrebbe dovuto rovinarlo. Ricacciò indietro il pensiero di Lexa, rispedendolo momentaneamente nell'angolino che lo aveva tenuto nascosto in tutti quegli anni, e tirò fuori la lista delle cose che avrebbe dovuto fare nell'arco della giornata. Doveva assolutamente parlare con Raven e chiamare Octavia per sapere se poteva passare lei a prendere la torta, prima di raggiungerla per aiutarla a decorare la casa. Troppe cose da fare, in troppo poco tempo.

Si alzò di malavoglia dal letto, avrebbe tanto voluto poter restare qualche altro minuto a coccolare la sua bambina strette nell'abbraccio caldo del piumone, ma non poteva. Lasciò un bacio sulla fronte di Myla e, dopo averle rimboccato le coperte, si incamminò verso il bagno.

<< Forza, Clarke! >> Si incoraggiò mentre varcava la porta in vetro del box doccia. Prima di entrare però, il suo sguardo si soffermò sulla sua figura riflessa nello specchio, a giudicare dalle occhiaie e dalla pelle pallida del viso, aveva bisogno di molto più che una semplice doccia. Sbuffò infastidita, quel giorno si sarebbe truccata un po' più del solito, giusto per non avere l'aspetto di un morto vivente durante la festa della sua bambina.

Uscì dal bagno una mezz'oretta dopo vestita di tutto punto, i capelli legati in una coda alta, in modo che non le dessero fastidio, ed il viso più pulito e luminoso grazie al trucco che vi aveva applicato. Myla ancora dormiva beata, così decise di lasciarla stare e di raggiungere la camera da letto della latina, doveva svegliarla e insieme dovevano decidere come dividersi i compiti per organizzare al meglio il giorno speciale della piccola.

Bussò un paio di volte, ma non ottenendo alcuna risposta da parte dell'amica, decise di entrare lo stesso. Una volta dentro notò che la stanza era vuota, di Raven nemmeno l'ombra. Le sopracciglia di Clarke si aggrottarono, l'espressione confusa, "Dove diavolo si è cacciata?", pensò. Controllò il resto della casa, ma anche lì niente, della sua migliore amica nemmeno l'ombra. Il pensiero che si fosse alzata e lei non l'avesse sentita le sfiorò per qualche secondo la mente, ma poi si ricordò che la sera prima, nonostante fosse rimasta sveglia fino a tardi, non aveva mai sentito la porta di casa aprirsi. Raven non era tornata. Quella consapevolezza le mozzò il respiro, che le fosse successo qualcosa? Controllò il cellulare in cerca di un suo messaggio o di una sua telefonata, ma quando si accorse che sul display non vi era alcuna notifica, il panico tornò prepotente. Fece scorrere rapidamente le dita sullo schermo e fece partire la chiamata, sperava che fosse tutto apposto e che la donna rispondesse.

Always & Forever - Clexa&RanyaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora