Capitolo 7 - Tecnicamente era stanotte.

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«Hai finito di stressarmi?» La voce di Louis si interruppe e un sorriso spontaneo gli sfiorò le labbra.

L’amico ricambiò il sorriso e lo osservò meglio piegando un po’ la testa di lato.

«Tomlinson, pensi di darti una sistemata? Ti aspetto di sotto, tua madre ci sta preparando la colazione. Adoro i suoi pancakes!» Gli fece l’occhiolino, poi girò i tacchi e scese la scala, diretto in cucina.

Louis alzò gli occhi al cielo, e si accorse di avere un sorriso ebete stampato in faccia. Era ancora arrabbiato con Harold per come si era comportato la sera prima, non poteva credere che gli avesse dato buca per andare da Liz.

Sbuffò, si mise a sedere sul letto e si rese improvvisamente conto di essere a torso nudo.

Dormiva con in dosso solo i pantaloncini sbiaditi che aveva da quando era un ragazzino. Li aveva rubati a suo padre, dal suo cassetto, quando aveva solo quattro anni. Allora gli cadevano come un’enorme gonna, sembrava che lo avessero impacchettato in un lenzuolo, ma lui li adorava, perché erano del suo vecchio. Quando i suoi genitori divorziarono, per Louis fu un grosso trauma, e rimase attaccato a quei calzoncini come alla speranza del ritorno del capofamiglia. Purtroppo, l’uomo scomparì nel nulla, senza far avere più sue notizie e Louis rimase per anni in attesa, indossando ogni notte l’unica cosa che gli era rimasta del suo papà.

Nessuno conosceva l’importanza di quell’indumento al di fuori di lui e sua madre.

Imbarazzato per essere stato visto da Harold senza maglietta, Louis si alzò in fretta dal letto ed aprì l’armadio cercando qualcosa da indossare. Sorprendentemente potevano sembrare tutti abiti adatti, ma quando li osservava meglio si rendeva conto che non gli andavano a genio. Non aveva  nulla da mettersi. Spinse l’anta e la richiuse, si voltò,mettendosi di spalle rispetto armadio e ci si lasciò scivolare contro. Si ripeté di stare calmo, aprì di nuovo l’armadio e prese una t-shirt bianca con lo scollo a V. Okay, questa poteva andar bene.

Sollevato al pensiero di essersi coperto, si soffermò ad osservarsi davanti allo specchio mentre indossava un paio di jeans strappati sulle ginocchia. I suoi capelli erano, come al solito, spettinati ed arruffati, sembrava che una rondine avesse deciso di nidificargli in testa. Insopportabile.

«Louis devo tornare di sopra a prenderti con la forza?»

La voce di Harold lo fece sussultare. Sembrava così impaziente. Smise di giocare con i capelli e li lasciò così come stavano, d’altronde, non erano peggio di molte altre volte.

Scese al piano di sotto e trovò Harold seduto al tavolo della cucina con sua madre. Quando lo videro, ad entrambi spuntò un tenero sorriso. Louis si avvicinò alla mamma e le schiocco un bacio sulla guancia seguito da un "buongiorno" , Harold non fu altrettanto fortunato. Louis finse di essere arrabbiato, e non lo calcolò.

«Credo si sia offeso…» Scherzò la madre sorridendo ad Harold.

Lui la guardò, alzando lo sguardo dal piatto, poi lo posò su Louis che nel frattempo gli si era seduto di fronte. Indugiò prima sulle sue mani, intente a tagliare i pancakes, si spostò sulle braccia leggermente abbronzate, poi osservò i capelli. Adorava il modo in cui Louis era perennemente spettinato, ma con stile.

La madre di Louis si alzò da tavola , portando via con sé il piatto ed il bicchiere con il succo d’arancia. Posò tutto sul piano accanto al lavello ed uscì in giardino, senza dire nulla, semplicemente sorridendo ai ragazzi.

«Insomma, eri a casa mia ieri notte. Perché?»

Harold si sforzò di sorridere, mentre la curiosità gli attanagliava lo stomaco e lo faceva parlare con tono involontariamente inquisitorio.

Louis restò concentrato sulla colazione, senza dargli attenzione. Poi esordì.

«Tecnicamente era stanotte», sorrise, «avrei voluto parlarti di una cosa, ma non credo sia più il caso.»

Our Secret. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora