Capitolo 19 - Mio.

14K 821 399
                                    

«Fai sul serio, Styles?»

Louis rideva, mentre Harry era cavalcioni su di lui e gli faceva il solletico con entrambe le mani.

«Dillo!»

Harry intimò.

«Dillo, avanti! E non urlare, mia madre è di sotto ed è convinta che stiamo studiando per la patente.»

Rideva con lui tra una frase e l'altra, anche se nessuno gli stava veramente facendo il solletico. Probabilmente, sentire Louis ridere così forte lo aveva contagiato.

«Okay, okay! Hai vinto!»

Harry allentò la presa sui suoi fianchi, in attesa delle sue parole e Louis si sentì stranamente vuoto, senza la sua stretta forte sulla pelle.

«Sei bellissimo. Contento?»

Le parole gli uscirono di bocca, sorrise e le guance si tinsero subito di un rosa acceso.

«Si, lo so. Non c'è bisogno che me lo dici.»

Ammiccò Harry con aria altezzosa dandosi una spolverata immaginaria alle spalle con le mano destra.

«Ehi! Non essere più presuntuoso del solito!»

Louis quasi gridò, dandogli un colpetto alla mano, ancora intenta a pulire dei residui di polvere immaginari dalla sua t-shirt.

«Grosso errore, Tomlinson...»

Harry socchiuse gli occhi fino a farne due fessure, per poi piombare nuovamente su di lui afferrandogli i polsi. Le loro labbra si sfiorarono ed entrambi rimasero immobili, soffocando un respiro. Harry si fece più vicino all'altro, scendendo lentamente col busto, fino a sfiorargli il naso con le labbra, poi gli occhi, le guance, gli zigomi, il mento, il collo... e li indugiò.

Louis si sentì perso. Le mani di Harry gli arpionavano i fianchi con passione, mentre la sua lingua esitava ancora sotto il suo lobo e giù, fino alla clavicola.

«Harry...» Louis non riuscì a trattenersi.

L'assalto di Harry continuò, imperterrito. Fece scivolare più e più volte la lingua sul collo di Louis, per poi soffiarvi e guardarlo rabbrividire con gli occhi chiusi e una strana espressione sul volto. Un misto tra piacere e timore.

Le mani di Louis corsero svelte sulla testa di Harry, mentre quest'ultimo soffiava per l'ennesima volta sul suo collo, gli afferrò i capelli e li tirò gentilmente. La testa di Harry si allontanò di qualche centimetro dal suo collo e i due si ritrovarono occhi negli occhi.

«Harry, tu pensi mai a...»

Louis cercò di formulare una frase, ma prima che ne avesse il tempo, Harry si fiondò sulla sua bocca umida e diede inizio ad un bacio lento e morbido. Le loro lingue sembravano trovarsi ogni volta come la prima, e pareva fossero fatte per plasmarsi assieme alla perfezione. Le dite di Louis ancora incastrate fra i ricci dell'altro diedero un leggero strattone.

«Harry, per favore.»

Il ragazzo si accigliò.

«Cosa ho fatto?» Domandò, quasi preoccupato.

«Tu pensi mai a...prima?»

L'espressione di Harry cambiò, da confusa ad imperscrutabile. Gli occhi di nuovo ridotti a due fessure, sembravano più scuri del loro solito verde.

«Che vuoi dire? Prima di cosa?»

«Prima di me.»

La bocca di Harry formò una piccola "o", a manifestare la sua sorpresa. Si lasciò cadere accanto a Louis ed in quel momento, il letto sembrò infinitamente grande, pur essendo ad una piazza soltanto. Tra lui e l'altro rimasero più di venti centimetri di distacco, e la cosa sembrò turbarlo più di quanto si sarebbe aspettato.

«Intendi, alle ragazze, Lou?»

Louis annuì debolmente, forse incapace di esprimere a parole i suoi timori.

Harry sorrise e si fece più vicino, cancellando i venti centimetri che li avevano separati fino a poco prima.

«Si.» Il suo tono gelido. Stava recitando bene.

Questa volta fu la bocca di Louis a mostrare il suo sconcerto. Si aprì automaticamente, come se avesse voluto replicare, dire qualcosa, ma non ne uscì nulla.

Tentò di spostarsi dall'abbraccio di Harry, voltandosi dall'altro lato e lasciando tra loro pochi centimetri.

«Forse dovresti tornare da loro.» Azzardò Louis.

Harry cacciò un sorriso, consapevole che il ragazzo non lo avrebbe visto, essendogli di spalle.

"E così, sei geloso." Pensò.

Fece per aprir bocca, ma Louis lo batté sul tempo.

«Va' da Liz.»

Harry raggelò quando il nome della ragazza uscì dalle labbra di Louis. Perché doveva dire così? Cosa c'entrava Liz con loro due?

«Louis io...» Azzardò, ma venne interrotto.

L'altro si voltò, gli premette una mano sulla bocca e lo fissò attentamente. Occhi negli occhi, come a leggergli l'anima.

«Harry, no. Non dire nulla. Per favore. Lo vedo, vedo come guardi Liz, vedo la vostra complicità. Non sono cieco a questo, anche se vorrei tanto», prese un respiro profondo, spostando la mano dalle labbra di Harry, «mi sembra così evidente che tieni a lei, e non fraintendermi, ne sono felice, so che è tua amica. Lo ero anche io. No? Ma a lei tu piaci in modo diverso, Harry. Lo sai.»

I suoi occhi iniziarono a velarsi di lacrime e si sedette ai piedi del letto prima che qualcuna gli cadesse sulle guance.

«Perché pensi questo? Di lei, di me. Perché? Io ho scelto di provare con te Lou, non con lei.»

Allungò una mano verso l'altro ragazzo. Forse erano solo insicurezze passeggere. Aveva il terrore che Louis scoprisse quante cose lui gli teneva nascoste riguardo Liz. Louis rabbrividì, non appena le dita di Harry toccarono la sua schiena.

«Harry, voi eravate al parco. Allo stesso parco dove avevi portato me. E perdonami, sarò un perfetto idiota, ma mi era sembrato "speciale".» Mimò le virgolette con le mani.

Anche se gli dava le spalle, Harry sapeva benissimo quante lacrime stessero riempiendo i suoi occhi.

«No, Lou. E' stato un caso con lei trovarci lì. Lo sai.»

Tentò lui, ma il ragazzo non aggiunse nulla. Nemmeno una sillaba o un movimento di assenso. Il silenzio più totale tra loro.

«Che mi dici del fatto che sparisci per andare da lei?»

Il tono di Louis era cambiato. Sembrava ferito, deluso, forse anche arrabbiato.

Harry si strofinò le mani sul volto, poi nei capelli. Cosa avrebbe dovuto dire?

Sai Lou, Liz ha il cancro, così sto cercando di passare più tempo possibile con lei e di renderla felice e soddisfatta della sua vita, visto che ha le settimane contate al contrario nostro.

«E' mia amica.» Si limitò ad affermare.

Louis ebbe un brivido. Forse per il freddo, forse per il nervosismo. Si alzò di scatto dal letto e si rimise le scarpe.

«E io? Cosa sono io, Harry?» Si infilò il giubbino nero in fretta ed uscì dalla stanza sbattendo la porta.

«Sei mio.» Disse Harry sottovoce, consapevole di non poter essere udito. Non più.

Our Secret. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora