Dopo tre intere ore, passate per strada, davanti casa della signora Hepkins, Harry si decise a muoversi verso l'abitazione di fronte. Quella di Louis.
Era terrorizzato da ciò che sarebbe potuto accadere di lì a poco, ma doveva parlargli e farlo ragionare. Si accostò alla porta con fare sicuro, prima di dare due leggeri colpi sul legno scuro.
La porta si aprì dopo poco.
«Salve...ehm...c'è Louis?»
Harry era in piedi sull'uscio, di fronte alla madre di Louis. Non avrebbe potuto essere più imbarazzante.
«Ciao Harold, tutto bene?» Disse la donna, regalandogli un sorriso amichevole.
Harry annuì. Era parecchio che nessuno lo chiamava più col suo nome di battesimo. Si spostò da un piede all'altro, sentendosi a disagio. Lei si fece leggermente da parte sulla porta e lo lasciò passare.
«In camera sua», disse piano indicandogli le scale con un cenno della testa, «e...per favore, Harold, non litigate per delle scemenze.»
Harry arrossì per la scelta di parole di Jay e la ringraziò con un sorriso appena accennato, prima di salire al piano superiore. Si fermò davanti alla stanza di Louis e notò che la porta era socchiusa.
Una leggera luce illuminava la stanza. Probabilmente aveva acceso la minuscola lampada che aveva sul comodino. Fece un passo in più verso la porta e le assi di legno del pavimento scricchiolarono appena, sotto il suo peso.
«Mamma ti prego, non ora. Ti ho detto che vorrei stare solo.»
Harry si sforzò per non irrompere nella stanza ed abbracciare Louis con tutte le sue forze. Era chiaro dalla sua voce che avesse pianto parecchio. Si sentiva che il naso gli si era tappato e parlava come se al posto di ogni N ci fosse una D. Poteva quasi sembrare divertente, ma sapeva che all'origine di quel dolore c'era lui. Era colpa sua.
Rifletté qualche istante. Cosa avrebbe fatto una volta entrato lì? Lo avrebbe abbracciato? E lui, glielo avrebbe consentito? Era arrabbiato, e non aveva tutti i torti.
«Mamma? Sei ancora lì?»
La voce di Louis lo riportò sulla terra e non gli diede scampo. La porta si spalancò di colpo, ed Harry fu investito da uno strano profumo di vaniglia e dall'immagine di un Louis diverso. I suoi capelli erano spettinati e abbassati sulla fronte, indossava un'ingombrante felpa blu che sembrava davvero troppo grande per lui e dei calzoncini da basket molto sbiaditi.
«Tu...»
I suoi occhi si riempirono di lacrime.
«No, non piangere.»
Harry aprì le braccia, facendo appena un passo verso di lui e se lo ritrovò stretto al petto, in singhiozzi. Proprio come temeva.
«Perché piangi? Sono qui. Sono qui con te.»
Louis non sembrò voler smettere. Le lacrime avevano ormai impiastricciato una buona parte della felpa grigia di Harry e vi avevano lasciato un grosso alone scuro ed umido. La sua mano snella correva leggera sui capelli di Louis, nel vano tentativo di calmarlo.
«Cosa c'è che non va? Di cosa hai paura?»
Le sue parole sembrarono esageratamente preoccupate anche a lui. Non sentiva tutta quell'angoscia pesargli sullo stomaco da, Dio solo sa quando.
Louis si allontanò un po', pulendosi gli occhi con la manica della felpa, poi alzò lo sguardo sul ragazzo e sembrò trafiggerlo con cento spilli dritti al petto. Harry barcollò appena.
«Ti stancherai di me, sono solo "qualcosa di diverso".»
Mimò le virgolette ai lati del suo viso con le dita, per poi tornare con le braccia nella tasca anteriore della felpa.
Harry annaspò per un momento al solo udire quelle parole.
«Cosa?» Domandò sconvolto.
Louis annuì, per confermare ciò che aveva appena detto, poi abbassò lo sguardo sul pavimento.
«Ti piacciono ancora le ragazze, Harold?»
Le parole gli uscirono di bocca più in fretta del previsto e se le ripeté mentalmente ancora un paio di volte, mentre attendeva una risposta.
«Ora sono...sono Harold?»
Lo sguardo di Harry cadde sul mobile accanto a Louis.
Amava essere chiamato Harry, perché lo faceva solo lui ed era oltremodo adorabile. Mentre beh, il nome di battesimo suonava alquanto gelido per uscire dalla sua bocca dopo ciò che stava avvenendo tra loro.
«Harry.» Si corresse Louis.
«Ma rispondi alla mia domanda.» Lo incalzò ancora il ragazzo.
«Louis io voglio te. Mi piaci tu e nessuna ragazza potrebbe farmi cambiare idea, stavo scherzando prima a casa e tu...hai frainteso così in fretta.»
Le parole rimasero sospese nell'aria intorno a loro. Louis con lo sguardo fisso a terra, Harry ad osservarlo in attesa di una risposta. Quando questa non arrivò, si lanciò nuovamente in un approccio spiritoso.
«Però, forse qualche bel ragazzo però potrebbe farmi cambiare idea su di te...»
«Ehi!»
Louis alzò lo sguardo su Harry, che gli sorrise goffamente. Sembrava stesse andando tutto a rotoli, ma una battuta fa quasi sempre il suo effetto.
«Cosa mi hai chiesto prima di andar via?» Domandò Harry.
Louis sembrò scorrere mentalmente i momenti trascorsi con lui nelle ultime ore, poi si illuminò per aver trovato la risposta, prima di rabbuiarsi di nuovo per paura di cosa avrebbe detto Harry.
«Se lei è tua amica, cosa sono io?» Gli sembrava che le parole fossero più o meno quelle.
«Mio. Sei mio.»
Harry si avvicinò lentamente a lui, gli occhi saldi nei suoi e lo vide mordersi il labbro inferiore. Oh. Non lo aveva mai fatto prima. Si avvicinò, finché non riuscì a mettergli le mani sui fianchi.
«Harry... non farmi del male. Non voglio restare solo, senza te.»
I suoi occhi imploravano ed Harry fu felice di vederli più confortati, quando posò le sue labbra sulla fronte di Louis e sussurrò: «Non ti farò del male, voglio solo che tu sia felice.»
La scelta delle parole gli sembrò la più appropriata, anche se non era mai stato granché con il romanticismo.
«Grazie.» Sussurrò Louis contro il suo petto, prima di prendergli la mano e condurlo in camera da letto.
«Ti dispiace restare? Vorrei...ehm...dormire con te. Almeno per un po'.»
Harry annuì. Non avrebbe potuto desiderare una conclusione migliore per quella difficile giornata.
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Our Secret. -Larry Stylinson-
FanfictionBrutta storia chiamare Amico chi vorresti chiamare Amore, non credete? "Sometimes new love comes between old friends. Sometimes the best love was the one that was always there." Larry Stylinson, la mia ispirazione.