Harold era sdraiato sul divano in soggiorno. Sua madre stava preparando il pranzo, ma lui non aveva fame. Gli sembrava di essere stato investito da un tir. Le gambe pesanti, la testa completamente vuota, incapace di pensare e le braccia molli che a stento si muovevano per usare lo smartphone. Stava chattando con Liz.
-Credo che dovresti andare da un medico, non è normale che le nausee non migliorino.-
-Stai tranquillo, me la caverò.-
-Hai da fare oggi?- La madre di Harry annunciò in tono solenne che il pranzo era pronto, giusto pochi istanti prima che Liz rispondesse con un altro messaggio.
-Oltre che vomitare? No, si prospetta una giornata noiosa.-
Harold lasciò cadere il telefono sul divano, sorridendo per l’ironia che sprigionava Liz anche quando non era in perfetta forma. Sapeva davvero essere una buona amica, una confidente, una spalla su cui piangere, era davvero una ragazza perfetta.
Purè di patate e pasticcio di carne in porzione baby, questo fu il pranzo di Harold, poi salutò la madre ed uscì.
Arrivò al laghetto dove era stato con Louis, e ne percorse il perimetro due o tre volte, procedendo con passo lento, calmo e cadenzato. Osservò la vita di tutti i giorni di cigni e anatre, e si chiese se non sarebbe stato meglio per lui se fosse nato pennuto. Dopotutto, nuotare, immergersi, pescare e volare non sono cose così complesse, soprattutto se le hai nel sangue. Ma lui cosa aveva nel sangue? Cos’era capace di fare? Nessuno lo ricordava mai per qualche dote particolare, solo per i suoi stupidi, stupidi ricci. Da una parte ne era felice, perché almeno aveva qualcosa per cui essere memorizzato, ma raramente qualcuno si rendeva conto che c’era dell’altro. Sapeva cantare, ad esempio. Magari non era un Pavarotti della porta accanto, ma era abbastanza bravo. Aveva seguito qualche corso scolastico quando era più piccolo ed era stato chiamato a recitare anche in diversi musical nella sua scuola, tra cui Il re leone e Grease. Era proprio durante quest’ultimo che lui e Louis si erano conosciuti ed avevano fatto amicizia.
Louis si era appena trasferito insieme a sua madre, era più grande di lui, ma a causa dei continui traslochi, aveva perso degli anni scolastici e si erano ritrovati a frequentare lo stesso corso di teatro e canto. Louis aveva una voce decisamente più lieve di quella di Harold, ma nonostante ciò, quando arrivò il momento di assegnare i ruoli, la professoressa Vanderth decise che Louis avrebbe fatto il protagonista ed Harold sarebbe stato il suo migliore amico. Forse fu uno spiraglio sul futuro. Da quel giorno, nonostante Louis fosse molto riluttante a collaborare e ad impegnarsi, Harold divenne la sua spalla. Nonostante fosse più giovane gli insegnò parecchi trucchi per un maggiore autocontrollo sul palco che a Louis tornarono molto utili quando lo spettacolo andò in scena.
Il pubblicò era in delirio. Harold non avrebbe più dimenticato le parole di Louis dopo la prima.
“Se non ci fossi stato tu, ora non sarei qui. Grazie.”
Dalla sua scorza dura, pian piano uscirono dei lati umani, sempre più sensibili, fino ad arrivare a quei momenti in cui addirittura quello burbero sembrava Harold.
«Pensi di fare molti altri giri del lago, Styles?»
Una voce familiare, calda e dolce lo riportò sulla Terra, strappandolo ai ricordi. Si voltò e dietro di lui una cascata di boccoli biondi ondeggiarono al vento, lasciando intravedere due enormi occhi incorniciati da lunghe ciglia nere. Wow. Era davvero bella.
«Liz? Che ci fai tu qui?»
Piegò la testa di lato e pensò che si stava comportando proprio come il suo cane quando non capiva qualcosa, così la raddrizzò. Le scostò una ciocca di capelli dal viso, e scoprì gli occhi che a contatto diretto col sole si socchiusero.
«Pensavo stessi male», lasciò quelle parole sospese in aria per qualche istante, aspettando una sua replica.
Lei sospirò, poi si passò una mano tra i capelli sciogliendo alcuni dei ricci e facendoli ricadere gonfi e morbidi sulle spalle.
«Ci vuole più di un po’ di nausea per farmi stare lontana da te, Har.»
Il suo sorriso era contagioso. Le sue morbide labbra rosate contornavano i suoi teneri denti un po’ da castorino, ma che le stavano divinamente. Era davvero adorabile.
Harold le sorrise timidamente di rimando.
Lei abbassò gli occhi e rimase a fissare il terreno per qualche secondo, mentre Harold pensava a come comportarsi.
«Vuoi fare un giro?»
«Volentieri!»
Era così entusiasta che quando gli prese la mano, Harold si sentì quasi in colpa ad essere giù di morale e la assecondò sorridendole.
Dopotutto, pensò lui, erano amici da una vita e non era certo stringersi la mano in un parco che li avrebbe resi qualcosa di più.
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Our Secret. -Larry Stylinson-
FanficBrutta storia chiamare Amico chi vorresti chiamare Amore, non credete? "Sometimes new love comes between old friends. Sometimes the best love was the one that was always there." Larry Stylinson, la mia ispirazione.