Capitolo 25 - Non andartene.

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Canzoni consigliate per quest’ultimo capitolo:

Little Things – One Direction

&

Holding On And Letting Go – Ross Copperman

Vi vorrei chiedere di commentare, per farmi sapere cosa ne pensate ora che Our Secret è finita! GRAZIE e...
Buon Halloween a tutti! ❤

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L’ascensore non era una buona idea. No. Doveva scaricare la tensione o avrebbe davvero ammazzato qualcuno.

Louis scese per le scale, saltando anche i gradini di due in due. Non gli importava se le lacrime gli velavano gli occhi e in parte gli impedivano di vedere chiaramente. Non gli importava delle povere infermiere che vedendolo così sconvolto più volte gli avevano gridato dietro se stesse bene. Non gli importava che in quella struttura, sicuramente, c’erano centinaia se non migliaia di persone che soffrivano ben più di lui. Il suo cuore era lacerato. Sentiva di aver perso tutto. Aveva fatto così tanto per Harry, ed ora? Cos’era, uno scherzo? Un etero-rewind? Ci aveva ripensato?

Il cuore in gola. Sentiva ogni battito muovergli le corde vocali. Avrebbe voluto buttarsi in un angolo a piangere, a disperarsi per ore. Ma non era certo quello il posto adatto per stare solo. Forse avrebbe preso un taxi e sarebbe tornato a casa da sua madre. Quella era la prospettiva che più lo tranquillizzava. Lei avrebbe capito, lei lo avrebbe sostenuto come aveva sempre fatto. Lei che era il suo bastone, sempre pronta a mantenerlo in piedi quando stava per cadere.

Riconobbe il corridoio che portava all’atrio e lo percorse correndo. Sembrava stesse andando verso la fine di tutto. Gli sembrava di correre verso qualcosa che lo avrebbe distrutto.

Il polso destro coperto dalla felpa continuava a muoversi da una guancia all’altra, asciugando le lacrime. Non avrebbe mai voluto che tutta quella gente lo vedesse così. Stava davvero facendo troppe scene per i suoi gusti, ma non gli era più possibile domare i singhiozzi. Sentiva chiaramente il suono che i lamenti soffocati producevano nel fondo della sua gola. Il suo petto sussultava convulsamente.

Intravide la signora all’accettazione e subito dopo scorse la porta.

La sua via d’uscita da tutto quel disastro che stava diventando la sua vita. Magari era solo un brutto sogno, un incubo dal quale si sarebbe svegliato ritrovandosi stretto tra le braccia del suo Harry.

Si asciugò le ultime lacrime, ed alzò lo sguardo dal pavimento. I suoi occhi incontrarono fugacemente una sagoma longilinea. Qualcuno si era fermato ad osservarlo, mentre lui avanzava verso la porta. Non era qualcuno a caso. Era Liz.

La ignorò volontariamente, senza darle nemmeno la soddisfazione di vederlo piangere. Anche se, pensò, era facile intuire il suo stato vedendolo con gli occhi arrossati e gonfi e le maniche della felpa inumidite dalle lacrime.

Correndo più in fretta si lanciò verso la grande porta che si aprì non appena percepì il suo movimento. La varcò e scese le scalette, ritrovandosi nel piazzale. Non gli importava di vedere Harry. Era tutto finito.

Era tutto finito con un bacio, così com’era iniziato.

Le lacrime tornarono a riempire i suoi occhi quando quel pensiero sfiorò la sua mente. I ricordi affiorarono, come fiori sotto la neve a primavera.

Dal loro primo incontro a scuola, il musical, la loro amicizia, la prima volta in cui aveva visto Harry come qualcosa di “di più”, e ancora gli ultimi avvenimenti con Harry che gli strappa la camicia per salvarlo dal fuoco, lui che lo aspetta a casa con la madre per ore, fino al giorno più bello della sua vita, o forse sarebbe più appropriato dire la notte. La notte del loro primo bacio e di quelle tante promesse non dette, ma lette negli occhi di due ragazzi che si desideravano tanto e da troppo tempo.

“E poi?”

Il suo subconscio gli gettò contro una domanda inaspettata.

E poi? Poi il nulla.

Si fermò al centro del piazzale guardandosi intorno. Nessuno sembrava più curarsi di lui.

Il suo pensiero tornò a quelle persone che stavano davvero provando cosa volesse dire soffrire. Ma il suo non era un dolore fisico. Era consapevole che il suo cuore, scientificamente parlando, stava bene. Il suo era un dolore più profondo. Non era possibile alleviare la pena che provava con un anestetico o un’ingessatura. Quel tipo di sofferenza è la peggiore, ti spezza dentro lasciandoti tutto intero fuori.

Così nessuno saprà mai che sei stato fatto a pezzi.

Dall’altro lato dello slargo avvistò una strada. La strada da dove era arrivato poco prima. Anche se ora, gli parve fosse passata un’eternità.

Riprese ad affrettarsi verso la sua via d’uscita da quell’oppressione, cercando disperatamente con gli occhi un taxi. Continuò a correre senza sosta, sentendo ancora le lacrime salirgli agli occhi. Un nodo alla gola lo fece sentire anche peggio, mentre cercava di soffocare i singhiozzi per non impietosire nessuno.

«Louis!»

Sentì una voce chiamare il suo nome.

No, non una voce qualunque. Quella voce. La sua voce.

La voce di Harry.

Si voltò indietro, continuando a correre. Lo sguardo perso e offuscato dalle lacrime che ormai gli avevano ricoperto il volto. Era stato frutto della sua immaginazione?

«Louis, no! Louis! »

La voce di Harry spezzò ancora il silenzio che si era creato intorno a lui, prima che un colpo deciso gli arrivasse dritto alle ginocchia.

-

Louis era a terra. Un’auto lo aveva colpito in pieno. Harry si guardò le mani, tremava. Corse più in fretta che poté verso il ragazzo, invocando mentalmente ogni santo a lui conosciuto.

«Louis! Louis, no! Lou!»

S’inginocchiò al suo fianco. Respirava a fatica ed aveva il volto ricoperto di sangue. Era svenuto e aveva evidenti ferite sulla fronte e sulle gambe.

«Aiuto! Qualcuno ci aiuti!»

Dei paramedici accorsero ed Harry seguì ogni loro movimento mentre sistemavano Louis su una barella e lo portavano dentro l'ospedale. Fece qualche passo verso il ciglio della strada ed osservandosi ancora le mani, si accorse che erano ricoperte di sangue.

«Ti prego amore, non andartene.»

Sussurrò prima di cadere in ginocchio sul marciapiede, scosso dai singhiozzi.



Our Secret. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora