Capitolo 8 - Cigni innamorati.

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La verità. Disse semplicemente la verità. Avrebbe voluto parlare con lui.

Harold sbarrò gli occhi, per poi tornare immediatamente serio. Fece scivolare il dito sul bordo del suo bicchiere.

«Di cosa avresti voluto parlarmi?»

Sapeva che sarebbe stato difficile cavare un ragno dal buco in quel momento, soprattutto perché Louis era tipo da “Carpe Diem”. Se il suo cervello, lo stomaco e il cuore, si sintonizzavano sulla stessa frequenza, lui non riusciva a frenarsi e diceva ciò che aveva dentro. Al contrario però, passato quel momento di magico allineamento interiore, tutto tornava regolare e la sua bocca si ricuciva.

Harold lo stuzzicò, dandogli un calcio sotto il tavolo.

«Ahi!» Louis alzò lo sguardo dal piatto della colazione, e lo squadrò imbronciato per qualche secondo. Esitò sui suoi occhi, e su quei riccioli stupendi che gli ricadevano sulla fronte, morbidi e sinuosi.

«Louis. Dimmi cosa c’è.»

Harold insistette.

Louis scosse la testa, e prese un altro boccone con la forchetta. Ripulì il piatto e lo posò nel lavello, assieme a quello di Harold.

Rimasero qualche istante in silenzio, mentre Louis si accomodava nuovamente al tavolo.

«Ti va di fare due passi?»

Harold lo guardò incuriosito, gli sorrise ed assentì.

Uscirono insieme, fianco a fianco e la tensione si sciolse nell’aria, calmando la smania di sapere di Harold e le preoccupazioni di Louis.

«Come stava Liz?»

La domanda non era attinente all’argomento che Harold aveva portato avanti fino a poco prima, ma almeno era un inizio e Louis voleva sapere davvero qualcosa sulla notte passata.

Harold fece spallucce, poi raccontò all’amico della nottata trascorsa ad assistere Liz.

Louis era sinceramente preoccupato per la salute dell’amica, ma ancora non riusciva a superare il fatto di essere stato scartato per lei. Era evidente che Harold tenesse più alla ragazza che a lui. O forse no? Non sapeva più cosa pensare, specialmente quando aveva Harold accanto, Louis non riusciva a concentrarsi. Era più forte di lui.

Camminarono a lungo, prima di arrivare ad un piccolo parco. Due massicce querce secolari aprivano la strada su un lungo viale alberato, ai lati una lussureggiante distesa di prato e aiuole che si snodavano a perdita d’occhio. In lontananza si poteva sentire lo scrosciare di una piccola cascata che si gettava in un laghetto artificiale.

Era lì che i due si stavano dirigendo.

Le anatre che starnazzavano felici immergendosi in acqua fecero spuntare un tenero sorriso sulle labbra di Harold.

«Mi è sempre piaciuto vederle immergersi così.» Aveva commentato cercando di mascherare il sorriso passandosi una mano sul volto. Poi aveva indicato a Louis una panchina in legno non lontana, e lì si erano seduti.

Louis temeva di avvicinarsi troppo, così lasciò che fosse Harold a sedersi dopo di lui, per vedere in che modo avrebbe sfruttato la situazione. Come immaginava si accomodò ad una certa distanza, piegato in avanti, con i gomiti sulle ginocchia e le mani chiuse davanti la bocca. Louis avrebbe potuto contemplare quell’immagine perfetta per una vita intera. I suoi riccioli lanciavano riflessi dorati quando colpiti dal sole, le sue lunghe ciglia scure incorniciavano gli occhi verdi e le sue mani, Louis non sapeva cosa pensare di quelle mani. Spesso le immaginava intrecciate alle sue, o gli capitava di sognarle mentre gli spettinavano i capelli. Il suo sogno proibito era essere accarezzato da quelle mani.

«Cosa pensi?» Le parole di Harold frantumarono i dolci sogni di Louis, che in un attimo tornò con i piedi per terra. Lo guardò per qualche istante, senza sapere cosa dire.

«Ti stai tormentando le mani, tutto bene?» L’insistenza di Harold fece sobbalzare il subconscio dell’amico.

" Sveglia Lou! Rispondigli! "

Sedendosi comodo Louis spostò lo sguardo dalle sue mani al viso di Harold più volte, prima di decidere di fissare il panorama di fronte a loro.

«Tutto bene. Stavo solo riflettendo.»

Il viso di Harold si rabbuiò, come se fosse consapevole che quella spiegazione non era tutta la verità. Si passò una mano tra i capelli, si alzò e camminò verso il laghetto con passi lenti e cadenzati. Louis lo guardò avanzare e per qualche istante si immaginò al suo fianco, stretto in un tenero abbraccio. Poi, quando il suo subconscio lo rimproverò nuovamente, prese tutto il coraggio che aveva in corpo e si alzò a sua volta, andando vicino all’amico. Più vicino di quanto fosse quand’erano seduti. Tentò la sorte con quella mossa.

Posò le mani sulla staccionata di legno che circondava il lago e si sporse leggermente in avanti per vedere meglio cigni, oche e gli altri volatili che si muovevano sinuosi a pelo d’acqua.

Harold seguiva con lo sguardo qualcosa di lontano, qualcosa di invisibile agli occhi un po’ orbi di Louis.

«Cosa guardi laggiù?»

«C'é una coppia di cigni che nuota.» Fece una pausa e il suo sguardo ricadde per un istante su Louis. Gli sorrise. «Sono così innamorati.»

Louis sgranò gli occhi. Innamorati? Dei cigni?

«Tomlinson, hai mai sentito parlare della rinomata “monogamia dei cigni”?» Lo sguardo dell’amico sempre più perso nel vuoto.

Harold sbuffò sonoramente, tanto per far notare all’amico quanto fosse ignorante in materia. Allungò un braccio e con l’indice gli indicò i due cigni che ora nuotavano prossimi alla riva, così da rendersi visibili anche alla vista di Louis.

«I cigni si scelgono. Si scambiano tenere effusioni. Si tengono compagnia e ci sono sempre l’uno per l’altra.» Notando un’espressione ancora leggermente incredula sul volto di Louis, continuò.

«Quando nidificano, ci sono spesso lotte per accaparrarsi i posti migliori, sai, come al cinema. Beh, è provato scientificamente che i cigni che formano una coppia stabile, hanno più probabilità di conquistarsi un luogo migliore, dato che combattono insieme.»

Louis rimase affascinato. Affascinato dal modo in cui Harold parlava, dal suo tono caldo, dalla sua padronanza dell’argomento, e dalla dolcezza che sprigionava mentre raccontava. Avrebbe potuto essere un messaggio velato nei suoi confronti, o forse era solo la sua immaginazione, che mescolata ad un risveglio come quello vissuto la mattina stessa, gli giocava strani scherzi.

«E’ affascinante, non credevo esistessero animali fedeli al proprio compagno. Sai, pensavo fosse più una questione di…riproduzione.»

Harold sorrise. Posò una mano sulla spalla dell’amico e notò l'improvviso irrigidimento che coinvolse tutto il corpo di Louis. Credendo di aver fatto una mossa azzardata, ritrasse le dita e le intrecciò all’altra mano nel vano tentativo di insabbiare la sua figuraccia.

«Spesso, se il partner muore, il cigno rimasto in vita fatica a trovare una nuova compagnia stabile.»

Louis sentì quelle parole restare sospese nel vento per qualche istante, cercò di capire se c’era dell’altro da interpretare o se fossero solo innocenti nozioni ornitologiche. Harold guardava all’orizzonte. I capelli splendevano, colpiti dai raggi di sole che passavano tra le foglie. Una leggera brezza si era alzata e gli alberi tutt’intorno a loro frusciavano piano, i cigni scivolavano a pelo d’acqua lasciando leggere tracce nell’acqua dietro la coda, era tutto così tranquillo che avrebbe potuto essere un sogno.

«E’ tardi, ti accompagno a casa.»

Harold decise per entrambi, fece un mezzo giro su sé stesso in direzione della stradina da cui erano arrivati e a testa bassa s’incamminò. Il suo subconscio gli aveva saggiamente suggerito di andare ognuno per la sua strada, almeno per quel pomeriggio, la storia dei cigni gli stava sfuggendo di mano e sembrava sempre più che volesse alludere a qualcosa. Ma lo voleva o no?   

Our Secret. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora