Harold stringeva tra le mani quel foglio stropicciato che ormai conosceva a memoria. Sapeva per filo e per segno cosa c’era scritto, ricordava la forma di ogni singola lettera e la punteggiatura che aveva utilizzato. Seduto alla sua scrivania decise che era ora di aggiungere dell’altro a quelle parole già importanti. Gli avvenimenti degli ultimi giorni gli avevano fornito altre parole per esprimere il suo amore.
Se di amore si poteva parlare.
Il pensiero lo tormentava. Non riusciva a capire quali fossero davvero i suoi sentimenti. Aveva sentito parlare dell’amore in un migliaio di canzoni, nelle poesie studiate sui banchi di scuola e nei romanzi che sua sorella leggeva e che lui, senza farsi notare, le rubava di tanto in tanto.
Nonostante ciò, non riusciva a spiegarsi cosa potesse rappresentare rapportato a sé stesso. Come si sarebbe comportato un “Harold innamorato”? Sarebbe stato uno di quelli tutti cuori e fiori? O un bastardo senza cuore?
Le alternative erano infinite, ed era in questi casi che Harold si rendeva conto di quanto i suoi diciassette anni non fossero mai abbastanza. Non si conosceva. E come poteva raccontarsi a qualcun altro se non sapeva nemmeno lui chi era?
Troppe domande.
Scrisse in fretta un paio di righe sul foglio, solo per non dimenticare ciò che aveva provato in quei momenti. Si sdraiò a letto e rifletté su ciò che erano stati gli ultimi giorni. Pensò subito a Louis. Lo aveva aspettato sveglio a casa sua, e ancora non era riuscito a sapere il perché, e quella mattinata insieme era stata…interessante. Soprattutto quando il suo discorso ornitologico gli era sembrato pieno di doppi sensi romantici, non voluti.
Si passò le mani sul viso, in attesa di una risposta, forse dal cielo o da chissà chi altro.
«Tesoro c’è Liz al telefono!» La voce di sua madre squillò chiara e forte dal piano terra e lo fece sobbalzare. Estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans scuri, ma si rese subito conto che non fosse lì che l’amica lo stava chiamando. Si precipitò in cucina e con una mossa rapida prese il telefono che era stato lasciato da sua madre sul tavolo da pranzo.
«Liz?»
«Har! Sono così felice di sentirti!»
La voce di lei s’incrinò durante le ultime sillabe.
«Ti senti bene? Perché mi hai telefonato?»
«Vorrei che venissi da me, ho la nausea e sono sola in casa. Non te lo chiederei se non mi sentissi davvero male Har.»
Non ci pensò due volte, la salutò in fretta e riagganciò. Un rapido bacio a sua madre che non chiese spiegazioni, corse verso la porta e uscì sbattendola alle sue spalle.
Intanto…
Louis era intento ad amalgamare gli ingredienti per i biscotti, quando sua madre fece capolino in cucina.
«Loueh! Com’è andata la passeggiata romantica con Harold?»
Louis arrossì e sentì le gambe trasformarsi in gelatina.
Si voltò a guardare la madre con aria scioccata, gli occhi sbarrati. Smise per un momento di mescolare il composto.
«Era una battuta!» Sua madre rispose alle mille domande inespresse che gli bruciavano negli occhi, togliendogli un peso enorme. Ovviamente non era consapevole che al suo bambino adorato piacessero i ragazzi, ma perché mai lui avrebbe dovuto dirglielo? Dopo il divorzio sua madre era diventata quasi un genitore perfetto, e Louis aveva troppa paura di rovinare il loro rapporto per dirle la verità, così andava avanti inventandosi aneddoti a dir poco curiosi per tenere a bada l’interesse di sua madre in fatto di conquiste amorose.
«Siamo stati al parco qui vicino», Louis riprese a lavorare l’impasto, vi aggiunse le gocce di cioccolato e continuò, «Sapevi che i cigni sono monogami?»
La madre lo guardò sbigottita.
«Mamma?» Louis cercò di farla tornare presente a sé stessa. Lei acconsentì.
«No, non ne avevo idea, ma evidentemente non si finisce mai d’imparare. Te l’ha detto Harold?»
Louis annuì lentamente, continuando ad impastare e si rese conto che al solo nominare Harold, sul suo viso era comparso un sorrisetto ebete. Quella passeggiatina gli aveva seriamente scombussolato gli ormoni. Si sentiva così appagato, solare, soddisfatto.
Sua madre si mise ad innaffiare i fiori e sorvolò su altre domande potenzialmente imbarazzanti.
Louis accese il televisore del salone, scelse MTVmusic e alzò il volume così che si sentisse anche dalla cucina. Poi iniziò a sistemare l’impasto nella teglia, fischiettando la canzone che la tv stava trasmettendo.
Sua madre entrò di soppiatto poco dopo e si fermò sulla soglia ad osservarlo. Passarono alcuni istanti prima che lui si rese conto del suo ritorno. Quando i loro sguardi si incrociarono lei sorrideva, quasi entusiasta, o forse semplicemente allegra. Non era facile decifrare il suo umore.
«Che c’è?» Chiese lui quasi preoccupato.
«Stavi fischiettando.»
Continuava a sorridere, come se la cosa fosse straordinaria.
«So fischiare da quando avevo cinque anni, dov’è la sorpresa?»
«Loueh…tu sei felice. Perché?»
Merda. Felice? Louis rifletté un momento su quelle parole. Si sentiva felice? Di certo era da molto che non si sentiva più così scombussolato, ma felice gli sembrava troppo.
Non trovando le parole continuò ciò che stava facendo ignorando sua madre, rispondendole solo con un sorriso.
«Loueh ricorda sempre che ti ho messo al mondo, e so come sei fatto, quasi meglio di te.» Si avvicinò a grandi passi, gli prese la testa fra le mani e fece schioccare un sonoro bacio sulla sua fronte. «Ti voglio bene tesoro.»
Louis sentì salire le lacrime. La vista si annebbiò. Ma prima che potesse abbracciarla, sua madre era tornata in giardino, con la sua solita calma, come se nulla fosse accaduto.
Sorrise malinconico, pensando a quando era bambino. Nessun abbraccio da suo padre. Mai.
Fece scivolare la teglia piena sul piano di lavoro, si sciacquò le mani e se le asciugò di fretta, si guardò intorno ed uscì in giardino. Non appena vide sua madre, le corse incontro come se non la vedesse da mesi. Arrivatole accanto la abbracciò stringendola con tutte le sue forze, cercò di trattenere le lacrime, ma non ci fu modo di arginare il fiume di ricordi e sentimenti che gli salì dal cuore.
«Ti voglio bene anche io.»
Lei si precipitò ad accarezzargli i capelli non appena sentì le lacrime bagnarle il collo. Sentiva di non essere mai stata una madre modello, ma aveva fatto del suo meglio ed era sempre stata molto fiera di Louis. Non avrebbe potuto chiedere un figlio migliore. Lo amava con tutta se stessa, anche e sopratutto, quando sbagliava. Dopotutto, lei era stata la prima a commettere un errore con il padre di Louis, e lo riconosceva, ma ora le loro vite erano andate avanti e procedevano a lunghi passi verso la felicità.
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Our Secret. -Larry Stylinson-
FanfictionBrutta storia chiamare Amico chi vorresti chiamare Amore, non credete? "Sometimes new love comes between old friends. Sometimes the best love was the one that was always there." Larry Stylinson, la mia ispirazione.