Chiuso nella sua stanza Harold cercava l’ispirazione perduta per comporre una poesia. Non era solito scrivere cose del genere, ma per qualche motivo, erano giorni e giorni che il suo cervello era attanagliato dalla sensazione di dover assolutamente dire la verità. Sentiva di voler dire tutto ciò che provava per qualcuno di realmente importante per lui. Non era sua intenzione apparire troppo melenso, d’altra parte era ciò che tutti gli rimproveravano, ma sperava di riuscire a tramutare in qualcosa di decente quelle poche righe, scritte in corsivo su un foglio stropicciato che le sue mani avevano stretto centinaia di volte ormai. La persona che avrebbe dovuto ricevere quelle dolci parole lo conosceva da troppo tempo, e sarebbe stato distruttivo per Harold se fosse stato rifiutato e avesse perso quella magnifica amicizia.
Non ebbe tempo di rifletterci ulteriormente. Sentì un forte chiacchiericcio avvicinarsi e guardando dalla finestra della sua stanza scorse la sua compagnia. Tra cui, ovviamente, la persona a cui era dedicata la poesia.
Noncurante, abbandonò il foglio sulla scrivania e si precipitò per le scale, verso la porta d’ingresso.
Una rapida occhiata nello specchio di fianco al portaombrelli, si passò le mani nei capelli nel vano tentativo di pettinarli ed aprì la porta con il suo sorriso migliore. Si trovò, come sempre, di fronte al gruppo di ragazzi e ragazze che conosceva da una vita.
Liz, la sua migliore amica dai tempi dell’asilo, Dan, anche lui suo amico da anni e Louis, un ragazzo conosciuto qualche anno prima in un musical organizzato dalla scuola.
Non ebbe tempo neanche di osservarli meglio, Liz gli saltò immediatamente al collo, ricoprendolo di baci. Tipico. Harold, sopraffatto, restò immobile mentre la ragazza lo sbaciucchiava e gli metteva le mani tra i capelli.
I suoi riccioli morbidi erano sempre stati un’arma per farsi notare dagli altri. Non aveva mai incontrato nessuno con capelli simili ai suoi, e questo lo portava automaticamente a pensare di avere qualcosa di speciale. Di norma Harold si sentiva una nullità, un fallito, come spesso accade agli adolescenti che per qualche ragione non riescono a realizzare i propri sogni o non trovano la loro strada facilmente, quindi pensare di avere qualcosa che lo rendesse unico agli occhi della gente era per lui come una boccata d’aria fresca.
«Il mio Har!» continuava a ripetere Liz senza sosta.
Lui le stringeva i fianchi, cercando di domare la sua energia, ma l’unico risultato che otteneva erano risatine sommesse da parte degli altri due ragazzi.
Dopo qualche minuto, Liz decise di mollare la presa, così Harold poté salutare finalmente gli altri ragazzi. Salutò la mamma e si avviarono per le vie senza una meta precisa. Di tanto in tanto Harold sentiva qualcuno sfiorargli la schiena, ma quando si voltava a vedere non riusciva mai a scorgere chi fosse. Ovviamente però, sospettava di Liz.
Finalmente era arrivata la primavera, il sole rischiarava più giornate di quante la pioggia potesse rovinarne e l’aria si stava lentamente facendo più tiepida. Di conseguenza ecco spuntare, puntuale come un orologio svizzero, il Luna Park che tutti gli anni si fermava nella loro città per circa un mese.
«Primo giro sulle montagne russe di quest’anno ragazzi. Che ne dite? Apriamo la stagione?» domandò Dan.
Liz prese la mano di Harold e corse verso l’entrata delle montagne russe, portandoselo dietro come un peluche. Dan e Louis si incamminarono sulla loro scia e li raggiunsero.
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Our Secret. -Larry Stylinson-
FanficBrutta storia chiamare Amico chi vorresti chiamare Amore, non credete? "Sometimes new love comes between old friends. Sometimes the best love was the one that was always there." Larry Stylinson, la mia ispirazione.