Duet (speciale Natalizio)

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Isola le emozioni

Tre parole. Solo tre.
Lily Correva. Non guardava dove andava. Era buio, in lontananza il mare si schiantava violento contro le rocce, così come il vento incontrava il suo viso, ormai gelido, portando via le lacrime dagli occhi.

Isola le emozioni

Il fragore delle onde aumentava mentre il vento le ululava scuro nelle orecchie. Sfocata, la lanterna appesa sopra la porta di casa le apparve come una macchia di luce calda dispersa nel buio della notte. L'umidità del terreno le aveva praticamente inzuppato i pantaloni, ma Lily correva verso quella luce sempre più vicina. Sempre più vicina. Afferrò il pomello violentemente e si buttò in casa cercando di chiudersi il mondo alle spalle. Tremava di freddo. Tremava e basta. Si tolse le scarpe e buttò il giubbotto sul divano. Costanti goccioline le rigavano le guance e come la rugiada al mattino scivolavano sul mento, dissolvendosi sul maglione dopo un salto inevitabile.
Così, si chiudeva la il cerchio. La fredda emozione, tremante, tornava da dove era nata. Sotto il maglione, incontrollabile, alla sede pulsante e viva dell'anima.

Isola le emozioni

Ora nel silenzio ovattato della casa le onde sembravano solo un'eco lontano. In ogni caso Lily non le avrebbe sentite, rintanata tra le coperte che poco a poco stavano prendendo la sua temperatura avvolgendola teneramente. Avvicinandosi alla donna, per la verità, un attento ascoltatore avrebbe subito sentito il languido anelito della sua anima, rinchiusa in una gabbia dorata. Ecco. In questo caso probabilmente lo avreste sentito proprio bene perché quello era lo stato d'animo che aveva assalito anche Lily poco prima e che evidentemente stava cercando di affogare in tutte quelle lacrime. Lo sguardo le cadde poco più in là del suo cuscino, su un piccolo involucro dorato contenente un libro ben rilegato, un pacchetto non finito, lasciato lì per la fretta, la mancata voglia. Per un secondo sembrò di vederle un sorriso sulle labbra, poi chiuse gli occhi violentemente, soffocando un gemito. Sì, perché quel libro, sembra scontato, era per l'uomo in nero, per il suo compleanno ad essere precisi. Appena l'aveva visto aveva pensato a lui. Un libro sui rituali magici aztechi e gli incanti protettivi. Gli sarebbe piaciuto sicuramente. Se solo tutti quei pensieri non le avessero affollato la mente avrebbe avuto il tempo di ridere pensando all' espressione che avrebbe fatto scartandola, concentrato, poi stupito, felice. Era così che lo immaginava lei. Altri avrebbero detto che era impossibile per quell'uomo acido essere davvero felice, ma lei sapeva che non era così. Gli sarebbe bastato poter essere se stesso, gli bastava essere se stesso, senza maschere, una persona in un corpo, nessuna convivenza forzata. Lasciar cadere le maschere. Quei pensieri erano lame nel suo petto.

Isola le emozioni

Lame affilate, precise e spietate. Ferri impugnati dalla fanciulla bianca con in mano il sole e l'orologio di sabbia. Cruda come l'inverno in una fredda notte solitaria.
Implacabile. Inevitabile. Ma allora perché scappava? Perché fuggiva così disperatamente da una verità che aveva già affrontato e superato? Perché questa volta sembrava così difficile? Aveva oltrepassato momenti peggiori, a volte sola. Aveva perso la sua famiglia per la magia, molti amici in guerra e poi aveva avuto paura di perdere Harry. Nulla avrebbe più dovuto spaventarla. Eppure. Eppure. Eppure era diverso. Già.
Perché nonostante tutto Severus non era mai stato in pericolo di vita,  non così evidentemente.
Nonostante tutto Severus c'era sempre stato. L'aveva abbracciata e consolata.
Nonostante tutto, anche se non sempre c'era stato, era sempre rimasto in un angolino tiepido dei suoi pensieri. Irremovibile.
Il pensiero di poterlo perdere non l'aveva mai davvero sfiorata, ed ora si trovava impreparata ad affrontarlo.

Isola le emozioni

Singhiozzante sotto quelle coperte cercò di farsi forza, aggrapparsi ad ogni cosa. Eppure nulla sembrava abbastanza. Nulla lo sarebbe mai più stato se lui se ne fosse andato. È strano come gli esseri umani vivano ogni momento come se fosse tutto scontato. Poi, quando quel comodo equilibrio comincia a vacillare si perdono in un abisso auto inflitto, un buco nero nel centro del petto in cui scivolano sempre di più. Sempre di più. Come in un sogno. Tutto buio.
Suoni sparsi, ovunque. Lampi in lontananza. Una vaga sensazione di vuoto che avvolse la donna sollevandola sempre più verso il centro di quel nulla infinito. Intorno a se comparvero delle figure, prima lontane, poi sparirono, ricomparvero un po' più in là. Lei le cercava. Si dimenava scomposta in quella profonda oscurità per raggiungere quelle figure di luce, sempre più lontane, sempre più lontane. Fiammelle che si spegnevano in un incubo incontrollabile come un deja vu. Altri volti le passavano di fianco senza che riuscisse ad afferrarne neanche uno. Le sue mani passavano attraverso i loro corpi come sarebbero passati attraverso a una nuvola, un'ombra. Incorporei. Qualche metro avanti a lei un bambino dai capelli neri correva ridendo,  lei si fermò ad osservarlo. Il ragazzino saltellava giocoso si quella che sembrava una collina, pareva chiacchierare, da solo, forse no. La sua risata rimbombava nel vuoto come avrebbe fatto in una grande cattedrale. Nella sua personale corsa, il ragazzino le sfrecciò di fianco facendola voltare di scatto. Sparito.
-NO!- urlò
Si accasciò a terra, sola.
TUNF
Era seduta nel vuoto, se non fosse stata terrorizzata la cosa l'avrebbe divertita.
TUNF
Ora dentro di lei regnava la pace.
TUNF
L'eco di quella risata arrivò fioca alle sue orecchie.
TUNF
Si voltò di scatto verso quella voce e il suo sguardo incrociò quegli occhi neri che sembravano fondersi luminosi con l'ambiente circostante.

Isola le emozioni

Un severus adulto le porse la mano, facendola alzare. Lei si sistemò i vestiti, ancora umidi di nebbia e freddi. La sua mano era calda. L'uomo le sorrise appena e fece per andarsene.
-Non andare-
-Devo andare. Ma sta tranquilla, andrà tutto bene-
-Ci rivedremo?-
-No.-
-Allora non andare! Ti prego.-
-Non ho motivi per restare-
L'uomo si voltò e con passo stanco e cadenzato si allontanò da lei, inghiottito dal buio vorticante.
-Si che ce l'hai! MI HAI SENTITO!-
L'uomo non si fermava.
-IL MOTIVO CE L'HAI- tremò di paura, la verità fa paura - PERCHÉ IO TI AMO!-

Isola le emozioni

Si svegliò di soprassalto e un raggio di sole la colpì in pieno viso.
-Io ti amo- sussurrò.

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Spero che questo speciale natalizio vi sia piaciuto. Per chi non lo sapesse la donna con in mano il sole e l'orologio di sabbia è l'allegoria della verità. Mi raccomando, come sempre, ricordatevi di lasciare un commento e una stellina al capitolo, che a Natale siamo tutti più buoni.
Un bacione e a presto!
Daisy

PS: Buon Natale a tutti!

Under the light of a silent star - SNILYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora