Una camicia sarebbe andata più che bene.
Una camicia e un pantalone, magari blu, abbinato alla giacca. I capelli lunghissimi legati in una coda bassa, severa, forse anche troppo sensuale. Lily si guardò allo specchio e tuttavia rimase quasi stupita del suo aspetto. Aveva centrato in pieno il suo obiettivo: un abbigliamento composto, austero; dopotutto doveva dare l'impressione di non avere voglia di scherzare. Ed effettivamente Lily non era mai stata più seria di così.Impugnò una manciata di polvere volante e si fece svanire in una fiammata verde, ricomparendo immediatamente dopo nell'androne del ministero, come ogni mattina. Peccato solo che fosse sabato, giorno di riposo, e lei non avesse nessuna intenzione di sedersi alla scrivania.
-Buongiorno signorina Evans! Dove la porto?- chiese il signor Anver appena entrò nell'ascensore.
-Ultimo piano per favore.- rispose decisa
-Ma all'ultimo piano c'è solo l'ufficio del primo ministro.-
-Lo so.- sorrise
Anver la guardò di sottecchi mentre attivava la leva. Lily non disse nulla, quell'uomo la vedeva quasi tutte le mattine da due mesi abbondanti ed era sempre stato una persona riservata, però non era stupido, sapeva che se Lily Evans si dirigeva direttamente dal primo ministro, e pochi vanno a parlare direttamente col primo ministro, era successo qualcosa di grave.
Lily immaginava quali fossero le domande dell'uomo in quel momento ma non se ne preoccupò. Il campanello suonò e le porte si aprono su un corridoio deserto.
-Grazie Anver, a lunedì.-
-Arrivederci-
L'ascensore si chiuse con un clangore improvviso svanendo poi verso un altro piano. Così Lily restò sola. Sola col silenzio e il regolare battito del suo cuore. Si avvicinò al portone dell'ufficio con determinazione, ma prima di riuscire ad avvicinarsi a sufficienza per bussare, da questa sgusciò fuori un omino pingue ed evidentemente soddisfatto, seguito subito dopo da una guardia che con gentilezza le fece cenno di entrare e richiuse il legno dietro di lei.Il Ministro le dava le spalle, impegnato a firmare una serie di carte su un tavolino a destra della scrivania. Dato che non accennava a notare la sua presenza, Lily piazzò un paio di colpi di tosse ben assestati.
-Signorina Evans!- l'uomo di voltò sorpreso -non l'avevo sentita entrare, aspetta da molto?- chiese indicandole con la mano la sedia di velluto davanti alla scrivania.
-Io? Non così tanto- sorrise sedendosi.
L'uomo si accomodò di fronte a lei, calmo, forse incuriosito dall'urgenza con cui lei aveva richiesto l'incontro. Era la calma prima della tempesta, ma questo per ora lo sapeva solo Lily.
-Bene dunque, mi dica. Lei aveva richiesto d'incontrarmi per degli atti giudiziari se non erro.- la guardò con discrezione attendendo una risposta.
-Precisamente-
-Allora, mi faccia sapere cosa può fare il ministero per lei. Come sa ci tengo a riservarle un certo riguardo.-
Lily annuí docilmente, allacciandosi un bottone ribelle scappato dalla sua asola.
-Mi corregga se sbaglio- iniziò -prima di impartire una condanna è prassi del ministero processare un imputato?-
-Non sbaglia, assolutamente!- rispose baldanzoso l'uomo -Sarebbe assurdo il contrario.-
-Bene, mi conforta. Allora mi appoggerà sicuramente nella mia volontà di riaprire, anzi richiedere, un processo per Sirius Black-Caramell sbiancò.
-Ma, ecco, Black ha causato...insomma...è colpa sua se lei e...beh...suo marito, anche il vostro amico sa...-
-Si sbaglia ministro, ma questo ovviamente non può saperlo dato che non lo avete mai ascoltato.-
L'uomo la guardò ostile -Non posso impedirglielo, questo è chiaro.- farfugliò pensoso. Poi il suo tono cambiò -Tuttavia potrebbe volerci molto tempo, parliamo di anni, insomma, riportare a galla tutti quei documenti sarà un lavoro lungo e complesso-
Scosse leggermente la testa, quasi dispiaciuto.
-con questo non le sto negando nulla, lungi da me, solo diciamo che se volesse, propongo, testimoniare a favore del ministero in altri processi, potremmo sveltire ampiamente le...pratiche-
A Lily si rivoltò lo stomaco -Non ho alcuna intenzione di favorire il ministero così come nessun altro.- lo guardò truce -l'unica cosa che vorrei e per cui sono qui, è un processo per Sirius Black. Lo sto chiedendo direttamente a lei ministro, e non pensi che sia un caso, perché vorrei che tutto avvenisse rapidamente e il più possibile in sordina-
-Ma, Signorina Evans, sia ragionevole...-
-No Ministro, mi faccia finire. Non pensi che le chieda discrezione per un tornaconto personale, anzi, se devo essere sincera è più un favore che faccio alla dignità del ministero. Sirius Black è innocente e come ben sa io lo posso dimostrare; le sto solo chiedendo di farmelo fare davanti a una corte e non a una folla di giornalisti.-
-Lei sta forse avanzando delle minacce?- l'uomo sembrava sinceramente scosso.
-Lo definirei ultimatum, ma dopo tredici anni forse è il caso, no?-Il Ministro si torturò le mani per qualche secondo, poi si alzò di scatto dalla sedia.
-Le invierò una lettera con la convocazione.-
Il volto era tirato e la mano tesa verso Lily con un nervosismo tale da sembrare sul punto di spezzarsi. Le sembrò molto più vecchio di quanto fosse effettivamente. Nonostante questa nota di compassione esultò leggermente con una soddisfazione che, ammise a se stessa, trovava quasi infantile. Ma dopotutto, se pensava che la rabbia e il sapore delle ingiustizie non sarebbe mai davvero svanito, avrebbe potuto considerare questa vittoria una pomata lenitiva su una lunga ferita. Non l'avrebbe guarita, ma poteva aiutare a farla cicatrizzare più in fretta.Si alzò con calma, andando a incrociare un'ultima volta lo sguardo basso del ministro con le iridi verdi luccicanti e stringendogli cordialmente la mano.
-la ringrazio per la cortesia. Arrivederci.-
-Arrivederci- sputò lui secco.
Uscendo dalla sala Lily fu attraversata nuovamente da un brivido di euforia che tentò di controllare con scarsi risultati. Si voltò indietro. La porta del Ministro era chiusa. Sorrise, poi, in uno schiocco, svanì.***
Il fumo che saliva dal calderone gli inumidiva la fronte appannandogli continuamente lo sguardo. Contò quattro gocce di resina di pino e mescolò con costanza per una manciata di minuti. Il colore della pozione variò rapidamente: viola, turchese.
Fermò la mano.
Tolse il mestolo dal liquido.
Azzurro, blu.
Merda!
Un'altro calderone da buttare. Era la terza volta che quel passaggio lo fregava.
Fece evanescere quell'intruglio ormai inutile e sistemò il bancone.
Evidentemente non era giornata. Per la verità era da settimane che non era giornata e questo stava iniziando a dargli altamente sui nervi.
Si abbandonò sulla poltrona e riprese in mano il libro che aveva iniziato la sera prima.
Lasciò che lo sguardo scorresse sulla pagina, leggero, ma dopo poco si accorse che le lettere scivolavano sotto la sua vista distratte, senza riuscire ad assumere un significato concreto.
Si accasciò su se stesso richiudendo il tomo.
Niente.
Non poteva farci assolutamente niente.
Era da mesi che combatteva contro se stesso per riuscire a non pensare a quella donna.
Quella meravigliosa creatura che, tutto d'un tratto, con la sua solita dolce impertinenza, era tornata da lui in una sera di settembre. In quel sotterraneo scuro dove da anni risiedeva la sua anima, in equilibrio costante tra l'abbandonarsi del tutto a se stesso e la salvezza. Senza voler cadere né da un lato, né dall'altro. Tendendo sempre di più all'ignava sopravvivenza.
Qui era ricomparsa lei, che senza neanche saperlo lo stava riportando allo scoperto, con la solita disarmante innocenza.
E lui non era più in grado di pensare, posseduto da un brivido.
Quel brivido caldo che in realtà gli era mancato.
Quella sensazione di leggerezza che lo aveva accompagnato per anni e che improvvisamente era diventata un macigno.
Un sentimento costante e doloroso mescio ad altro e a nulla nello stesso tempo, di ciò che è comunemente reale. L'amore di un ricordo, confuso con l'amore per l'idea dell'amore stesso: quella gabbia in cui era lentamente caduto, scivolato.
Ed era stato così orgoglioso da non volersi smuovere da quell'idea impossibile di perdono; chiudendosi a quella limpida verità, accucciata nel fondo della sua memoria, che con gli anni era stata ricoperta da strati di astio e noia.
Quella verità che si stava ribellando ad ogni barriera, che gli premeva il petto fino a soffocarlo, gli annebbiava la mente ammaliandolo in una danza dolce e irresistibile.
Ma era sempre riuscito a tirarsi indietro.
Eppure ora, nel silenzio del suo laboratorio, sembrava udire una musica in lontananza, lo strusciare di un abito da sera, due labbra calde sullo spigolo della mascella.
Chiuse egli occhi, donandosi a quella melodia permeata di sensazioni tra le più varie.
Conosciute.
Sconosciute.
Dimenticate.
Accantonate.
Ritrovate. Finalmente.
E poi la scintilla della speranza, viva, sotto un cumulo di macerie. Una fiammella ardente nella notte più nera, che gravida di tuoni sempre più vicini, ancora annunciava temporali.Buon mercoledì a tutti!
Come state? Spero bene.
Come al solito vi ricordo di lasciare una stellina e un commento per dirmi cosa ne pensate. Con questo chiudo, ci vediamo ad aprile!
Un bacio, DaisyPS: capitoli interessanti si avvicinano...
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Under the light of a silent star - SNILY
FanfictionLa famiglia di Harry è stata uccisa da Voldemort e lui è rimasto solo. Ma se non fosse davvero così? Se qualcuno si fosse salvato? Tredici anni dopo l'attacco a Godric's Hollow una donna dai rossi capelli e gli occhi smeraldo dovrà affrontare altre...