Guardami negli occhi
E vedrai cosa significhi per me
Cerca nel tuo cuore
Cerca nella tua anima
E quando mi troverai lì smetterai di cercare.
Se qualcuno gliel'avesse chiesto, Caspian non sarebbe stato in grado di spiegare a parole l'emozione che scaturì dentro di lui quando sentì quella voce. Gli sembrò ancora di stare tra il sonno e la veglia, come la notte scorsa quando gli era parso di sentirla chiamare il suo nome attraverso il sogno. Ma non era un sogno, non adesso. Era ben sveglio e la sentì, la vide, e non seppe come si trattenne dal correre da lei e prenderla tra le braccia, tenerla stretta a lui. Soltanto così avrebbe saputo che quel che stava vedendo era vero.Tuttavia, non poteva essere avventato. Si erano lasciati con dolci parole, ma lui non poteva essere certo che Susan non si fosse rifatta una vita, nel frattempo. Se così fosse stato, sarebbe stato meglio morire. Sapeva che era passato poco tempo nel mondo terrestre, ma era un'eventualità che non poteva scartare a priori. Perciò rimase indietro, nelle ombre della prigione, mentre Susan era già volata ad abbracciare Edmund, che era rimasto sbalordito almeno la metà di quanto lo era stato lui nel trovarsela davanti.
Caspian la guardò con il petto che scoppiava di amore e malinconia, dolore e gioia, fusi in un'unica, inspiegabile sensazione.
Susan. La sua Susan. Lì a Narnia. Lì, a pochi metri da lui.
Il Re chiuse gli occhi e inspirò, ringraziando Aslan dal più profondo del cuore.
Aveva seguito il consiglio di Lucy e aveva pregato per rivedere la sua amata. Non aveva mai chiesto nulla per sé stesso, sempre e solo per Narnia, quella era stata la prima volta in cui aveva formulato una preghiera per un suo desiderio personale.
Nonostante le leggi della Grande Magia, nonostante il comando dettato dal Leone durante l'ultimo viaggio dei Pevensie, Aslan lo aveva ascoltato.
A Caspian sarebbe bastato vederla anche solo per un istante, non gl'importava. Un secondo appena. Ebbene, era trascorso più di un secondo. Susan era tornata. Egoisticamente, Caspian pensò che era lì per lui, solo per lui.Quale tortura era l'averla davanti e non poter allungare una mano per toccarla o sfiorarla appena...
Era consapevole di esserne innamorato dal più profondo del cuore, ma d'improvviso capì che c'era di più. Non era solo il cuore che batteva all'impazzata, era lui stesso che rischiava d'impazzire. Era come un enorme calore che partiva dal profondo dell'anima. Una parte del suo essere, incompleta, che tentava disperatamente di riunirsi a ciò che avrebbe colmato il vuoto. Non riusciva a pensare più a niente, solo a Susan. Sentirne la dolce voce pronunciare il suo nome, guardare di nuovo in quegli occhi color del mare, era stato come svegliarsi da un lungo e triste sogno, e tornare a vivere.
Respirò a fondo, cercando di soffocare tutte le sensazioni quel tanto che gli bastava per tornare a ragionare. Ci riuscì quando sentì la voce di Edmund spezzare il silenzio creatosi.
«Come sei arrivata qui? E perché ti hanno rinchiusa?»
«E' una storia un po' lunga» rispose Susan, cercando con tutte le forze di non rivoltarsi verso Caspian. Non riusciva a guardarlo. «Ma prima di spiegarvi, dobbiamo occuparci di lui»«Lui?» fece Edmund perplesso.
«Venite». Susan li portò in fondo alla cella, dove un uomo con barba e capelli lunghi e ingrigiti, stava sdraiato su una misera panca, coperto da una fodera consunta.
«Quest'uomo è ferito e ha bisogno di aiuto» continuò la ragazza, inginocchiandosi accanto alla panca. «Quelle orribili guardie non mi ascoltano nemmeno, sono a malapena riuscita a farmi dare un po' d'acqua da bere e una pezza pulita per lavargli la ferita. Non sembra grave ma ha fatto infezione, credo. Se solo fosse possibile farlo visitare da un medico...»
«Sei ammirevole, sorella» le disse Edmund. «Ti preoccupi sempre prima degli altri che di te stessa»
Susan gli sorrise. «Voi avreste fatto lo stesso». Il suo sguardo cercò Caspian, ma non appena si vide specchiare nei suoi occhi scuri, lo distolse.
«Chi è costui?» chiese proprio il Re di Narnia.
«Non sono riuscita a farmi dire il suo nome» rispose Susan.
Era la prima volta che si parlavano direttamente da quando si erano rivisti. Entrambi provarono un'emozione indescrivibile.
Caspian imitò il gesto della ragazza, inginocchiandosi a sua volta accanto allo sconosciuto. Edmund rimase in piedi.
Il cuore di Susan accelerò improvvisamente. Caspian era accanto a lei. Percepiva il suo calore, sentiva il suo profumo mischiato a quello del mare.
Un mese. Non lo vedeva da un mese. Non era un tempo relativamente lungo, ma a lei era parso incalcolabile, un'eternità. Quanto ne era passato a Narnia?
Caspian non sembrava cambiato, era più bello che mai, anche se aveva un'aria molto più forte e virile, più nobile. Ma lo sguardo caldo, dolce e profondo era sempre il suo, quello che l'aveva osservata di nascosto, intensamente, o triste, timido e un po' insicuro.
In ogni modo, era sempre Caspian.
Caspian...
Aveva tanto voluto tornare da lui, e ora non sapeva come reagire. Aveva immaginato il loro incontro in una foresta di Narnia, come la prima volta, o a Cair Paravel. Corrergli incontro, come succedeva nel suo sogno ricorrente, chiamarlo, essere accolta nelle sue braccia, sentirsi stringere. Lei si era immaginata una favola, ma sfortunatamente, a volte, nemmeno a Narnia era tutto così semplice.
La mano destra di Caspian era posata sul ginocchio piegato. Oh, se lei avesse avuto il coraggio di prenderla, sentire il contatto con la sua pelle, anche per pochissimo...Erano così vicini. Le sarebbe bastato un breve gesto, eppure...non lo fece. Perché? Forse perché aveva paura? Sì, era quello, era solo paura. Paura che lui la respingesse, che la rifiutasse, che nei suoi occhi ci fosse rimprovero per averlo lasciato solo. Per questo non aveva avuto ancora il coraggio di guardarlo in volto. E la paura, l'ansia, la gioia, erano una pressa soffocante sul petto e nella gola. E il cuore le batteva forte, così forte che Susan dovette tirare un lungo sospiro per riuscire a tornare a respirare.
Caspian...
Sono qui. Guardami. Abbracciami. Baciami.
Caspian...
L'uomo sulla panca fece un movimento e aprì gli occhi.
«Vi siete svegliato» disse Susan balzando in piedi e aiutandolo a mettersi seduto. «Come vi sentite?»
«Meglio. Vi ringrazio, mia signora. Ma chi sono i nostri nuovi, sfortunati compagni?»
«Amici, signore, non temete»
Caspian guardò attentamente quell'uomo, che aveva un'aria alquanto famigliare. Subito la sua mente ne collegò le fattezze a quelle di uno dei ritratti raffiguranti i Lord di Telmar.
«Lord Bern» mormorò Caspian, con un tono tra un'affermazione e una domanda. Per Aslan, sembrava proprio lui!
«Lui è uno dei sette?» chiese Edmund, emozionato all'idea.
Susan guardò dall'uno all'altro, senza capire di cosa parlassero.
«Siete uno dei Sette Lord di Telmar?» chiese di nuovo Caspian con rispetto, benché avido di sapere la verità.
L'uomo abbassò lo sguardo, sospirando. «Un tempo, forse, ma ormai non merito più quel titolo». L'uomo alzò lo sguardo sul giovane uomo dinnanzi a lui, stringendo gli occhi come per mettere a fuoco un'immagine offuscata. «Il tuo volto...Tu mi ricordi un re che ho amato molto»
Caspian sorrise. «Quell'uomo era mio padre» disse malinconico al ricordo del genitore.
L'uomo lo fissò a sua volta più attentamente, e poi i suoi occhi si illuminarono di consapevolezza e commozione.
«Oh, mio signore! Vi prego di perdonarmi!» esclamò inginocchiandosi, gemendo poi per il dolore della ferita al fianco.
«No, vi prego» lo fermò Caspian, afferrandolo per un braccio e aiutandolo a rimettersi seduto accanto a Susan «Vi prego, non sforzatevi. Siete ferito»
Lord Bern sorrise. «Oh, sopravvivrò»
Caspian, Edmund e Susan parlarono a lungo con Lord Bern, quasi fino all'alba. Bern narrò di come lui e i sei compagni avevano lasciato Narnia su ordine di Miraz, immediatamente dopo la morte di Caspian IX, e di come il fratello del defunto re si fosse ben prodigato per far naufragare la loro nave così che non tornassero mai più. Bern chiamava ancora Caspian 'principe', poiché l'ultima volta in cui si erano veduti il ragazzo era solo un fanciullo. Ora, invece era Re, succeduto a suo padre per diritto dopo ave riconquistato il trono di Narnia.
Caspian raccontò a sua a volta al Lord - e a Susan, la quale era ignara degli avvenimenti quanto Bern - di come aveva deciso di lasciare il castello di Narnia per mettersi in viaggio alla ricerca dei sette più fidati amici del padre, e di come aveva raccolto sul suo veliero Edmund, Lucy e Eustace.
Edmund e Susan continuarono svelando a Lord Bern la loro identità di Sovrani dell'Età d'Oro e spiegando brevemente come avevano conosciuto Caspian. I due Pevensie scoprirono di aver raggiunto Narnia nello stesso modo: catapultati dritti in mezzo all'Oceano. Edmund spiegò poi come un mercante di schiavi di nome Pug avesse rapito lui, Lucy, Caspian e Eustace, assicurando però che, di certo, Ripicì e Drinian, il capitano della nave di Caspian, sarebbero venuti in loro soccorso.
Susan rimase stupita del fatto che anche Eustace fosse a Narnia. Ne fu felice ma scossa allo stesso tempo, nell'apprendere la terribile notizia che lui e Lucy erano stati portati in un'altra cella insieme agli schiavi, e la mattina dopo sarebbero stati venduti al mercato di Portostretto. E fu ancora più sbalordita nell'udire il nome di Pug. La ragazza informò infine gli amici che anche Peter era con lei, della nave di Calormen e degli abitanti delle Sette Isole anche loro rapiti da Pug e i suoi, destinati a divenire schiavi a loro volta. Concluse col dire che del fratello maggiore non aveva saputo più nulla da quando li avevano separati.
«Puoi sempre suonare il tuo corno per trovarlo» le suggerì Edmund alla fine del lunghissimo resoconto.
«Temo di no. Pug me l'ha sottratto quando ci hanno perquisito. Non so dove sia ora, probabilmente è ancora in mano sua»
I racconti combaciarono quando Susan li informò che Pug lavorava per il principe di Calormen, e Caspian e Edmund riferirono di aver visto ancorata al porto la nave Occhio di Falco.
«Incredibile, allora ci siamo incrociati!» disse Edmund. «Se solo avessimo saputo prima che tu e Peter eravate lassù, avremmo potuto aiutavi e liberare tutti quanti da quei tiranni»
Susan gli mise una mano sul braccio e Edmund la strinse affettuosamente. «Non potevi saperlo Ed, non è colpa di nessuno»
«Bisogna trovare un modo per andarcene» disse Caspian. Si era alzato in piedi e ora stava sotto la finestrella dalla quale si vedeva il cielo schiarirsi sempre più.
«Non uscirete mai» disse Lord Bern, scuotendo il capo sconsolato. «Non c'è nessuna speranza»
«Non potremo esserne certi finché non avremo tentato» sostenne Edmund, scambiandosi un'occhiata d'intesa con Caspian. Dovevano fare subito un piano.
STAI LEGGENDO
QUEEN OF MY HEART
FanfictionIMPORTANTE!! ⚠️I personaggi di Miriel, Shanna, Ader e i pirati di Therebinthia, Kal, Rolf, Shira, il dottor Galileo e le Blue Singer NON ESISTONO nella storia originale ma sono INVENTATI DA ME. Il titolo di Caspian il Liberatore è anch'esso una mi...