Capitolo 49. La notte prima della fine

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Hai camminato con me,
orme sulla sabbia,
e mi hai aiutato a capire dove stavo andando.
Hai camminato con me,
quando ero completamente sola di fronte a ciò che non conoscevo,
lungo tutta la strada,
e poi ti ho sentito dire...


Ogni cosa riassunse forma e colore quando gli ultimi strascichi di nebbia scomparvero per sempre e furono solo un brutto ricordo. Il canto delle Blue Singer si levò nell'aria, sovrastando le grida di gioia dei narniani. Gli Uccelli di Fuoco fecero loro compagnia.
I colori tornarono vibranti e cangianti, e a tutti sembrò che il mondo non fosse mai stato così bello.
Caspian alzò gli occhi al cielo e li strizzò brevemente nella forte luce. Si sentiva più vivo che mai. I marinai andavano e venivano attorno a lui, parlandogli, stringendogli la mano, congratulandosi, abbracciandolo.
Poi, qualcosa cambiò.
La serenità ritrovata alla consapevolezza che finalmente Narnia fosse salva, si trasformò pian piano in un'euforia incontenibile quando lo sguardo del Liberatore si posò su Susan.
Il suo cuore esplose, il respiro accelerò.
La Regina, come richiamata dal suo sguardo - un silenzioso richiamo- si voltò verso di lui e rimase immobile, osservandolo a sua volta con il cuore in gola.
E mentre continuava a guardarla, perso nel cielo azzurro che erano gli occhi di lei e che splendeva più di qualsiasi altro, Caspian si mosse svelto, andandole incontro. Susan fece lo stesso, attraversando quasi correndo il tratto di ponte che li separava, gli occhi incatenati a quelli di lui. Caspian l'afferrò per un braccio, per una volta senza dolcezza, senza premura, e l'attirò a sé per baciarla con ardore, cingendole la vita con fermezza e premendo una mano sulla sua schiena.
Lei infilò una mano tra i capelli di lui, per far sì che le loro labbra si fondessero, rispondendo al bacio senza riserve, ignorando per un momento tutto il resto, le voci attorno a loro.
Si separarono e si guardarono negli occhi, stretti l'uno all'altra. Si sorrisero, increduli, poi lui la strinse ancora e appoggiò la fronte a quella di lei.
Era finita. Era finita davvero.
«Lucy! Lucy!» esclamò d'un tratto una voce squillante.
La Valorosa si volse indietro, i capelli bagnati e spettinati che volteggiarono in ciocche sparse davanti al volto. Gael e Emeth venivano verso di lei.
«Sei la mia eroina, Lucy!» esclamò la bimba, con una luce di ammirazione sconfinata nello sguardo.
«Sei unica» disse Emeth, incontrando gli occhi azzurri della Regina Valorosa.
Lucy sfoderò un magnifico sorriso che gli mozzò il fiato. Gli gettò le braccia al collo e lo baciò brevemente sulle labbra, suscitando una risatina da parte di Gael. «Mi sei stato sempre accanto. Ti ringrazio, Emeth» disse Lucy, arrossendo un poco.
Lui sorrise. «Ne dubitavi?»
Lucy scosse il capo.
«Tieni» li interruppe poi Gael, porgendo all'amica l'ampolla di diamante. «Adesso stanno tutti bene. Ti ringrazio di avermi dato tanta fiducia e di avermi affidato il tuo prezioso cordiale»
Lucy la guardò con affetto e la strinse forte, già pensando a quanto le sarebbe mancata. «No, grazie a te, Gael»
E proprio per merito della miracolosa pozione, in meno di un minuto tutti i feriti avevano riacquistato la salute:
Drinian fece la sua ricomparsa sul ponte, dove trovò i compagni, e soprattutto Caspian, ad accoglierlo con un caloroso abbraccio. Con grande sorpresa del capitano, anche Susan gli si avvicinò con un sorriso e gli pose un bacio su una guancia.
«Siamo felici di riavervi con noi, Lord Drinian»
«Vi ringrazio, mia Regina. Grazie davvero»
L'uomo e la ragazza si fissarono un momento ancora. Poi lui chiese: «Allora? Cosa mi sono perso?»
«Oh, le Loro Maestà sono state incredibili! Assolutamente meravigliose!» gli rispose un euforico Ripicì, che saltellava qua e là per il ponte. «Ma dov'è quell'impiastro di Eustace? Era qui fino a poco fa...» Il topo si voltò velocemente a destra e a sinistra, ma non lo vide.
Poi, una voce chiamò dal mare...
«Ehi! Ehi, aiutatemi per favore, sono caduto giù!»
Ripicì zampettò svelto ad affacciarsi in un punto dove la fiancata era stata abbattuta da un colpo del serpente marino. Guardò in basso, e vide Eustace sguazzare nell'acqua e cercare di risalire a bordo con scarso successo.
«Benedetto ragazzo, ma com'è che cadi e inciampi sempre?» chiese il topo, esasperato.
«Non fare domande sceme e aiutami, brutta marmotta!»
«Aaahhh...» sospirò Ripicì, asciugandosi una lacrima di nostalgia. «È bello sentirti parlare di nuovo, vecchio mio»

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