Capitolo 45. Un incontro tanto atteso

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Il Leone correva sulle ali del vento, le possenti zampe che sfioravano un suolo non visibile dall'occhio umano. Correva...correva per fermare l'orribile creatura che ancora una volta aveva osato intromettersi: quell'orrendo demonio dalle sembianze di donna.
Correva per aiutare il Figlio di Adamo e la Figlia di Eva. Loro, e tutti gli altri. Non avrebbe mai permesso fosse fatto del male a quei ragazzi. Correva contro il tempo, contro la magia malefica che lo teneva chiuso al di fuori di quel luogo, così com'era già riuscita a tenerlo lontano dalla sua Narnia molti e molti anni addietro.
Ma per lui nulla era impossibile. Perfino la morte, per il Grande Leone, era nulla.
«Fermati!» tuonò la voce della malvagia creatura, fredda e glaciale.
Lui si fermò e si volse per fronteggiarla. Lei era davvero coraggiosa, potentissima, tuttavia vedeva nei suoi occhi il terrore di trovarsi di fronte a lui; il modo che aveva di atteggiarsi per nasconderlo, quando in realtà avrebbe voluto fuggire.
Ma la Strega Bianca era fin troppo consapevole di essere divenuta potente quasi quanto lui, perciò non indietreggiava mai e anzi, continuava a sfidarlo.
Apparve in un turbine di nebbia, ancora incorporea, poiché non aveva assorbito abbastanza potere per tornare al suo aspetto originario. Aveva risucchiato le energie di molti innocenti addormentandoli in un sonno quasi irreversibile. Con questa energia si era mantenuta in vita, ma ormai non era più sufficiente. Se non avesse al più presto avuto la magia delle Sette Spade degli Amici di Narnia, si sarebbe presto dissolta nel nulla.
«Fermati!» gridò ancora la Strega, il lungo braccio spettrale alzato avanti a lei, per indurre il Felino ad arrestare la sua corsa. «Lo sai che non puoi aiutarli!»
«Non posso?» la sfidò Aslan, voltandosi con un cupo ruggito.
Jadis sostenne il suo sguardo. «Questo è il mio territorio. La mia dimora. Dove tu non hai autorità»
«Questa è la mia terra, Strega. Il mio mondo. Tu sei la sua malattia. E ora sparisci»
Aslan si gettò su di lei, ma non per aggredirla.
Jadis sfoderò la bacchetta magica, pronta a colpire, negli occhi un lampo di terrore. La grossa sagoma del Leone passò sopra di lei, balzando oltre le sue spalle. Non la sfiorò nemmeno, ma lo spostamento d'aria bastò per farla cadere a terra. La donna si rimise in piedi quasi subito, lottando con le lunghe vesti che la intralciavano e poi tornò di nebbia, inseguendolo. Quando lo raggiunse, si fermò a debita distanza. Lui non si volse a guardarla, stava ritto su tutte e quattro le zampe, irradiando luce e potenza, sull'orlo della voragine che la magia di Lilliandil aveva provocato. Si era uccisa con le sue stesse mani...che sciocca...e tutto per la gelosia.
Aslan guardava dalla parte opposta a dove si era fermato. Jadis seguì il suo sguardo e allora li vide: il Liberatore e la Dolce erano ancora là, lei inerme tra le braccia di lui.
Improvvisamente, Jadis provò un brivido lungo la schiena e capì. Capì perché Aslan era accorso con così tanta fretta da loro. La Strega Bianca ricordò la strana sensazione provata mentre esaminava i segni scarlatti, provocati dalla maledizione involontaria della Driade e della Dolce, sul braccio del principe Rabadash. Li per lì non aveva saputo dare un nome alla magia che ne aveva rafforzati gli effetti, ma ora, finalmente, tutti gli elementi andavano al loro posto.
Non era magia...non del tutto almeno.
Il fuoco, simbolo dell'incoronazione della Regina Dolce ed essenza dei Fiori usati dalla Driade, era stato solo il principio. Il vero innesco del tutto era stato l'amore che Susan provava per Caspian. Amore messo duramente alla prova- e perciò reso ancor più forte- nel momento in cui la Regina aveva pronunciato le inconsapevoli parole che avevano attivato la maledizione.
Sì, questo potere inspiegabile derivava dall'amore. Un potere che Jadis mai si era presa la briga di considerare. E la maledizione era divenuta più vigorosa nel momento in cui la Dolce non era più stata sola. Una forza latente era in lei: la forza di Caspian unita a quella di Susan. Che cresceva attraverso Susan. Una potenza pura, incontenibile, che avrebbe portato Narnia verso un futuro splendente.
"Un figlio" pensò la Strega, stringendo gli occhi a due fessure. "La Regina aspetta un figlio"
E per la prima volta dopo moltissimo tempo ebbe paura. Cosa sarebbe accaduto quando questa forza fosse fiorita grazie all'amore del Figlio di Adamo e della Figlia di Eva, e venuta alla luce? Cosa sarebbe accaduto quando fosse apparso sulla sua strada?
Pericolo.
Quel figlio era un pericolo per lei.
Guardando ora la Regina Dolce stesa al suolo priva di sensi, Jadis pensò che, dopotutto, Lilliandil nella sua avventatezza aveva gettato le basi per sbarazzarsi di quell'ostacolo. La Stella aveva certamente colpito la Regina solo ed esclusivamente per la sua stupida vendetta, per far pagare a Caspian il suo rifiuto, perché le aveva preferito Susan.
Però...
Jadis rimase immobile un momento, decidendo cosa fare.
Susan doveva assolutamente perdere quel figlio, o per lei sarebbero giunti presto giorni assai difficili. Lo vide chiaro come il lampo che saettò in quel momento nel cielo.
Sì, decise in fine la Strega Bianca: doveva finire il lavoro iniziato da Lilliandil.
Entrò ancora una volta nella mente del Re di Narnia. Sentiva i suoi pensieri, le sue incertezze rinnovarsi. Tentò ancora di farlo cadere in quel sonno sempiterno nel quale aveva già sottomesso centinaia di creature. E Susan...perché no...anche la Regina poteva addormentarsi per sempre. Un'allettante cambiamento nel suo piano. Poi, avrebbe pensato a sbarazzarsi del bambino...
Pensieri funesti si accavallavano nella mente del Re, c'era quasi riuscita, lui voleva morire al posto di Susan...
"È davvero quello che vuoi?" gli chiese suadente. "No, non lo vuoi. Nessuno vuole morire. Prendi la mia mano, Caspian, io posso salvare Susan e il tuo bambino... Non vuoi sacrificarti davvero per lei, dico bene?"
Ma la risposta del Liberatore giunse inaspettata.


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