Capitolo 50. Le meraviglie dell'ultimo mare

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Vedo la mia vita,
un lampo attraverso il cielo
Ho avuto paura così tante volte...
E proprio quando pensavo che avrei perso la mia strada
tu mi hai dato la forza di andare avanti...



Si alzarono tutti di buon mattino, con il sole che splendeva da est e il vento in favore per una nuova e immediata partenza.
Peter si era svegliato accanto a Miriel, avvolto dal suo inebriante profumo di fiori. Era rimasto a guardarla per minuti interminabili, il sole che entrava dai piccoli oblò giocava tra i suoi capelli facendoli apparire come vere fiamme ardenti. Quelle stesse fiamme di cui era fatto il suo cuore che batteva impazzito al ricordo della notte con lei.
Erano rimasti nello stesso letto, senza curarsi delle opinioni altrui. Miriel si era rimessa la camicia da notte e aveva insistito per tornare al suo posto, ma lui l'aveva afferrata per la vita e non le aveva permesso di muoversi di un centimetro.
Miriel si era sentita imbarazzata. Non erano ancora sposati, dopotutto, e aveva paura di disonorare la figura del Re Supremo comportandosi da sfrontata. Ma ormai tutti li consideravano una coppia, per cui non aveva nulla da temere, né di cui vergognarsi. Inoltre, molto molto presto, lui avrebbe messo tutti al corrente della proposta che le aveva fatto.
Ma quando Miriel si era specchiata in quel limpido cielo del nord che erano gli occhi di Peter il Magnifico, vi aveva scorto un'ombra di apprensione. E poco dopo, lui aveva espresso il suo timore.
«Perdonami, amore mio» era stato il sussurro del giovane.
Lei aveva scosso piano il capo, senza capire.
«Ti senti bene?»
«Certo che sì» era arrossita la Driade, con un sorriso.
Peter l'aveva accarezzata sopra le lenzuola. «Sei pentita?»
«Perché questa domanda?»
Lui non aveva risposto, aveva atteso che lei rispondesse alla sua.
«No, non sono pentita. Non potrei mai esserlo»
«Miriel, ti ho privata della tua natura. Per colpa mia, non potrai più essere quello che eri»
«Non m'importa» aveva sorriso ancora la fanciulla, rassicurante, giocherellando con la frangia dorata di lui.
«Dimmi cos'hai perso» Il Re Supremo sapeva a cosa aveva rinunciato Miriel: vivere in eterno come una dei Veri Figli di Aslan...per lui. Ma a lei sembrava non importare.
«Non ho perso, niente, Peter. Ho guadagnato qualcosa semmai: ho ancora i miei poteri, benché dimezzati, e sono ancora la guida della terra, e poi...ho te»
Lui allora era sembrato rilassarsi e l'aveva presa tra le braccia.
Poco più tardi, mano nella mano, furono i primi a scendere a terra per i saluti.
Le vele del Veliero dell'Alba e della nave delle Sette Isole si gonfiavano allegramente, i loro passeggeri riuniti ancora una volta sulla spiaggia dell'Isola di Ramandu. Caspian, davanti a tutti, rinnovò la sua proposta: nessuno era costretto a continuare se non se la sentiva davvero. Aveva lasciato tutta la notte agli uomini per riflettere sulla questione, e ora era il momento di decidere.
«Sire» avanzò Drinian, parando per tutti, «c'è una cosa che vorrei dire: nessuno di noi è stato costretto ad imbarcarsi in questo viaggio, siamo tutti volontari. Abbiamo accettato di seguirvi per cercare i Lord di Telmar. Siamo rimasti al vostro fianco quando abbiamo saputo cosa davvero ci aspettava e a quali percoli saremmo andati incontro nella ricerca delle Sette Spade. Ci siamo spinti al di là di qualsiasi rotta mai tracciata, in luoghi fantastici e spaventosi. Abbiamo lasciato dietro di noi le nostre famiglie non per amore dell'avventura, ma per l'onore. Avremmo potuto tornare indietro quando la situazione si è fatta critica, ma non lo abbiamo fatto. Non siamo fuggiti di fronte a Calormen né tanto meno alla Strega Bianca, potremmo mai farlo adesso? Sarebbe davvero da stupidi rinunciare ora, dopo tutte le prove che ho elencato, e tornare a casa raccontando che siamo stati così vicini alla Fine del Mondo senza trovare il coraggio di proseguire. E credo, Maestà, che tutto l'equipaggio sia d'accordo con me»
Ripicì zampettò accanto al capitano. «Io arriverò alle terre di Aslan, con o senza il vostro aiuto, signori miei. Se sarà necessario, prenderò la mia piccola canoa e vogherò fino ai confini del mondo, e se morirò nell'impresa sarò l'orgoglio dei topi di Narnia!»
«Ma sentitelo, il soldo di cacio!» fece Eustace.
«Non sia mai che dicano che sono meno coraggioso di un topolino!» disse Tavros il Minotauro, che vicino a Rip era proprio una montagna.
«Allora siamo d'accordo» disse Edmund. «Nessuno resterà indietro»
Un vociare d'assenso si levò dalla spiaggia.
«Che cosa ti avevo detto?» disse Susan a Caspian, con un sorriso.
«Maestà» intervenne poi Rhynce. «Io vi prego di prendermi ancora con voi. La mia famiglia tornerà a casa con la nave delle Sette Isole, ma io voglio continuare»
«Sei il benvenuto tra noi» assicurò Caspian.
«Voglio venire anch'io!» protestò Gael. «Posso, mamma? Ti prego!»
«Io credo che si possa fare» la donna sorrise a Lucy.
«Mi occupo io di lei» promise la Valorosa.
«Ve ne sono grata, mia Regina» rispose la madre di Gael.
Fu doloroso separarsi proprio ora che si erano ritrovati, ma Rhynce e Gael sapevano che avrebbero trovato Elen ad aspettarli a casa, sulle Isole Solitarie.
Tra chiacchiere e saluti, il vecchio Rolf si fece avanti. «Un momento, per favore»
Kal lo guardò stupito. «Ehi, che cosa....? Non vorrai dirmi che vuoi andare con loro, vero?»
L'anziano delle Sette Isole sorrise compiaciuto. «Proprio così. Credo di aver visto praticamente tutto dalla vita, ma questo mi manca. Voglio vedere la Grande Onda da vicino. Se sarò fortunato, tornerò indietro che le mie vecchie membra saranno ancora tutte intere»
Tutti risero, e dopo la decisione di Rolf, toccò a Kal dire qualcosa. Si avvicinò a Peter e gli strinse la mano.
«Questo è un addio?»
«Non lo so. Non credo» rispose il Re Supremo con una lieve alzata di spalle. «Penso che ritornerò ancora dopotutto, anche perché...» si volto a guardare Miriel, che lo aspettava pochi passi più indietro.
Kal fece una risatina sommessa. «Certo, certo, ho capito. È molto bella»
«Lo so» sorrise Peter. «Sei stato un caro amico, Kal, e un guerriero straordinario. Quando ti capita...fai un salto a Cair Paravel. Non si sa mai: potrei essere là quando meno te l'aspetti»
«Contaci, ragazzo!»
Si strinsero in un caloroso abbraccio.
Peter non l'avrebbe mai confessato ad alcuno, ma aveva trovato la figura di un padre nel grosso Kal. E capì che doveva tornare nel suo mondo, perché la sua famiglia aveva bisogno di lui...fino al giorno in cui sarebbe stato pronto per Narnia.
«E voi come tornerete indietro?» chiese Emeth ad Ader e agli altri uomini pesce.
«Ma a nuoto, si capisce!» risposero quelli.
«Non venite a vedere le Terre di Aslan?» chiese Susan (incredibile come discorresse tranquillamente con il grosso ex pirata che una volta l'aveva rapita).
«Mia signora, per quanto la cosa ci alletti, sentiamo la mancanza del nostro mare»
«Capisco...»
«Anche noi partiamo» disse Chief, circondato dagli altri Inettopodi.
«Sarebbe bello vedere la Fine del Mondo, vero Capo? Ma abbiamo paura, sì, proprio una gran paura, ci dispiace. Non vogliamo finire giù dal bordo del precipizio di Narnia, proprio no!»
Susan e Eustace dissero in coro: «Ancora con questa storia del precipizio? Il mondo è rotondo, non si può cadere di sotto!»
La Dolce si mise le mani sui fianchi. «Caspian, appena torniamo a Narnia, ricordami di dare disposizioni perché fabbrichino dei mappamondi»
Lui la guardò con espressione smarrita. «Mappache? Oh, certo!»
Susan sospirò. «Povera me...ho idea che dovrò pensare io all'educazione di nostro figlio»
«Possiamo chiedere un favore alle Loro Maestà?» chiesero ancora gli esserini dalla testa di fungo.
«Certo, dite pure» rispose Lucy, chinandosi verso di loro.
«Potreste smettere di chiamarci Inettopodi? Noi siamo Monopodi. Inettopodi è l'orrendo nome che ci mise l'Oppressore Coriakin»
«Sicuro!» assicurò Lucy, dopo una breve consultazione con gli altri Sovrani. «Da oggi in avanti, sarete di nuovo Monopodi!»
«Evviva! Capo hai sentito? Abbiamo di nuovo il nostro vecchio nome!!!»
Dopo ciò, i Monopodi si misero a saltellare qua e là per la spiaggia, felici come non mai. Tra di essi si fecero largo Ramandu e Shanna, con loro alcuni Uccelli di Fuoco che reggevano nel becco grandi ceste piene di leccornie. Una parte andarono alla nave delle Sette Isole, l'altra al Veliero dell'Alba.
«Le ceste si rinnoveranno ogni giorno, proprio come se il cibo si trovasse sulla Tavola di Aslan» spiegò Ramandu. «Così non avrete preoccupazioni per le provviste. Da questo punto in avanti, Re e Regine, non incontrerete più nessuna isola, ma solo mare, per miglia e miglia»
I cinque Sovrani ringraziarono di cuore, mentre alcuni marinai si premuravano di trasportarle a bordo.
Edmund guardò Shanna. Lei sorrise e fece un passo avanti. Non l'avrebbe rivista mai più. Quello era un addio, se lo sentiva. Fece per dire qualcosa, ma la fanciulla lo precedette e lo lasciò esterrefatto.
«Vengo con voi» disse la Stella Azzurra, rivolta a tutti, ma continuando a guardare solo il Giusto. «Voglio fare quello che non ho potuto per tutto il vostro viaggio: guidarvi. Guidarvi fino alla Fine del Mondo»
«Fantastico!» non poté trattenersi dall'esclamare Edmund, prendendole le mani e stringendole nelle sue, lasciando interdetti tutti quanti. «C-cioè, insomma... grazie...ehm...ti siamo davvero riconoscenti...»
«Imbranato» fece Peter alle sue spalle e Edmund si voltò fulminandolo con lo sguardo.
«L'onore è mio» disse Shanna, arrossendo un poco. «È il minimo che posso fare per sdebitarmi di tutto ciò che avete fatto per me e mio padre»
«Shira, tu non vieni con noi?» chiese Susan.
«No, mia Regina, io rimarrò qui. Vorrei tanto vedere le Terre di Aslan, ma non posso purtroppo. Devo volare a Calormen per sapere come se la cava quell'impiastro dell'Imperatore Tisroc.» Ridacchiò, coprendosi il becco con l'ala. «Dopotutto, lui crede ancora che io sia dalla sua parte, e penso sia meglio mantenere la posizione che ho attualmente piuttosto che dirgli la verità. Chissà...potrei tornarvi utile come informatrice se mai si richiedesse necessario in futuro»
«Speriamo di no!» ripose Lucy.
Infine, Ramandu allargò le braccia e sorrise a tutti quanti.
«Che la benedizione di Aslan sia su di voi» disse, abbracciando poi la figlia.
«Arrivederci, padre»
«Arrivederci, bambina»
E con quest'ultimo saluto, mentre gli uomini pesce e la nave delle Isole puntarono verso ovest preparandosi a tornare a casa, il Veliero dell'Alba continuò verso est, le Blue Singer sempre ad accompagnarlo.
Il vecchio Rolf s'integrò subito tra l'equipaggio, e si immerse in lunghe e profonde conversazioni con Lord Drinian sulle reciproche esperienze di navigazione. A quanto pare, Rolf era un vecchio lupo di mare...
Eustace ebbe motivo di riscattarsi con tutti. Per lui non era stato facile accettare di intraprendere quel viaggio che l'aveva portato dall'altra parte del mondo, un mondo che oltretutto non era nemmeno il suo.
«Voglio scrivere un libro su quest'avventura» disse il ragazzo con fierezza.
Stavano facendo colazione sul ponte, una mattina, tutti insieme: lui, Caspian, i cugini, Emeth, Miriel, Rip e Shanna. Tutti si fermarono e Edmund nascose il viso nel tovagliolo per non farsi scoprire a ridere. Purtroppo servì a poco.
«Ridi, ridi, ma quando diventerà un best seller non riderai più!»
«E il titolo quel sarebbe? Dieci modi per molestare i propri cugini e portarli alla pazzia?»
Gli altri sorrisero, ma Eustace si fece serissimo.
«Le Cronache di Narnia» declamò.
Un silenzio di perplessità scese tra i ragazzi.
«Come?» fece Susan.
«Il titolo del libro. Sarà: 'Le Cronache di Narnia' » Eustace arrossì violentemente mentre gli altri lo guardavano fisso. Poi continuò tutto d'un fiato: «Pensavo di ripercorrere tutte le vostre avventure qui, a partire dall'armadio passando per l'Epoca d'Oro, facendo un salto temporale che porta al passare dei mille trecento anni, la guerra della Liberazione e poi il nostro viaggio sul Veliero dell'Alba»
Di nuovo silenzio.
Eustace strinse le labbra, e dentro di sé li invitò a sfidarlo a prenderlo in giro. Ma nessuno lo fece.
«E quando pensi di iniziarlo?» chiese infine la vocina di Lucy, titubante, con la paura che qualsiasi reazione avrebbe suscitato l'ira del cugino.
«B-bè...in realtà...l'avrei già iniziato...»
E mostrò a tutti, con gran vergogna ma con orgoglio, il diario che portava sempre con sé e sul quale aveva annotato ogni singola avventura.
«Almeno fino a che non mi sono trasformato in drago»
«Ti aiuteremo a noi a ricapitolare l'accaduto» assicurò Susan con entusiasmo.
Caspian sbirciò alle spalle della moglie, e senza preavviso prese il diario dalle mani del ragazzo. «Aspetta, aspetta...che significa 'quel despota di Caspian'
Eustace balbettò, rosso in volto. «Ma no, non intendevo...»
«È scritto qui, nero su bianco» continuò imperterrito il Liberatore, alzando il diario sempre più in alto, fuori dalla potata del ragazzino che tentava di riprenderselo. «Ah, e hai anche aggiunto: Susan e quel tipo là si comportano come se stessero facendo una crociera romantica, si sbaciucchiano in continuazione e lei sembra un'ebete tutte le volte che lo vede...»
Susan si volse verso il cugino, nera di rabbia. «Cosa sembro, io?!»
«Ehi, un attimo» fece Edmund, prendendo il libricino dalle mani di Caspian. «Edmund avrà la rivincita su quello scherzo che mi ha fatto quand'eravamo a casa mia. Lo legherò come un salame e alla prima occasione lo butto in pasto ai pesci... Oh, brutto...!»
«No, no! Non è come pensate!»
«Fammi vedere» fece Lucy, continuando a leggere, mentre Ed faceva schioccare le nocche, minaccioso.
«In quanto a mio cugino Peter...» la Valorosa guardò il fratello maggiore, che le si avvicinò subito «lui sembra un'idiota alla stregua di Susan ogni volta che incrocia la Driade. Si sono accorti tutti che è cotto di lei, tranne l'interessata. Forse dipende dal fatto che è una pianta e ha un'intelligenza primordiale»
Miriel spalancò la bocca, osservando Eustace offesa.
«Invece» proseguì la Valorosa, «quella nanerottola di Lucy, pensa che il soldatino di piombo si accorgerà di lei, quando non capisce che è una brutta racchia, tappa e pure un'oca giuliva e nessun ragazzo potrebbe mai interessarsi a lei, e se continua così rischia di fare la fine di Susan che ha perso la sua virtù, e adesso nessuno le sposerà mai...Stupido!!»
Susan riprese il diario, indignata. «Altro che libro! A me sembra che tu abbia scritto solo insulti!»
«Solo all'inizio, quando mi eravate tutti antipatici» cercò di giustificarsi Eustace, con scarso successo.
Shanna e Ripicì, rimasti in disparte e trattenendosi dal ridere, osservarono la scena con un certo spavento.
Caspian, Emeth, Miriel e i Pevensie avanzarono piano verso Eustace.
«Pestiamolo!» disse Edmund, incitando gli altri, che rincorsero il ragazzo per tutta la nave.
«Tanto non puoi scendere! Prima o poi ti prenderemo!» urlò Lucy, furibonda.
Il diario rimase incustodito sul ponte. Shanna si chinò a raccoglierlo.
«Permettete, damigella? Vorrei darci un'occhiatina...» le disse Ripicì, sfogliandolo velocemente.
«Che cosa cercate, Sir Ripicì?» chiese la Stella.
Poco dopo, lui esclamò: «Ah! Mi pareva strano: ecco la pagina degli insulti a me dedicata» e si immerse nella lettura.
A parte quel piccolo inconveniente, che si risolse con una gran rissa piena di risate, furono giorni di gioia e spensieratezza. Non pareva si stesse per giungere alla fine di un viaggio, piuttosto sembrava di cominciarne un altro.
L'infinito si apriva davanti a loro.
Navigarono con il nulla intorno, proprio come aveva detto Ramandu. Ma invece di sentirsi isolati dal resto del mondo, i narniani provarono un intenso senso di libertà. E scoprirono che anche se non v'era vita sulla superficie dell'Ultimo Mare, al di sotto...al di sotto c'erano infinite meraviglie...
Pesci volanti, letteralmente, che di tanto in tanto saltavano fuori dall'acqua e prendevano il posto degli assenti gabbiani. Di notte, le stelle cadenti invadevano il cielo e si tuffavano veramente nell'acqua, e se si guardava attentamente- prima che la nave scivolasse via- si potevano vedere le stelle stesse galleggiare sotto il mare, e avevano forme umane. Shanna spiegò che, a volte, alle stelle piaceva farsi un bagno...
Non ci furono annuvolamenti né precipitazioni, il tempo rimase sempre bello, caldo ma non troppo. Le sere erano limpide e -cosa stranissima- c'era sempre la luna piena, la quale appariva più vicina e grande man mano che i giorni si susseguivano, come le stelle. Anche il sole era più grande e più luminoso, eppure non faceva male agli occhi.
Ma lo spettacolo più straordinario lo videro durante il quarto giorno...
Passarono sopra un tratto di mare dall'acqua più limpida che avessero mai visto, tanto che potevano scorgerne il fondale, a miglia e miglia di profondità. Fu Lucy ad accorgersi per prima della presenza di alcune masse verde scuro che appartenevano a vere e proprie foreste sottomarine. Le gradazioni del verde sfumarono nei rossicci, nei rosa, blu, gialli e lilla. Branchi di delfini, orche, cavallucci marini e pesci variopinti, nuotavano insieme. Poi, ecco che le foreste si diradavano e si formavano vere e proprie strade: piccoli sentieri, strette e rettilinee, curve e più grandi. Il tutto lasciò spazio a una distesa di sabbia che saliva verso la sommità di un colle, sempre più vicino alla superficie, sul quale infine scorsero la sagoma di un castello, e più in là di una grande città sottomarina. Laggiù, viveva il popolo del mare.
Scorsero visi curiosi alzarsi e fissarli con espressioni indecifrabili, mentre l'ombra del veliero passava sopra di loro oscurando le case. Di sicuro, nessuna nave era mai passata di lì prima. Avrebbero voluto fermarsi e salutare quella gente, ma Caspian disse che non sembrava prudente. Il popolo del mare, di quel mare, era assai diverso da quello che avevano conosciuto i Pevensie durante l'Età d'Oro di Narnia.
I quattro fratelli ricordavano che, il giorno della loro incoronazione, il re e la regna del mare erano venuti a cantare in loro onore e a portare doni sulla superficie, prendendo persino sembianze umane. Ma le sirene e i tritoni che vedevano ora, non sembravano in grado di respirare fuori dall'acqua e non avevano nessuna intenzione di uscirne.
Il quinto giorno, luna, stelle e sole, si fecero ancora più grossi e più vicini, e le costellazioni cambiarono di nuovo.
La mattina del sesto, qualche cosa apparve all'orizzonte: un gran manto bianco si stendeva a perdita d'occhio da nord a sud, per tutta la linea dell'orizzonte.
«Secondo voi cosa può essere?» chiese Caspian a Drinian.
«Mi azzarderei a dire ghiaccio se fossimo a latitudini elevate. Ma qui a oriente, con questa temperatura, nemmeno in pieno inverno sarebbe possibile»
Il Liberatore si volse agli altri Re.
«Ragazzi?»
Peter e Edmund si scambiarono un'occhiata d'intesa.
«Dovremmo provare a far rallentare la nave, innanzitutto» disse il primo, «se fossero scogli, o un'isola, alla velocità cui stiamo navigando potremmo sbatterci contro»
«Non ci tengo affatto» disse Caspian, ripiegando il binocolo che aveva usato. «Capitano, ordinate agli uomini di mettersi ai remi, procederemo con cautela»
Qualche minuto più tardi, il deciso incedere della nave rallentò.
Per gran parte del mattino, la natura della massa bianca rimase un mistero. La preoccupazione crebbe quando ricordarono i vortici, apparsi all'orizzonte come una misteriosa striscia blu. Ma stavolta non ci furono pericoli.
Nel primo pomeriggio, un profumo delicato e pungente al tempo stesso, invase l'aria tutt'intorno a loro: proveniva dalla massa bianca.
Allora, Peter ebbe l'idea di mandare una scialuppa di marinai in ricognizione, e Rynelf e un altro paio si offrirono volontari.
Tutti quelli rimasti a bordo li osservarono addentrarsi nel biancore con una certa apprensione. Poco dopo si udirono grida di sorpresa, e quando la scialuppa tornò indietro, fermandosi ai piedi della prua, videro che trasportava una gran quantità di quel qualcosa di bianco.
L'equipaggio si affollò sulla murata, incuriosito.
«Ninfee, Vostra Maestà!» disse Rynelf, entusiasta.
«Che cosa?» chiese Caspian, prendendo il fiore che il marinaio gli porgeva e fissandolo con sbalordimento.
«Ninfee bianche» ripeté Rinelf.
«Santo cielo, è vero!» esclamò Susan, sporgendosi dal parapetto e schermandosi gli occhi con una mano.
«Che meraviglia!» esclamarono le altre ragazze.
«Wow!» fece loro eco Edmund. «Questo sì che è un mare di fiori!»
D'un tratto, Ripicì fece qualcosa che lasciò tutti di stucco. Si tuffò in acqua, e quando riemerse emise squittii di gioia.
«Dolce! È dolce!»
«Di che stai parlando?» chiese Caspian.
Il topo scrollò la pelliccia. «Sto parlando dell'acqua: è dolce, non salata! È come nella filastrocca di vostra madre, Miriel» esclamò rivolto alla Driade. E poi, recitò per l'ennesima volta:
«Dove celo e mar s'incontrano,
Dove le onde dolci s'infrangono
O valoroso Ripicì, non dubitare.
Troverai tutto ciò che cerci
A oriente, laggiù, di là del mare.
«Non capite? Aslan mi sta dicendo di andare da lui. Questo è un chiaro invito. Ormai ci siamo, signore e signori: siamo alla Fine del Mondo!»
«È vero» disse Shanna. «Ma da qui in poi dovremo proseguire con ancora più cautela. La marea si abbasserà progressivamente, finché non sarà più possibile proseguire con la nave»
«E come raggiugeremo le Terre di Aslan, allora?» chiese Lucy preoccupata.
«Con la scialuppa, Regina Lucy» Shanna guardò uno per uno i cinque Sovrani e Eustace, facendosi molto seria. «Solo voi sei siete attesi al cospetto del Grande Leone. Agli altri non sarà concesso. Si dovranno fermare prima»
«È giusto» disse Drinian. «Speravamo tutti di poter vedere la Fine del Mondo, ma capiamo che solo le Loro Maestà, gli Amici di Narnia, potranno giungere sin laggiù: i prescelti di Aslan»
Gli altri marinai assentirono, benché un po' delusi. Ma in cuor loro capivano che era giusto così.
Il Veliero dell'Alba continuò a spingersi sempre più a est, entrando nel Lago delle Ninfee Bianche, o Mare d'Argento. E mentre cercavano di decidere quale potesse essere il nome migliore --alla fine si decise per Mare d'Argento- si lasciarono alle spalle il mare aperto, che divenne presto una striscia azzurra in lontananza.
Passò anche il sesto giorno.
«Pensavo che il viaggio verso la Fine durasse di più» confessò Susan a Caspian quella stessa sera, senza poter reprimere un brivido. «Incontreremo di nuovo Aslan, e benché questo mi faccia felice, un po' mi spaventa. Se lui dovesse decidere nonostante tutto che io...se sapessi di doverti lasciare di nuovo, non so cosa farei»
«Farò di tutto per impedirtelo» disse il Re con fermezza, guardando nei suoi occhi spaventati. «È la nostra promessa». Poi, con un breve sorriso, le passò un dito sulla punta del naso. «Credevo avessi superato le tue paure, pesciolino»
«Caspian...» Susan sussurrò il suo nome, chiudendo gli occhi e abbracciandolo forte. «Dimmi che non è la nostra ultima notte. Non di nuovo. Ti scongiuro!»
«Sshh...» fece lui, pianissimo, scorgendo un luccichio dei suoi occhi azzurri. «Non voglio vederti piangere» sussurrò sul suo viso prima di darle un bacio.
Lei avrebbe desiderato che la baciasse in eterno, che il tempo si fermasse in quell'istante. Era come quella volta...
«Anch'io ho paura» le confessò Caspian, quando si separarono.
Susan gli strinse la camicia dietro la schiena, convulsamente. Entrambi provarono il desiderio di fuggire, di nuovo, ma sapevano che non dovevano. Il destino non esisteva, no? Oppure, a conti fatti, tutto era già stabilito? Solo Aslan poteva dar loro quelle risposte. Solo Lui avrebbe saputo dire loro se erano riusciti a cambiare la loro vita.
«Stavolta saremo noi a scegliere, Susan»
Lei allentò la presa sugli abiti di lui e alzò la testa, gli accarezzò il volto, riavviandogli i capelli. «Ora che sono arrivata così avanti, non posso tornare indietro. Non voglio e non lo farò!» esclamò, più determinata che mai.
Caspian le prese il viso tra le mani, la guardò intensamente e lei pensò che avrebbe voluto annegare in quel mare nero che erano gli occhi di lui.
«Non ti lascerò andare via, Susan. Lo sai cosa penso: preferisco morire!»
Poi le si accostò, baciandola ancora con dolce ardore, colmando l'inutile distanza che c'era tra loro.


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