Il giorno seguente eravamo accoccolati sul divano a guardare della televisione.
Era una cosa molto quotidiana, sembrava quasi familiare, come se lo facessimo da sempre, come se avessimo passato ogni giorno della nostra vita accoccolati l'uno sull'altro, a stringerci, a ridere, a scambiarci carezze e baci. Eppure era una cosa totalmente nuova e lo capivo anche dalle farfalle che svolazzavano allegre nel mio stomaco. Probabilmente si stavano divertendo parecchio laggiù, perché sembravano essersi moltiplicate e diventate più rumorose. Louis però a volte mi sembrava pensieroso e avevo paura che si fosse pentito per quello che mi aveva raccontato e detto. Probabilmente erano solo paranoie, perché comunque era stranamente aperto ed espansivo con me. Mi regalava sorrisi mozzafiato e non smetteva di toccarmi ovunque, pareva quasi che stesse rilasciando tutto in un colpo quello che aveva trattenuto in quei mesi. Io di certo non volevo lamentarmi, ma proprio quando stavo mettendo da parte tutte le mie ansie, Louis decise di interrompere un nostro bacio. Mi guardò negli occhi e disse tutto d'un fiato: "Harry ho preso una decisione."
Tutte le mie paure tornarono a colpirmi violentemente, sbarrai gli occhi e mi allontanai da lui, già pronto a sentirmi dire quanto stessimo sbagliando, quanto era meglio prendere le distanze, non parlarci neanche più, tornare in camere diverse e cose del genere. E davvero, io non credevo di poterlo sopportare dopo le grandi speranze che mi aveva dato il giorno precedente. Lui notò il mio panico e mi prese una mano apparentemente per tranquillizzarmi, cosa che servì solo a confondermi ancora di più. Iniziai a passare lo sguardo dalle nostre mani unite ai suoi occhi ed ero piuttosto certo che il mio respiro fosse diventato irregolare.
"Harry calmati" mi disse lui stringendomi la mano "Non riguarda umm... Noi? Ok? Stai calmo."
Io lo feci veramente e iniziai a darmi dello stupido per avere avuto una reazione davvero così esagerata davanti a lui. A volte sembravo un bambino che non riusciva neanche a mascherare le sue emozioni. Ridicolo, davvero. Il fatto che però Louis non mi avesse ancora preso in giro continuava a preoccuparmi così come la serietà nei suoi occhi.
"Allora di cosa si tratta?" gli chiesi insicuro e ancora un po' imbarazzato. Lui sospirò e prese a guardare il vaso sul tavolino di fronte a noi.
"Ho deciso di andare a trovare Grimshaw in ospedale" annunciò piatto, senza distogliere lo sguardo da quello. Stetti un attimo zitto ad assimilare le sue parole.
"Cosa? Sei impazzito? Perché dovresti farlo?" sbottai poi improvvisamente. Lui voltò finalmente lo sguardo verso di me.
"Harry prova a capirmi. Ho bisogno di sapere, per la mia salute mentale, che sta bene, che non gli ho fatto del male." Nonostante non approvassi del tutto, capii che lui ne aveva veramente bisogno perché potesse capire che non era un mostro, come amava definirsi lui. Avrei tanto voluto dirgli che a me appariva come un angelo, ma tanto non mi avrebbe creduto.
"Ok, va bene Lou, ho capito. Quando vuoi che andiamo?" gli domandai, ma lui scosse la testa.
"Noi non andiamo da nessuna parte a nessuna ora. Io vado a trovarlo, tu resti qui" mi disse sicuro.
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Stanza 258
Romance𝐒𝐓𝐀𝐍𝐙𝐀 𝟐𝟓𝟖 «Styles... Harry Styles» Guardai la segretaria cercare il mio nome nel lungo elenco di fogli che aveva. «Styles, Styles, Styles... Ah eccolo! Stanza 258, sei in camera con un certo Louis Tomlinson!» Presi le chiavi che mi offriva...