18 Le occupazioni (rip 17)

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"Non so cosa ne verrà fuori"-parte seconda.
Sapete già che i miei aggiornamenti non hanno una logica, quindi non cercate di trovarne il senso.
Bene signore e signori (sempre se  esistete), lettori intuitivi, oggi parleremo delle occupazioni. Cosa sono? Perché avvengono? Da quanto tempo esistono? Bene, non parleremo di questo, non sono né Wikipedia né Alberto Angela. (Se non sapete cos'è un'occupazione, probabilmente andate alle elementari; comunque basta cercare su Internet e troverete le risposte che cercate). Sapete, invece, cosa non potete trovare su Wikipedia? Il parere di una persona. Come sono poetica.

Mi dispiace per voi, se speravate di trovare una persona capace di esprimersi in modo chiaro e lineare, quella persona non sono io. Finite le premesse posso iniziare a mandarvi in confus- ehm, a... a spiegarvi il mio punto di vista.

Le occupazioni sono giuste o sbagliate?
Questa domanda potrebbe scatenare in voi una lotta interiore tra bene e in male, ma nn s siete trasgre cm io!1!11
Prima di parlarvi di ciò che penso delle occupazioni, devo farvi un discorso moralistico molto più ampio. (Quello che leggerete sarà ciò che penso, niente di universalmente giusto o sbagliato).
Innanzitutto vorrei dire che la linea che separa bene e male è sottilissima e secondo me non trovarsi su questa linea, forzare un po' il confine e passare da una delle due parti, non è nulla di tanto scandaloso o imperdonabile. Tutto sta nel saper mantenere un certo equilibrio, nell'essere in grado di fare scelte lucide, senza farsi accecare da: cause, scopi, scuse o altro. Non si deve perdere la testa e non si deve nascondere l'evidenza; se si passa alla parte "sbagliata e cattiva" PER UNA BUONA CAUSA, è inutile cercare giustificazioni, non c'è bisogno di avere incredibili sensi di colpa, se si deve o si vuole fare una cosa per una buona causa (non mi stancherò mai di dirlo) la si fa e basta (ovviamente essendo consapevoli degli effetti collaterali e di eventuali conseguenze), senza cercare di coprirsi agli occhi della gente inventando menzogne (se stiamo facendo questa determinata cosa sbagliata, è già sufficiente la motivazione... SEMPRE CHE SIA GIUSTA). Oltre ad essere sinceri con gli altri è più importante essere sinceri con noi stessi e se stiamo dalla parte del torto, per un motivo valido, è inutile non guardare in faccia la realtà e pensare di essere dalla parte "buona", di buona c'è già la causa; dobbiamo essere realisti, solo così potremo dire di essere convinti di ciò che stiamo facendo.
Quindi trovo che le occupazioni per buone motivazioni, siano giuste e si debbano fare, ma in casi rari... fare occupazione per motivi stupidi non è una cosa matura o sensata. Infatti si perderebbe tutta la credibilità e il senso di questo gesto. Prima di un'occupazione c'è tanto dietro, si fa occupazione per farsi sentire, quindi quando viene negato un civile confronto di opinioni. L'occupazione è un modo per farsi notare, quando non porta a nulla è perché non si è fatta per motivi seri ma tanto per farla; infatti, a una occupazione riuscita bene segue un'improvvisa voglia di ascoltare ciò che gli alunni hanno da dire. Ricordate che non esiste nulla di più giusto che battersi per i propri diritti, per farsi sentire. E se nessuno vi vuole ascoltare, trovate altri modi per farvi sentire. 
Ragazzi, voglio specificare che le occupazioni sono illegali (giustamente) e se si fanno per motivi futili, è meglio evitare... al massimo fate un'assenza. Se invece avete aule con il tetto che vi sta crollando sopra, un edificio non a norma di legge che rischia di crollare alla prima scossa, professori non preparati o con problemi mentali, o avvengono favoritismi o che ne so io (riferimenti alla mia vecchia scuola sono puramente casuali), dovete farvi ascoltare. Non sta a voi decidere se ricorrere a certi provvedimenti, alcuni comportamenti sono solo la conseguenza di un sistema malsano e corrotto.

Godiamoci questi ultimi giorni di vac.
Ora del decesso: 19:41. Siete tutti invitati ai funerali. #PrayForPennutaMonca.

Vado a fare compagnia al capitolo 17.

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