Resto a guardare gli italiani allenarsi per un quarto d'ora cercando di riprendere fiato per l'estenuante corsa che ho fatto per raggiungere il quartiere italiano.
Tutti si stanno allenando quindi non si accorgono di me. Dark invece sta a guardarli senza dire neanche una sola parola.
Alla fine mi decido ed entro dentro, appena vedo un pallone lo alzo con la punta del piede destro e lo calcio in direzione di Mister D, come si fa chiamare adesso.
Il pallone non lo colpisce e quella non era l'intenzione, ma ci va vicinissimo, lui però non si scompone, resta fermo con le gambe accavallate e le braccia conserte mentre il vento innalzato dal tiro fa sollevare di poco la sua chioma, ora, bionda.
«Isabelle...» dice Paolo fermandosi come il resto della sua squadra.
«Dammi due minuti e me ne vado.» gli chiedo avvicinandomi alla panchina, il pallone nel frattempo dopo essere rimbalzato contro il muro torna lentamente indietro fino a fermarsi vicino a me, ad appena due metri di distanza dal mio ex allenatore.«Dark.»
«Isabelle che onore.» dice accennando a un ghigno. «Lo sapevo che prima o poi saresti tornata da me.»
«No, sono qui per delle risposte.» incrocio le braccia al petto.«A quale domanda?»
«Perché ha deciso di allenarmi?» domando volendo sapere la vera risposta e non solo perché gliel'aveva chiesto mio padre.
«Tu hai qualcosa in più rispetto a tuo padre, lui era un fuoriclasse ma tu... sei la giocatrice perfetta.» risponde.
«Menzogne.» non ci credo.«Non sto mentendo, l'ho capito fin da subito, la tua intelligenza unita al tuo talento naturale per il calcio, era esattamente quello che mi serviva.»
«Vorrei ricordarle che non mi ha mai fatto giocare una partita.» gli rammento mentre sento lo sguardo curioso degli altri addosso, ma poco mi importa.
«Perché non era ancora il momento giusto, ti avrei fatta entrare solo quando saresti stata totalmente sotto il mio controllo, non mi avresti deluso, un semplice ordine e tutti gli avversari si sarebbero arresi per paura.» io l'ho sempre detto che non sono io quella ad aver paura.«E cosa è andato storto?» chiedo volendo sapere tutto.
«Sei uguale a tuo padre ecco il problema, non avresti fatto male a nessuno, dovevo riuscire a farti cambiare idea.» mi esce una piccola risata amara.
«Mi sta prendendo in giro? Ma che problema ha con il calcio? Dato che le ha distrutto la vita vuole servirsene per fare la stessa cosa?» ringhio contro l'uomo che al contrario mio non ha cambiato espressione e tono di voce.«Ti ho insegnato a non farti prendere in sopravvento dalle emozioni...» lo interrompo prima che possa finire.
«No lei non mi ha insegnato proprio nulla, mio padre, Jude e tutti i miei amici... loro sì che mi hanno insegnato qualcosa.» sbraito iniziando a perdere la pazienza.«Ti hanno rammollita, ecco cosa hanno fatto, il tiro di prima non posso neanche definirlo tale.» si alza in piedi. «Esattamente come tuo padre.» a quella frase non ci vedo più dalla rabbia e calcio il pallone che si trovava vicino a me verso una delle due porte, fortunatamente vuota.
Vedo il tiro, che con una potenza che non sapevo di avere, attraversa metà campo ed entra dentro la rete, ma non si ferma continua a ruotare finché non la supera; faccio un grosso sospiro.
«Io non mi sono rammollita.» affermo guardando il pallone che smette, finalmente, di rotolare.«Sei come una bomba a orologeria Isabelle, potresti esplodere in qualsiasi momento, solo io posso aiutarti ad evitarlo, un tiro del genere avrebbe sicuramente mandato all'ospedale qualcuno, io posso insegnarti a usare correttamente la tua potenza.» scuoto la testa.
«Io non sono quello che cerca lei.»«Tuo padre non voleva più che ti allenassi lo sapevi?» sgrano gli occhi per la sorpresa, no non lo sapevo.
«Poi il destino gli si è ritorto contro ed è successo quello che sai, capisci ora? Sei destinata ad essere la mia creatura perfetta. Non ho fatto questo per nulla. Torna da me e saprai cos'è il potere.» lo guardo in faccia mentre tengo serrate le mani in due pugni.
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Fallin' All In You || Shawn Froste
Fanfic«Ci siamo conosciuti in una situazione stramba e le cose sono andate diventando sempre più strambe, anche se da me non ci si poteva aspettare altro. L'ho fatto preoccupare e lui ha fatto preoccupare me. Mi ha consolata e l'ho consolato a mia volta...