Bianco. Bianco ovunque. Questo colore mi circonda. Sento solo il silenzio intorno a me.
<<C'è nessuno?>>, domando ad alta voce.
Ascolto l'eco delle mie parole, non ricevendo alcuna risposta in cambio.
<<Qualcuno può sentirmi?>>, riprovo ottenendo lo stesso risultato.
Il silenzio.
Improvvisamente, sento un fruscio. Mi giro in quella direzione e scorgo una figura che corre, però subito dopo scompare in una nuvola nera. Si nasconde. Da me.
<<Chi sei?>>, chiedo con voce tremante. <<Vieni fuori>>.
Giro su me stessa, cercando di individuarlo. Ricompare poco distante da me e noto che si tratta di un ragazzo.
<<Non ti farò del male>>, continuo sperando che non scappi.
Quest'ultimo rimane fermo e lentamente mi avvicino a lui, con le mani protese in avanti. A pochi metri di lontananza, guardo attentamente i suoi occhi. I suoi occhi che conosco così bene. Allungo una mano per accarezzargli una guancia e a pochi millimetri di distanza dalla sua pelle, precipito in un vortice nero. Urlo, ma nessuno può sentirmi.
<<Chris!>>, urlo svegliandomi sudata e ansimante, come se i miei polmoni non ricevessero l'aria necessaria per mantenermi in vita.
<<Hannah!>>, esclama preoccupata mia madre, facendo sbattere la porta al muro. <<Tesoro, stai bene?>>, chiede abbracciandomi.
<<Cos'è successo?>>, domando confusa mentre faccio dei respiri profondi.
<<Hai urlato. Probabilmente hai avuto un incubo>>, spiega accarezzandomi i capelli.
Noto mio padre che è rimasto sulla soglia della porta, indeciso se entrare o meno.
<<È tutto a posto>>, dico rassicurandoli.
<<Sei sicura? Eravamo in cucina quando ti abbiamo sentita urlare>>, ammette papà mentre decide di varcare la soglia.
<<Sto bene. Era solo un incubo>>, dico asciugandomi il sudore dalla fronte con la manica del pigiama.
<<Vai a farti una doccia, ti sentirai meglio>>, risponde la mamma prima di lasciarmi sola con i miei pensieri.
Papà la segue e sento che ricominciano a fare colazione.
Chris. Perché ho urlato questo nome a me familiare? Eppure non conosco nessuno che si chiami Chris.
Scuoto la testa e decido di seguire il consiglio della mamma. Vado in bagno e una volta fatta la doccia, mi sento rinata. Mi vesto con una tuta sportiva e scendo le scale, strofinandomi i capelli bagnati con un asciugamano. Entro in cucina e mi blocco.
Cosa ci fa lui qui? Parlando con mio padre come se fossero vecchi amici?
<<Ciao>>, dice Noah salutandomi con in mano un pezzo di pancake.
<<Hannah, ti ricordi di Noah? È il nostro vicino>>, dice la mamma facendomi segno di sedermi a tavola.
<<Sì, certo che mi ricordo>>, rispondo fulminando il soggetto in questione con lo sguardo.
<<Ha suonato il campanello e ci ha incuriositi dicendo che aveva una notizia importante da dirci>>, esclama papà sorridendo. <<Quindi, Noah? Qual è la notizia?>>, domanda curioso.
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Reflection 2
ChickLitApro gli occhi. Sono confusa. Perché sono a Miami? Nella mia vecchia stanza? Sopra al mio vecchio letto? Dovrei essere a New York. Dovrei essere alla festa di compleanno di mia sorella, Celine. Dovrei essere insieme al mio ragazzo, Chris. Improvvisa...