<<Sono stanchissima>>, ammetto allacciandomi la cintura di sicurezza.
<<Siamo appena uscite da una sessione di bellezza durata quattro ore. Io sto benissimo>>, replica Bells raggiante.
<<Tu. Io ricordo ancora le mie urla di dolore per la ceretta>>, affermo alzando gli occhi al cielo.
<<Ammettilo. Ti è piaciuto essere coccolata per un giorno>>, dice mentre supera con una manovra pericolosa un camion.
<<Sì, tutto tranne la ceretta. Come diavolo fai a sopportare il dolore?>>, chiedo appoggiando la tempia al finestrino.
<<Anni e anni di pratica>>, risponde ridendo.
<<Ora dove andiamo?>>, domando chiudendo gli occhi.
<<A casa tua>>.
<<Che ore sono?>>, mormoro confusa avendo perso la cognizione del tempo.
<<Sono le sei in punto>>, dice frenando all'improvviso.
Fortunatamente la cintura attenua il movimento del mio corpo in avanti e lancio un'occhiataccia a Bells.
<<Vuoi farci ammazzare?>>, chiedo sarcastica.
<<Ops, scusa. La vecchietta stava attraversando la strada ed è buona educazione fare passare i pedoni sulle strisce pedonali>>, spiega guardando dritto davanti a sé.
<<Ah, sì? E da quando?>>, domando alzando un sopracciglio.
Non ci credo neanche morta. Isabelle è spericolata alla guida e non gliene frega un fico secco se qualcuno deve attraversare la strada, perché tanto lei passerebbe a cento all'ora e tanti cari saluti.
<<Da...Oh, guarda. Possiamo accelerare di nuovo>>, esclama cambiando argomento.
Lasciamo la vecchietta alle nostre spalle e Isabelle riprende a premere il pedale dell'acceleratore. In poco tempo arriviamo davanti a casa mia. Il cielo è già nero, siccome è calata la notte e i lampioni illuminano la strada.
<<Grazie per il passaggio>>, dico scendendo dall'auto.
<<Oh, ti accompagno>>, urla a squarciagola.
<<Bells, guarda che ci sento ancora>>, ribatto ridendo.
<<Scusa>>.
Suono alla porta, aspettando che mi vengano ad aprire. Risuono ancora dopo pochi secondi, perché non sento nessun passo avvicinarsi.
<<C'è qualcuno in casa?>>, chiedo ad alta voce ridendo.
So che i miei ci sono. È un sabato sera come tutti gli altri e loro oggi non avevano programmi. Sbuffando tiro fuori dalla tasca del jeans le chiavi di casa e apro la porta. Entro dentro e noto che tutte le luci sono spente. Che strano.
Accendo la luce dell'ingresso e rimango a bocca aperta.
<<Sorpresa!>>, urlano tutti in coro.
<<Non ci posso credere>>, sussurro incredula.
All'improvviso la mia mente è attraversata da un ricordo.
<<Buon compleanno, mamma!>>.
<<Grazie, tesoro!>>.
<<Grazie per questa sorpresa! Siete le mie carotine preferite e lo sarete per sempre>>.
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Reflection 2
ChickLitApro gli occhi. Sono confusa. Perché sono a Miami? Nella mia vecchia stanza? Sopra al mio vecchio letto? Dovrei essere a New York. Dovrei essere alla festa di compleanno di mia sorella, Celine. Dovrei essere insieme al mio ragazzo, Chris. Improvvisa...