Capitolo 3

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Pov di Preston

"è ancora lì?" mi chiede con un sorrisetto peccaminoso e gli occhi pieni di pervesione.

"No, è andata via" rispondo duramente.

"Hey, amico, calmati, volevo solo divertirmi anche io" dice ondeggiando le mani in aria "anche se dalla tua espressione vedo che quella puttanella non deve essere stata così brava" mi poggia il braccio intorno alle spalle mentre mi fa segno di camminare per entrare in casa "ti saresti divertito molto di più qui, quella è una fottuta puritana!" continua urlando e la mia rabbia sale.

Entriamo in casa, e trovo Connor mentre pomicia con una bionda, appoggiato al tavolo dell'alcol.

"Connor!" strilla Evan "Indovina chi si è appena fatto il nostro amico" continua, indicandomi.

Lui mi fissa per alcuni secondi e dopo alza le braccia in aria "Non ci credo!" si porta una mano sulla bocca "Lo sapevo che era una troietta, è stata brava?"

Mi volto per cercare qualcuno che mi possa salvare da questa discussione orribile, avrei potuto incontrare lo sguardo di chiunque, ma non il suo.

I suoi occhi azzurri erano pieni di rabbia, fissati su di me,era poggiato in un angolo mentre assaggiava il suo drink, avrei voluto essere ovunque in questo momento, ma non qui.

"Non ho mai detto di essermela fatta." La voce roca e rabbiosa, ma mischiata ad un po di paura.

Noto i loro volti congelarsi, forse anche un po' sorpresi per la mia confessione, avrei potuto mentire, ma non mi andava di gettare altra merda su di lei, dopo tutto è solo un essere umano, forse tra i più belli e schifosi essere umani, è bella da far schifo.

Pov di Eleonor

Ritornai nel vialetto della casa in cui si stava svolgendo la festa, sono passate ormai quattro ore da quando Preston è venuto nel bosco da me, e io sono riuscita a placare le mie lacrime.

Pensavo di trovare tante persone ubriache stese sul prato della casa, invece no, c'è un silenzio tombale e nessuno è all'esterno, niente luci o musica, solo il buio della notte.

Presi la mia macchina, un forte rimbombo nell'aria provocato dall'auto.

....

La sveglia segnava le 8:00 pm e ovviamente, ieri, ho dimenticato di mettere la sveglia; ho un lungo tragitto da percorrere e sono ancora in pigiama con i capelli arruffati e senza un minimo di trucco, in poche parole, sono un "mostro".

Riesco ad arrivare a scuola giusto in tempo per la prima lezione, italiano, tutt'ora non capisco perchè ho scelto di studiare le lingue, sarà perchè mio padre era italiano e mia madre francese e quindi loro cercavano di insegnarmi la loro lingua, proprio per questo ora so ben tre lingue, ma nessuna delle due mi piace davvero, non mi piace imparare tante nuove lingue, insomma, non le userò mai, odio viaggiare e anche se andassi in giro per il mondo, non parlerei mai la loro lingua, anche se la parlassi perfettamente, sono inglese e continuerò a parlare inglese.

La lezione è pallosa e inizio a scarabocchiare sul mio quaderno, prima che potessi accorgermene mi ritrovo a marcare più volte una "P".

Cazzo.

Non è possibile.

Non può essere.

Lui non mi piace... no no no! Lui ha una mente malata, che non riesce a comprendere nemmeno lui, è scontroso, è un fottuto assassino!

Le mie guance iniziano a tingersi di rosa quando Preston entra goffamente in aula, scusandosi con il professore Horan.

Penso sia un bravo professore, è severo, sa quel che vuole, ma comprende i nostri problemi da neo adulti, è alto, gli occhi azzurri contornati di blu e qualche sfumatura di blu, indossa sempre dei maglioni, a volte penso che abbia sono quelli nell'armadio, sono tutti rigorosamente neri o marrone.

Mi affretto a chiudere il quaderno quando noto che l'unico posto vuoto è quello accanto al mio.

"Tranquilla, non voglio vedere ciò che scrivi" forma un sorrisetto con la bocca "non mi interessi a tal punto da voler controllare quello che scrivi su di me"

La rabbia entra in me, questo ragazzo riesce a farmi innervosire in ogni momento,

"Cosa ti dice che io stia scrivendo qualcosa su di te" rispondo, non voglio che risponda non era una domanda, più una sorta di affermazione per provocarlo "il mondo non gira intorno a te sai, forse..." stringo un pungo sul banco e formo un'espressione di sfida "dovresti capire che le ragazze non penzolano dalle tue labbra, ma dal tuo cazzo, questo è l'unico motivo per cui tutte vogliono stare con te"

"Pensi che io voglia altro?" ghigna.

Ahia.

"Tutti vogliono essere amati" controbatto.

"Io no, sto meglio da solo, preferisco avere tante ragazze per divertirmi, non voglio passare giornate intere sul divano o sul letto con una sola ragazza, a guardare un film abbracciati e giurarle amore eterno, è stupido"

"Quindi..." alzo l'indice " preferisci avere tante ragazze insignificanti da portare solo a letto e poi essere scartato via o avere una sola ragazza che sai ti amerà per tutta la vita e affronterà con te tutto, cose belle e brutte, sapere che lei è tua e volerla proteggere, sapere che non sei più solo. Non vuoi stare bene?"

Mi guarda con gli occhi spalancati, ma non risponde, si limita a sorridermi timidamente e a voltarsi verso il professore che non si è accorto della nostra discussione imbarazzante.

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