capitolo 21

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andai in camera e mi feci una doccia, mi tolsi dal corpo tutte le insicurezze, le mie lecrime si confondevano con le gocce che percorrevano il mio viso, ormai troppo sconvolto, da un amore cosi impossibile.

presi il mio asciugamano e e me lo avvolsi intorno al corpo, controllai il mio cellulare ma non c'era nessuna notifica, nemmeno di federico che ormai aveva smesso di chiamarmi e scrivermi da 2 ore, non riusci a capire quella reazione, innazitutto pensai che quando sarei arrivata a casa avrei trovato federico ad aspettarmi sul divano, pensavo che mi amasse e che avrebbe fatto di tutto pur di riconquistarmi, evidentemente non era cosi.

ero rimasta a fissare lo schermo vuoto ormai da 10 minuti. andai verso la camera presi l'intimo, lo indossai e senza fare nient'altro mi misi nel letto, che mi procurò una sensazione di nostalgia esagerata per l'assenza di fede. mi dissi che ne avevo passate di peggio e che potevo resistere ad un cuore spezzato da uno stupido ragazzo persino troppo orgoglioso per chiedermi scusa; avevo dato questa spiegazione perchè l'idea che non mi amasse mi faceva rabbrividire molto di piu della scusa dell'orgoglio, anche se in realtà, mi faceva incazzare moltissimo a dir poco. presi le mie cuffie e feci partire "la canzone piu triste del mondo" mi misi a piangere, urlai, fu un pianto liberatorio, ma non mi bastò, non riuscivo a dormire, a pensare, non riuscivo a fare nulla. misi il giubbotto e uscii. erano ormai le 3 del mattino ma non mi importava, facevo ripetere quella canzone ormai da 10 volte, la adoravo e rispecchiava il mio umore. mi sedetti su una panchina, piansi ancora, singhiozzavo e la poca gente che era ancora fuori mi fissava come se fossi uno zombie, forse lo ero ma non mi è mai importato dell'opinione degli altri, e nemmeno di piangere, secondo molti il pianto è da deboli, secondo me no, secondo me piangere è da forti, è da chi ha avuto la forza e il coraggio di tenersi tutto dentro per poi esplodere, è per chi ha sofferto, ma nonostante tutto non ha mollato, è per chi è stato davvero male ma si è sempre rialzato. stetti li non so quanto forse un'ora, finchè sentii il freddo penetrare nella mia pelle cosi mi alzaii ed entrai in uno di quei bar aperti 24 ore su 24. ordinai un caffè da portare via, pagai e uscii per andare a casa, feci la strada piu lunga, e mentre stavo camminando notai un uomo vagamente famigliare seduto su una panchina con un coperta addosso che stava dormendo, era buio così mi avvicinai e vidi che era davvero lui, era davvero federico, senza pensarci 2 volte i fiondai su di lui che si svegliò di colpo a causa dello spavento che gli avevo fatto prendere.

F: MARTINA!

M: che diavolo ci fai qui?

F: tu mi hai detto di andarmene e io non sapevo dove andare cosi sono venuto qui.

M: beh si ma non potevi andare da benjamin?

F: no Laura mi odia e io non volevo di certo disturbare.

M: senti, torna da me, fin quando non troverai una sistemazione.

F: martina.. io ti amo..

M: federico, ti avevo chiesto di non farmi soffrire.

F: lasciami spiegare, ti prego.

M: andiamo a casa, qui fa freddissimo.

F:

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