8: Astrid

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Venerdì è stata davvero una giornata impossibile a casa dei miei migliori amici.

Tufo aveva cominciato a farmi troppe domande e per un momento ho rischiato di buttare tutto fuori, ma mi sono trattenuta.

Oltre al fatto che riderebbero delle cose che ci scriviamo, sicuramente avrebbero cominciato a cercare Emerald, e non mi va di esporlo a un pericolo del genere.

Oddio, vorrei sapere ovviamente anche io chi è, ma di certo non voglio farlo scoprire ai miei migliori amici cosicché possano urlarlo ai quattro venti. E sono certa, io stessa, di non volerlo scoprire in questo modo.

Stamattina sono abbastanza sovrappensiero proprio riguardo a questo: e se lo scoprissero? E se mi scoprissero?

Se passassi come la scema della scuola?

Poco mi importa del parere altrui, ma sinceramente mi darebbe fastidio. E poi, Emerald... chissà se è un tipo sensibile o menefreghista, tranquillo o violento.
Non so ancora nulla di lui.

Dal modo in cui mi scrive sembra una persona molto dolce e tranquilla, ma posso esserne sicura?

Recupero il biglietto di oggi quasi senza voglia, un po' come se l'ansia e l'emozione dei giorni precedenti fosse scomparsa.

Prima ora: matematica, con tanto di interrogazione. Se vado male mi tocca cercarmi un tutor, e la cosa mi secca? Decisamente.

Entro in classe e poso lo zaino e la mia giacca. Nascondo il biglietto nella tasca dei miei jeans e poi mi siedo. Dieci minuti dopo l'appello sento lo sguardo di fuoco della professoressa trafiggermi, ed eccomi qui in piedi avanti alla lavagna.

Scrivo lettere e numeri con la mano che mi trema, e quando la prof termina di dettare la traccia io comincio a fare le prime operazioni, quelle che sono sempre le più facili.

E poi, il momento cruciale, quando devi applicare qualche formula o regola per continuare, cosa che io assolutamente non ricordo o capisco.

"Hofferson, allora? Come si procede?" Mi chiede la professoressa incoraggiandomi a continuare, e io tentenno. Vedendomi silenziosa si gira verso la classe, e una mia compagna alza la mano per dire la risposta.

Sì, come se ci avessi capito qualcosa.

L'interrogazione va veramente male, la prof doveva letteralmente tirarmi fuori dalla bocca le cose da dire o scrivere, che poi mi sembravano così ovvie.

"Hofferson, quando cominciamo a studiare?" Ripete sempre la solita frase con tono altezzoso ma anche deluso.

Fosse stata la professoressa di chimica avrei cominciato a cacciare fumo dalle orecchie, ma lei...
Un po' mi sta a cuore. È dolce e apprensiva, un po' come una mamma che riesce a stento a seguire i suoi circa duecento figli.

Spiega molto bene ed è sempre tranquilla, buona, gentile, praticamente si mortifica quando mette brutti voti e un po' ci sto male.

"Hai intenzione di partecipare ai corsi di recupero o almeno di cercare un tutor, vero?" Mi chiede e io annuisco: ieri è anche arrivata la lettera a casa dei miei, non ho scampo.

"Posso andare in bagno?" Chiedo, e la professoressa annuisce per poi chiamare qualcun altro alla lavagna.

Passo per il mio banco e afferro la prima penna che mi capita a tiro, poi esco dalla classe e mi dirigo nel bagno al secondo piano.

"Come migliorare il lunedì" penso tra me e me mentre apro il biglietto di Emerald. La prima cosa che noto è la stellina verde posta nell'angolo in alto a destra, è così carina...

Carissima Astrid.

Sono in vena di dolcezza oggi, sarà perché ti ho vista e mi hai illuminato la giornata. Tu... tu che sei davvero così bella e solare.

Questo biglietto potrai leggerlo solo lunedì e solo lunedì (almeno spero) potrò leggere la tua risposta. Mi manchi anche solo a pensarci, Astrid...

Deglutisco a fatica e sento le guance farsi istintivamente rosse. Come fa a farmi arrossire con sole poche righe?

Questo ragazzo è davvero... non lo so. Qualcosa di impossibile.

Ad essere sincera ho pensato molto anche io a cosa avesse potuto scrivermi, e il fatto di dover aspettare due giorni mi innervosiva. Ero in ansia.

Il modo in cui mi hai risposto mi ha lasciato senza fiato: il tuo metodo di esprimerti così genuino e spontaneo mi mancava, sentirlo di nuovo mi fa stare così bene.

La mia giornata è migliorata solo che ho visto il tuo sorriso. Mi hai guardato e stavi pensando "questo è scemo", te lo si leggeva in faccia. Ma eri così bella anche così... alla fine delle lezioni, con i capelli leggermente in disordine e il viso stanco.

La mia domanda per oggi è: quale luogo ti piacerebbe esplorare, dove vorresti andare, e perché?

Devo dire che questa è una domanda molto più chiusa, un po' botta e risposta rispetto alle altre. Il "perché" messo alla fine, però, è come una porticina che può farti divagare un po' in più tra i tuoi pensieri per tirar fuori qualcosa dalla tua mente.

È questo che vuoi, Emerald? Non vuoi le mie risposte, ma le mie idee e i miei perché?

Stringo la lettera al petto e sorrido ripensando a quelle poche righe che mi aveva scritto. Anche io sto così bene solo a pensare, a leggere... mi sembra di staccare la spina per un momento ed è proprio ciò che mi serve, almeno una volta al giorno.

Emerald, tu sei... non lo so.
Ma soprattutto... chi sei?

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Bᴜɴᴄʜᴇs ᴏғ Qᴜᴇsᴛɪᴏɴs  ||Hiccstrid||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora